sabato 2 aprile 2011

"Uomo che guarda al cielo" di Mario Benedetti


Mentre passa la stella cadente
raccolgo in questo desiderio istantaneo
cumuli di desideri profondi e prioritari
per esempio che il dolore non mi spenga la rabbia,
che l’allegria non smonti l’amore mio,
che gli assassini del popolo trangugino
i loro molari canini e incisivi
e si mordano giudiziosamente il fegato
che le sbarre delle celle
diventino di zucchero o si pieghino di pietà,
e i miei fratelli possano fare di nuovo
l’amore e la rivoluzione
che quando affronteremo l’implacabile specchio
non malediciamo né ci malediciamo
che i giusti vadano avanti,
anche se sono imperfetti e feriti
che vadano avanti caparbi come castori,
solidali come api, agguerriti come giaguari
e impugnino tutti i loro no
per insediare la grande affermazione
che la morte perda la sua schifosa puntualità
che quando il cuore uscirà dal petto
possa trovare la via del ritorno
che la morte perda la sua schifosa
e brutale puntualità,
ma se arriva puntuale, che non ci colga
morti di vergogna
che l’aria torni ad essere respirabile e di tutti
e che tu ragazzina
resti allegra e addolorata,
mettendo nei tuoi occhi l’anima
e inoltre la tua mano nella mia mano,

e nient’altro
perché ormai il cielo è di nuovo torvo
e senza stelle
con elicottero e senza dio.

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