domenica 20 settembre 2009

Considerazioni libere (3): a proposito dell'incapacità di ascoltare...

Le parole di rabbia del ministro Brunetta, al di là di ogni altra valutazione sul merito delle cose dette, sono soltanto l'ultimo segno di un imbarbarimento del dibattito politico che è cominciato da diversi anni e temo sia ormai irreversibile (come ho già detto, l'età mi rende sempre più pessimista, in particolare sul futuro di questo sfortunato paese).
Visitare i siti dei vari partiti e leggere i post e i commenti di quelli che una volta avremmo definito simpatizzanti è come aprire i forum delle peggiori tifoserie calcistiche. Oppure è sufficiente leggere i post che su Facebook sono dedicati alla politica italiana: qualunque sia l'argomento iniziale, basta un attimo perché si arrivi all'insulto, spesso infamante, su questo o su quel personaggio (naturalmente Berlusconi la fa da padrone, nel bene e nel male). Nessuno, o quasi, prova ad ascoltare le ragioni dell'altro. Qualsiasi considerazione sul merito di una questione viene azzerata dalla tendenza a sbattersi in faccia delle colpe, vere o presunte, e ogni discussione trascende sul piano personale.
Non possiamo pretendere che chi fa politica sia migliore della società che esprime quello stesso mondo politico: basta vedere qualunque trasmissione televisiva, da quelle sportive a quelle genericamente di intrattenimento ai reality, per vedere come la discussione, al limite della rissa, sia un elemento fondante della cultura diffusa di questo paese. I giornali e le trasmissioni televise si polarizzano: uno di destra acquista "Il Giornale" perché è sicuro di trovare un nuovo attacco alla sinistra e uno di sinistra guarda "Annozero" perché sa che verrà attaccato Berlusconi. E la politica naturalmente amplifica tutto questo (su questo gli esempi sono numerosi e il povero Brunetta è davvero solo l'ultimo della fila).
Il problema è che in questo paese ci percepiamo antropologicamente diversi gli uni agli altri; una parte del paese considera la sinistra foriera di tutti i mali con la stessa tenace convinzione con cui l'altra parte considera Berlusconi un pericolo per la democrazia. Molto di più e con molta maggior forza di quanto ciascuno sostenga i meriti e i valori della propria parte. Votiamo contro molto più di quanto votiamo per qualcuno. Non so quanto questo sia un fenomeno generalizzato e globale e quanto uno specifico tratto italiano: ho l'impressione che questa deriva sia più forte in Italia di quanto avvenga negli altri paesi europei, ma temo che questa sia la tendenza, anche perché tutti vediamo ormai le stesse omologate trasmissioni televisive, tutti tendiamo ormai agli stessi modelli culturali. E questo è, mio avviso, un problema essenzialmente culturale: si è persa ogni considerazione positiva della politica (e i politici hanno fatto di tutto per far perdere prestigio alla politica), la dimensione del privato, dell'interesse personale prevale nettamente su quella del pubblico.
Personalmente credo che Berlusconi sia un leader politico non all'altezza dei compiti che ha di fronte e che il centrodestra italiano sia peggiore degli schieramenti di analogo segno degli altri paesi europei (purtroppo anche il centrosinistra mi pare un passo indietro rispetto ai partiti della sinistra europea), ma penso anche che uno storico che studierà tra un secolo le vicende italiane di questi decenni, dovrà giudicare Berlusconi non tanto per la sua attività politica, per le cose fatte o non fatte durante il suo governo, ma per la sua attività editoriale e culturale. Naturalmente non è stato solo, ma l'essere il monopolista di fatto dell'offerta televisiva, ossia della maggior agenzia culturale del paese, comporta per lui enormi responsabilità. E il giudizio su questa attività dovrà essere severo: il livello culturale, e anche etico, della nostra società è peggiorato e l'offerta televisiva ha assecondato e guidato questo declino.

