venerdì 7 gennaio 2011

Considerazioni libere (194): a proposito di chi decide e di chi subisce le decisioni...

Nel giugno scorso la Shell ha inaugurato nella regione di Gbaran-Ubie, nel delta del Niger, un grande impianto "integrato" per la produzione di petrolio e gas naturale; l'impianto entrerà a pieno regime nei prossimi mesi e sarà in grado di estrarre e raffinare un miliardo di metri cubi di metano al giorno, un quarto dell'intera produzione nigeriana. Questa è sicuramente una buona notizia per i nostri paesi, sempre più affamati di energia.
Sicuramente non è una buona notizia per chi vive vicino all'impianto, a Koroama. In questo paese manca l'acqua da sei mesi, perché il fiume è stato completamente dragato; da giugno l'impianto lavora ininterrottamente e non è mai diminuito il livello dei cattivi odori sprigionati dalle fiamme, e presumibilmente i livelli di inquinanti liberati nell'aria; Koroama è attraversata da due grandi oleodotti, anche se uno studio di sostenibilità ambientale del governo nigeriano ne vietava la costruzione. La Shell aveva preso l'impegno con le comunità locali di assicurare la fornitura di acqua potabile, di ridurre progressivamente le emissioni di gas, di sistemare i danni provocati dai lavori. Questi impegni, nonostante le proteste dei cittadini di Koroama - specialmente le donne, in prima fila nella battaglia - sono rimasti lettera morta, così come la promessa di assumere 300 persone: la Shell ha portato da fuori tecnici e operai.
La Nigeria è il maggior produttore africano di petrolio e l'ottavo nel mondo: l'8% del petrolio utilizzato negli Stati Uniti arriva dal delta del Niger. Tra i dispacci diplomatici pubblicati in queste settimane da Wikileaks ci sono anche quelli che descrivono i rapporti tra il governo statunitense e la compagnia petrolifera. "Il governo [nigeriano] si è dimenticato che la Shell ha uomini in tutti i ministeri più importanti e che di conseguenza ha accesso a tutto quello che viene fatto all'interno di questi ministeri", ha detto, senza mezzi termini, il vicepresidente della Shell per l'Africa subsahariana all'ambasciatore americano. In altri documenti si legge che tra Shell e Dipartimento di Stato c'è un "normale" scambio di informazioni di intelligence: la compagnia rivela i nomi dei politici nigeriani sospettati di avere rapporti con la guerriglia, mentre il governo degli Usa offre informazioni sulle attività dei guerriglieri che potrebbero danneggiare la Shell.
Di fatto il governo nigeriano è semi-indipendente, si trova sotto una forma di protettorato, non definito da nessun trattato internazionale, ma assicurato dalle ferre leggi degli interessi economici. In Nigeria non comandano gli Usa, ma la Shell e quindi il livello di controllo democratico si allontana enormente dalla possibilità di intervento dei cittadini. Potremmo ancora sperare di incidere sui comportamenti dei nostri rappresentanti, per quanto difficile, ma è ormai impossibile incidere sulle decisioni di azionisti che non conosciamo e che sono ben più potenti dei governi che noi eleggiamo. Almeno noi beneficiamo del metano. All'ultimo gradino ci sono gli africani, per cui la ricchezza di pochi e le nostre comodità rappresentano soltanto siccità, inquinamento, povertà.

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