giovedì 8 aprile 2010

da "Lettere dal carcere" (VI) di Antonio Gramsci

14 gennaio 1929

Carissima Giulia,
attendo ancora la tua risposta alla mia ultima lettera. Quando avremo ripreso una conversazione regolare (se pure a lunghi intervalli), ti scriverò tante cose sulla mia vita, sulle mie impressioni ecc. ecc. Intanto tu devi informarmi sul come Delio interpreta il Meccano. Questo mi interessa molto, perché non ho mai saputo decidere, se il Meccano, togliendo al bambino il suo proprio spirito inventivo, sia il giocattolo moderno che piú si può raccomandare. Cosa ne pensi tu e cosa ne pensa tuo padre? In generale io penso che la cultura moderna (tipo americano), della quale il meccano è l’espressione, renda l’uomo un po’ secco, macchinale, burocratico, e crei una mentalità astratta (in un senso diverso da quello che per "astratto" s’intendeva nel secolo scorso). C’è stata l’astrattezza determinata da una intossicazione metafisica, e c’è l’astrattezza determinata da una intossicazione matematica. Come deve essere interessante osservare le reazioni di questi principi pedagogici nel cervello di un piccolo bambino, che poi è nostro e al quale siamo legati da ben altro sentimento che non sia il semplice "interesse scientifico".
Carissima, scrivimi a lungo. Ti abbraccio forte, forte.

Antonio

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