lunedì 14 dicembre 2009

Considerazioni libere (44): a proposito del diritto alla scuola...

Non dovremmo mai dimenticare alcuni dati, nonostante non se parli mai. Secondo l'Education for all global monitoring report del 2008, curato dall'Unesco, sono 72 milioni le bambine e i bambini che non hanno accesso all'educazione di base: si tratta del 10% della popolazione mondiale in età scolare. Purtroppo è un dato sottostimato, che non tiene conto dei bambini che, pur essendo iscritti a scuola, non sono nelle condizioni di frequentarla; inoltre dai paesi in guerra e da quelli governati da regimi dittatoriali i dati sono estremamente lacunosi e spesso falsati. Sempre secondo l'Unesco, tenendo conto di queste variabili, la cifra sale a circa 93 milioni.
La povertà è la causa principale dell'esclusione di questi bambini dall'educazione di base.
Ecco cosa ha scritto sul tema Nelson Mandela.

L'educazione può fare la differenza tra una vita di povertà e oppressione e la possibilità di una vita piena e sicura; tra bambini che muoiono per una malattia che poteva essere evitata e famiglie che vivono in un ambiente sano; fra orfani che crescono nell'isolamento e comunità che hanno i mezzi per proteggere i bambini senza genitori; fra paesi distrutti dalla povertà e dai conflitti e l'accesso a uno sviluppo sicuro e sostenibile. L'insegnamento è uno degli strumenti più efficaci che abbiamo per promuovere la prevenzione dell'Aids e mettere fine alla propagazione di questa epidemia. In tempo di pace, l'insegnamento può fornire ai bambini gli strumenti per proteggersi; in tempo di guerra, può letteralmente salvare loro la vita. Oggi però il mondo attraversa una crisi dell'educazione. Centoventi milioni di bambini - di cui due terzi femmine - non hanno accesso all'istruzione di base. Un bambino su cinque non vedrà mai l'interno di un'aula. Lasciando che questo accada, stiamo impedendo a questi bambini di partecipare significativamente alla vita della società, stiamo permettendo che aumentino le differenze tra i paesi sviluppati e quelli sottosviluppati, perpetuando i cicli di povertà e disuguaglianza. In molti paesi in via di sviluppo, il prezzo della scolarizzazione è la barriera che impedisce di portare i bambini a scuola. Anche nei paesi in cui l'istruzione primaria dovrebbe essere gratuita, il costo dei libri e delle divise per la scuola fa sì che molte famiglie povere semplicemente non possano permettersi di fornire ai propri figli un'educazione. In Zambia, mandare un bambino alla scuola elementare può costare a una famiglia una quinta parte del proprio reddito; non è strano perciò che più di mezzo milione di bambini non vadano a scuola in questo paese.
In questi giorni, i leader del mondo partecipano alla Sessione speciale per l'infanzia alle Nazioni unite. Alla fine di giugno, i leader dei paesi industrializzati più ricchi si riuniranno per il summit del G-8 in Canada. Entrambi questi avvenimenti costituiscono un'ottima opportunità per mettere in pratica gli impegni già assunti, per assicurarci di non lasciar passare più neanche un minuto senza agire in modo chiaro e veloce. Non dobbiamo permettere che le nostre promesse siano solo parole vuote. Anche noi - società civile e settore privato - dobbiamo svolgere il nostro ruolo. I cittadini dei paesi industrializzati possono far sì che i governi e le istituzioni donatrici si facciano carico delle promesse di fornire i fondi necessari al finanziamento dell'educazione universale. I cittadini dei paesi in via di sviluppo devono assicurarsi che i propri governi creino e usino piani di educazione solidi. I gruppi che costituiscono la società civile e il settore privato possono unirsi ai governi per canalizzare le risorse verso l'educazione.Se non raggiungiamo l'obiettivo dell'universalizzazione dell'educazione, non solo verremo meno agli impegni assunti in qualità di governi, comunità e cittadini, ma falliremo davanti ai nostri bambini. Tutti loro hanno il diritto di imparare.

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