domenica 10 gennaio 2010

Considerazioni libere (56): a proposito di miseria...

Ho deciso di aspettare un paio di giorni prima di scrivere questa "considerazione", dedicata a quello che è successo a Rosarno. Prima di tutto perché volevo evitare di dare giudizi affrettati, dettati più dall'emozione che dall'analisi dei fatti (anche se devo ammettere che è difficile parlare di quello che è avvenuto senza indignarsi); poi perché mi sembra necessario continuare a parlarne, anche quando sia passata la cosiddetta emergenza. Infatti, come avviene in genere nel nostro paese, di fronte a un avvenimento così grave le discussioni si animano per alcuni giorni - al massimo per una settimana - e poi si passa alla nuova emergenza. Invece non dobbiamo dimenticare quello che è successo a Rosarno, dobbiamo cercare di capire cosa davvero è accaduto. E soprattutto dobbiamo cercare di trarne degli impegni per il futuro.
Spero che la questione non si riduca alla polemica tra i sostenitori della politica dell'accoglienza e quelli che invece sostengono la politica della sicurezza e del rigore; allo stesso modo sarebbe riduttivo utilizzare unicamente le categorie del razzismo e dell'antirazzismo. A Rosarno in questi giorni non si è combattuta una guerra tra bianchi e neri, ma tra gli ultimi e i penultimi. Hanno fatto molto bene gli organi di informazione che hanno documentato le drammatiche condizioni di vita degli stranieri, costretti a vivere in case fatiscenti, senza acqua ed elettricità, sfruttati dai caporali, sottopagati dai proprietari degli agrumeti, guardati con sospetto dagli altri cittadini: questi immigrati sono davvero gli ultimi e a loro deve andare tutta la nostra solidarietà, ma vera, fatta di gesti concreti e non solo di parole. Forse non si è sufficientemente raccontata l'altra Rosarno, la Rosarno dei penultimi, che registra alti livelli di disoccupazione e alti tassi di abbandono scolastico, che condivide con altre realtà della Calabria - e purtroppo di tutto il Mezzogiorno - un livello di crescita molto inferiore a quello delle regioni settentrionali; la Rosarno il cui Consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni della malavita organizzata, dove il potere reale è nella mani delle famiglie della 'ndrangheta e dove lo stato è assente o è percepito come un nemico; la Rosarno che abbiamo visto nelle immagini dei telegiornali, fatta di brutte case, probabilmente abusive, dove l'agricoltura vive solo grazie ai sussidi dell'Unione europea. E' assolutamente indispensabile che la politica cominci a occuparsi di questo, altrimenti questi conflitti saranno fatalmente destinati a ripetersi, con maggiore gravità, e piangeremo dei morti che, fortunatamente, questa volta non ci sono stati.
Forse quello che è successo a Rosarno è stato deciso dalla 'ndrangheta per dare un segnale alle istituzioni. Dopo l'attentato di fronte al tribunale di Reggio Calabria, le istituzioni avevano giustamente alzato la voce, c'era stato un impegno del governo, sostenuto dall'opposizione; allora non casualmente è arrivato questo avvertimento: "guardate che qui c'è una polveriera ed è pronta a esplodere". Certamente questa "bomba" è molto più pericolosa di qualsiasi altro ordigno. Forse la stessa 'ndrangheta ha subito questa guerriglia urbana, ha sottovalutato le tensioni tra gli ultimi e i penultimi e ora non gradisce l'attenzione che il resto del paese rivolge verso i suoi "possedimenti". Non so cosa sia davvero successo in questi giorni, so però che fino a quando intere regioni saranno governate dalla criminalità organizzata non ci sarà la possibilità di uno sviluppo normale dell'intero nostro paese.
Occorre un cambio passo, anche da parte della sinistra. Il Partito Democratico è al governo della Regione Calabria, ma ha senso continuare a sostenere Loiero? Ha senso continuare un modo di fare politica in cui le clientele sono più forti di ogni altro valore? Dobbiamo ammettere che nel Mezzogiorno - e non solo in Calabria - siamo stati sconfitti, proprio perché abbiamo vinto: può sembrare un paradosso, eppure quando abbiamo vinto, abbiamo assunto i peggiori difetti di quelli che abbiamo sostituito. E abbiamo dimenticato che la questione sociale rimane lì in tutta la sua drammacità, anzi è stata acuita dall'arrivo di centinaia e centinaia di stranieri, ultimi tra gli ultimi.