2 commenti:

  1. Bella pubblicazione, complimenti.
    Io penso, già da un po’ di tempo e con dispiacere, che “Annozero” , “Porta a Porta” e compagnia bella siano diventate trasmissioni comparabili a “uomini e donne” o a “buona domenica” , cioè “tv spazzatura” puntano alla rissa, alla denigrazione dell’altro e non al confronto costruttivo, quindi non le guardo più.
    La stessa cosa, come scrivi tu, la fanno i giornali, le radio, internet e persino facebook.
    Ho giusto eliminato questa mattina un soggetto che mi aveva chiesto l’amicizia qualche tempo fa, io l’ho accettata perché è un tuo amico (non so se di facebook o nella vita reale). Non ama Berlusconi, bene, io rispetto i pensieri e le opinioni di tutti, non solo, mi piace ascoltare chi è di sinistra perché ho modo di riflettere e anche di mettere in discussione le mie idee, ma prima di tutto devono essere persone intelligenti. Utilizzare facebook per pubblicare tutti i giorni post stupidi e rabbiosi contro Berlusconi e la sua band è troppo. Il problema è che è uno dei tanti …
    Brunetta 1.
    Ho sempre pensato che il settore pubblico sia pieno di fannulloni che fanno niente scoraggiando chi invece ha voglia di lavorare.
    Nel privato, per quello che vedo io (escludiamo i raccomandati, le donnine disponibili e i figli di papà), chi ha voglia di lavorare e funziona va avanti, gli altri no. Viva la meritocrazia.
    Quello che mi è piaciuto poco di Brunetta è che, dopo la prima scossa, che a mio parere ci voleva, continua a generalizzare tralasciando altri modi di agire che potrebbero portarlo ad una individuazione più precisa e netta dei problemi e, di conseguenza, delle soluzioni. Secondo me i tagli hanno un senso se sono mirati e giustificati.
    Faccio un esempio che mi aiuta a spiegare cosa intendo.
    Ho un amico che da 30 anni opera in un reparto ospedaliero molto triste, vede le persone morire quasi tutti i giorni. L’ultima volta che ci siamo visti mi spiega, con amarezza, perché ama il suo lavoro, che hanno tagliato le risorse al punto tale che hanno una lista lunghissima di attesa, le sale operatorie sono disponibili solo un tot di ore al giorno e bisogna organizzare gli interventi riducendo quelli che costano troppo (che poi sono i più lunghi e più rischiosi), alle ferriste non pagano gli straordinari di conseguenza i chirurghi passano ore a far presenza (e noi paghiamo, ma non è colpa loro) e via dicendo. Io gli dico “E’ uno schifo: la salute delle persone prima di tutto. Sicuramente nel tuo reparto ci sono i fannulloni: non si possono licenziare quelle persone e utilizzare quei soldi? Il primario non ha potere in questo senso?” risposta “eccome se ce ne sono, ma il primario non può fare niente, non solo, è l’unico che può essere mandato via da un giorno all’altro perché non è dipendente pubblico”.
    Io mi dico perché non diamo più possibilità di azione ai responsabili di ogni reparto, dagli ospedali all’agenzia delle entrate, all’inps, ecc., chi meglio di loro sa quali risorse utilizzare, quali eliminare e come impiegarle? Se non funzionano “responsabile a casa”, “impiegato a casa”, “operaio a casa”, in più liberiamo dei posti per chi ha voglia di lavorare e non trova lavoro.
    Brunetta 2. Nell’intervista con Daria Bignardi è stato veramente maleducato e la Bignardi a me piace molto perché non fa tv spazzatura e non impone il suo orientamento politico, riesce a trasmettere i suoi ideali con moderazione, cortesia e simpatia.
    Berlusconi.
    Per me possiede tutte le capacità che servono per essere un buon Presidente del Consiglio, il problema è che non le sta utilizzando come dovrebbe, in più non valorizza i politici che valgono e si avvicina alle veline, alle letterine, ...ine, ...ine, forse è troppo concentrato a divertirsi.
    Spero di non averti annoiato.
    Grazie.
    Nadia di facebook.

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  2. Nadia ha perfettamente ragione. Nel settore pubblico esistono fortissime disparità: insieme a un discreto numero di fannulloni (purtroppo a tutti i livelli), ci sono tantissime persone che fanno con coscienza il proprio lavoro, prendendo uno stipendio spesso inadeguato.
    Lo si dimentica troppo spesso: la spesa pubblica italiana non è superiore a quella degli altri paesi europei; il problema, a tutti evidente, è che le risorse sono spese male, perché la pubblica amministrazione funziona in maniera disomogenea e con troppe sperequazioni (specialmente tra nord e sud). E su questo non è stato fatto nulla, purtroppo neppure dai governi di centrosinistra.

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