domenica 18 aprile 2010

Considerazioni libere (102): a proposito di una montagna sacra e di una miniera...

I Dongria Kondh sono circa 8.000 persone e vivono sulle colline di Niyamgiri, nello stato indiano di Orissa, nella parte orientale del paese: sono una delle tribù più isolate del continente indiano e vivono in piccoli villaggi disseminati lungo i pendii delle colline, un territorio di grande bellezza, dominato dalle foreste, in cui si trovano molte specie di animali, tra cui tigri, elefanti e leopardi. Con la loro religione e con il loro stile di vita hanno contribuito, da secoli, a tenere in vita questo delicato sistema ecologico, alimentando le dense foreste dell’area e proteggendo la sua ricchissima fauna. Infatti i Dongria Kondh si sono dati il nome di Jharnia, ovvero "protettori dei torrenti", perché a loro spetta il compito, sacro secondo la loro religione, di proteggere la montagna Niyam Dongar e i fiumi che sgorgano dalle sue foreste. Secondo la religione dei Dongria Kondh la cima di questa montagna è la dimora del loro dio e quindi un luogo sacro, da proteggere.
Ora la multinazionale inglese Vedanta Resources ha progettato di aprire un'imponente miniera di bauxite proprio sulla cima di quella montagna, con conseguenze devastanti per quel piccolo popolo. Conseguenze non solo materiali, ma anche culturali e religiose.
La Vedanta ha già in attività una miniera di bauxite e una raffineria di alluminio ai piedi della collina. Altri gruppi Kondh stanno già subendo gli effetti dell'inquinamento provocati da queste attività. Molte famiglie sono state sfrattate per far posto alla raffineria e ora non hanno né casa né la possibilità di coltivare la terra. La raffineria inquina l'aria e l'acqua del fiume, un bene fondamentale per quella popolazione. Naturalmente sono i più poveri, specialmente i paria e le donne, coloro che stanno soffrendo di più per questa situazione, quelli che ricavavano il loro sostentamento dalla terra e dal fiume. "Una volta ci lavavamo nel fiume, ma ora ho paura di portarci i miei figli. Entrambi hanno avuto vesciche e irritazioni cutanee", ha raccontato una madre alle organizzazioni che stanno lottando per difendere i diritti dei Kondh. Nonostante queste testimonianze, che raccontano anche di epidemie tra il bestiame e di danni ai raccolti, e nonostante la commissione per il controllo dell’inquinamento del governo dello Stato di Orissa abbia dichiarato che le emissioni chimiche provenienti dalla raffineria sono "continue e allarmanti", la Vedanta ha in progetto di aumentare fino a sei volte l'attività della raffineria e appunto di aprire una nuova miniera sulla cima della montagna sacra, che si è rivelata ricca del prezioso minerale.
La Corte Suprema indiana ha approvato il progetto e naturalmente la Vedanta si sta facendo forte di questa sentenza, nonostante le resistenzze della popolazione. Probabilmente la necessità di aumentare la ricchezza del paese e la volontà di non scontetare un così importante investitore, ha fatto velo rispetto alla necessità di tutelare una popolazione, la sua cultura e la sue religione. Una delle condizioni imposte dalla Corte è stata la destinazione di parte dei profitti minerari a progetti di "sviluppo tribale". Ma i Dongria Kondh sostengono che non ci può essere risarcimento che possa compensare la perdita della loro montagna sacra, con tutto ciò che questo comporta: la distruzione di un ambiente e di una cultura assolutamente unici. I rappresentanti della comunità sono decisi a combattere: "La miniera porta profitti solamente ai ricchi. Se la compagnia distruggerà la nostra montagna e le nostre foreste per soldi, noi diventeremo tutti mendicanti. Noi non vogliamo la miniera e non vogliamo alcun tipo di aiuto da parte della compagnia".
Una commisisone dell’OCSE ha indagato sulle attività della compagnia inglese e ha concluso che Vedanta aveva mancato di "rispetto dei diritti umani" nei confronti dei Dongria Kondh; la commissione concludeva il suo rapporto definendo "essenziale" un cambiamento d’atteggiamento della compagnia. L'azione di organizzazioni come Survival e Amnesty International e la decisione della chiesa anglicana di condannare l'azione della Vedanta e di vendere le proprie azioni della compagnia, perché incompatibili con i valori etici della chiesa, ha spinto il governo britannico ad avviare un'indagine e nelle sue conclusioni, pubblicate nel mese di marzo di quest'anno, ha di fatto ribadito le critiche delle organizzazioni umanitarie e dell'Ocse. La Vedanta ha dichiarato di non accettare il giudizio del governo inglese in quanto la compagnia sarebbe "prevalentemente indiano, in termini sia di proprietà che di struttura direttiva"; la Vedanta, pur essendo di proprietà di un uomo di affari indiano, è una compagnia britannica, costituita nel Regno Unito allo scopo di essere quotata alla borsa londinese e quindi sottoposta alle leggi che regolano le compagnie britanniche.
Speriamo che la lotta dei Dongria Kondh sia alla fine vittoriosa, ma per questo è necessario che questa storia sia raccontata, raccontata e ancora raccontata.

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