venerdì 29 aprile 2011

da "La vera storia dell'ultimo re socialista" di Roy Lewis

1776-1789-1848-1949. Le date storiche, normalmente, non eccitano il matematico. Ma queste hanno un potere evocativo, al pari degli ideogrammi cinesi, per noi come per chiunque altro. Le Quattro Grandi Rivoluzione! Più esattamente, tre grandi rivoluzioni e una gran controrivoluzione. Si possono ignorare tutte le altre date, ma queste si sanno.
Prima della rivoluzione del 1848 gli scolaretti dovevano imparare a memoria le date riguardanti i re della Gran Bretagna. Ma oggi chi sa più cos'è successo il 4 agosto 1914? Provate a chiederlo in un quiz televisivo... Vi arrendete? E' il giorno in cui sono nato: il genetliaco di un re. Una volta, in queste occasioni, si sparavano cannonate. Non però il 4 agosto 1914: tutti i cannoni tacquero quel giorno.
Proviamo con qualcosa di più facile: 7 ottobre 1929. Quel giorno... io, Giorgio Akbar I, ereditai il trono britannico insieme al gadi dell'Impero Mogol, e diventai Re-Imperatore.
Adesso vi ricordate di me, eh? Giorgio Eguaglianza, ultimo re Ludd, l'uomo del '49.
Ciao ciao!
Sì, non sono più re d'Inghilterra dal 1979, ma ccontinuo a essere imperatore dell'India. Finché non mi assassinerà qualche estremista indù. Re d'Inghilterra è Edward Buckley - Edoardo VIII - e morirà nel suo letto. Comunque, verso il Duemila non ci saremo più né lui né io, probabilmente: come il vecchio zar Nicky, altro fantasma di quei remoti tempi precapitalistici. Ma Otto d'Asburgo continuerà a adornare la Hofburg con la modestia di sempre. Io frattanto do lustro al mio palazzo di Delhi, dove i fregi in persiano della Sala del Consiglio mi ripetono: "Se esiste un paradiso in terra, è qui, è qui, è qui!". Adesso c'è l'aria condizionata, è un po' più vero. Indubbiamente il motto non si attaglierebbe affatto a Buckingham Palace. M'è toccato sopportare quell'orrendo posto per più di venticinque anni. Lasciarlo mi consolò di aver abdicato in favore di Ed.
Ma che vado scribacchiando? Dovrei scrivere le mie memorie! Il mio amato babu, Narasimhan, me lo ripete da un pezzo. Ma io non faccio che rimandare, le casse di documenti che dovrei consultare mi disgustano soltanto a guardarle. Semmai mi inducono a tornare subito alla matematica! Se dovrò proprio scrivere qualcosa, meglio ignorarle. Coverrà lasciar correre i pensieri liberamente: poi, Narasimhan potrà aggiungere da sé tutte le date e le note che vuole. Provo a adoperare questa nuova macchina per dettare che mi hanno dato. Non si può fermare il progresso. Non più!
Sì, sarebbe facile dettare a Babuji. Ma mi distrarrebbe, con la sua mania di controllare sempre tutto. Ci ho provato, e ho dovuto rinunciare. Quell'uomo è un tiranno, come il primo ministro. Ho sempre aborrito i miei primi ministri, inglesi o indiani che fossero. ma ormai è tempo che cominci a buttar giù qualcosa. Prima che mi sparino un'altra volta. A momenti mi beccavano l'anno scorso, alle rovine dell'Osservatorio, che tanto mi piacciono. Adesso mi sono vietate. Così vanno le cose qui.
L'odiosità dei primi ministri. Sì, questo mi riporta al 1929. Facevo la quarta alla Scuola Superiore Unificata di Slough (adesso ricominciano a chiamarla Eton, ma io mi attengo al vecchio nome socialista) e stavo risolvendo un sistema di equazioni, quando il compagno preside entrò in classe, zittì con un cenno il professor Hardy e in tono molto strano mi convocò nel suo ufficio. Quando ci arrivammo il primo ministro, il compagno Lloyd George, stava bevendo tè e corteggiando la compagna del compagno preside. Si alzò, mi fece un breve inchino e disse: "Sir (già, così mi chiamò in quell'occasione,, molto speciale, lo ammetto), ho il dovere di informarla che a Delhi è morto suo nonno, sicché lei, a norma della Costituzione, diventa Re-Imperatore... ehilà... non vorrei fosse stato uno choc...".
Stavo piangendo. Amavo il nonno. Ma siccome sapevo bene che avrebbe disapprovato una simile perdita di controllo, repressi i singhiozzi. Il primo ministro continuò in fretta: "Per lei, compagno re... ehm ehm... ci sarà qualche mutamento. Certo in suo nome agirà un reggente, che son io: ma nella sua nuova... ehm... posizione non mancheranno incombenze ufficiali... dovrà seguire dei corsi di regno egualitario...".
In quella si aprì la porta e Alhaji Siddiq, l'alto commissario indiano, entrò impettito. Era furibondo. Fulminò con lo sguardo il primo ministro e si gettò in ginocchio ai miei piedi, ai quali, dopo averli, baciati, indirizzò un concitato e inteminabile saluto in urdu. Non riuscii a capire tutte le parole, ma più che altro si trattava di titoli altisonanti. Poi si alzò e rivolto a Lloyd George tuonò: "Questo è assolutamente irregolare! Dovevamo arrivare insieme. Lei non aveva il diritto di informarmi in ritardo. Sta comportandosi in modo sempre più intollerabile. Ha già parlato a Sua Altezza della reggenza? L'ha informato che il correggente sono io? No, eh? Figurarsi! Posso ricordarle che nel Commonwealth Socialista e Cooperativo Indobritannico l'India non è colonia? Se c'è una colonia nel Commonwealth, quella è l'Inghilterra! Il titolo di imperatore supera quello di re".
"Senta un po', Siddiq, cioè... compagno alto commissario," ringhiò Lloyd George "questo ragazzo... e va be', Sua Altezza... è il nostro re e quindi...".
"E' anche il Gran Mogol, nostro imperatore, in virtù del titolo...".
"Compagni ministri," interruppe un po' nervoso il preside "vi suggerirei di rimandare la...".
"Sì, ha ragione, preside" disse brusco il primo ministro. "Mai davanti agli innocenti, eh? Ora che lo sa, giovanotto, può tornare in classe. Ma non dica niente a nessuno finché non l'autorizzerò io...".
"Come si permette di rivolgersi al Gran Mogol..." tuonò Suddiq, ma io ero già fuori dalla porta e il resto non lo sentii.

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