3 commenti:

  1. Caro Luca,
    ho letto la tua considerazione, che condivido, ho letto il post del movimento antimafie, ho letto l'articolo del corriere della sera ed anche un bel po' di commenti correlati, giusto per vedere cosa ne pensano gli italiani e, ancora una volta, sono rimasta delusa dalla superficialità, ignoranza e insensibilità di certa gente. Io posso capire che la tensione di questo periodo coinvolge un po' tutti perchè la crisi è sempre + forte ed ognuno di noi si fa i conti in tasca ogni giorno, ma a tutto c'è un limite. Io mi sono vergognata di essere italiana e di vivere in un paese così.
    Chi governa non si interessa di questi problematiche così gravi perchè ha paura e/o perchè i benefici che arrivano dalla criminalità organizzata sono più importanti dei cittadini.
    I mafiosi non sono solo quelli etichettati come tali ...
    Il Presidente Napolitano si limita a lanciare un appello per mettere fine alle violenze, no comment.
    Gli italiani reagiscono come fa comodo a loro.
    Dire che sono indignata è poco, ma la cosa peggiore è che mi sta venendo la voglia di disinteressarmi ai problemi di questo paese, quantomeno mi evito arrabbiature quotidiane, d'altronde si sa, gli ignoranti sono sempre i più felici ...
    Nadia

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  2. Come ho già scritto nel mio post, in Calabria, come in tutto il sud, vengono impiegati migliaia di extracomunitari, nella raccolta degli agrumi e degli ortaggi nelle serre. Lo fanno alla luce del sole, sotto gli occhi dei vigili urbani dei vari comuni, dei carabinieri, della polizia ecc...; e va tutto bene se lavorano come schiavi e tacciono, se reagiscono a delle violenze gratuite le nostre istituzioni non si chiedono chi ha perpetrato queste violenze ed ha causato la rivolta, no...è più facile cacciare lo schiavo clandestino, sfruttato fino al giorno prima, piuttosto che combattere gli sfruttatori italiani ed appartenenti alla 'ndrangheta.
    Posso condannare le violenze gratuite, ma permettetemi non riesco a condannare questo esercito di disperati senza diritti, ai quali si tenta di togliere anche la dignità di esseri umani.
    Sefi

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  3. Protagora, ho letto il tuo post, con interesse. E' molto equilibrato. E completo nei suoi punti di vista ampi e complessivi.
    Mi associo a quello che hai detto.
    Aggiungo qualche considerazione (che in parte è comunque svolta anche nel tuo articolo.
    Non mi è piaciuto quello che è successo. E' vergognoso. E la politica: la destra, il governo, la maggioranza, non una parola di sdegno, di indignazione. Addirittura sfumature di tacita approvazione, tipo: ve l'avevo detto io!
    La sinistra: dov'è? Impegnata a balbettare le sue ipocrite litanie sulle scelte elettorali e sul diavolo di Arcore (vediti i video di Guzzanti che imita Rutelli alle elezioni del 2001, irano in tv, in questo periodo, o su youtube. Lì vedi la sx d'Italia. Non è cambiata da allora. O si? In peggio?)

    La Chiesa. Neanche lei ha osato alzare la voce.

    I sindacati? Lontani. Forse Epifani ha detto qualcosa nell'itervista di oggi. Ma le iniziative, le lotte. Dove sono?

    Cosa resta, allora?

    Macerie.
    Macerie morali.
    Macerie, a Rosarno.
    Più gravi di quelle de L'Aquila.

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