sabato 12 maggio 2012

Considerazioni libere (284): a proposito di elezioni italiane...

Questa "considerazione" è il seguito di quella scritta "a caldo" lunedì pomeriggio, dedicata all'esito delle elezioni in Francia, in Grecia e in Germania; spero l'abbiate letta, questa in qualche modo presuppone quella.
Domenica si è votato anche in diverse città italiane, grandi e piccole, ma, come è noto, in Italia - a differenza di quello che avviene nell'Europa "normale" - si vota anche il lunedì, per santificare la gita domenicale, e soprattutto ci vuole tantissimo tempo per contare i voti. Così, mentre in Francia i due presidenti hanno già, in maniera assolutamente inedita, celebrato insieme la fine della seconda guerra mondiale e in Grecia il presidente della repubblica ha già assegnato, uno dopo l'altro, a tre persone diverse l'incarico di formare il nuovo governo, a Catanzaro non siamo ancora sicuri su quanti voti abbiano preso i candidati sindaci.
Premesso come fanno tutti - specialmente quelli che hanno perso - che si tratta di elezioni locali - ed effettivamente spesso i singoli candidati hanno giocato, nel bene e nel male, un ruolo essenziale, basti pensare a Tosi ed Orlando - qualche riflessione generale si può fare. Io ne ho fatte due.
Il dato più eclatante è che, finito B., è finito anche il suo partito: ci accorgeremo che forse il berlusconismo è stato più dannoso per la destra che per la sinistra. In questi vent'anni in cui è stato il dominus della destra italiana B. non ha saputo - e probabilmente non ha voluto - costruire un gruppo dirigente degno di questo nome. Il paradosso è che neppure l'opposizione di destra si è fatta forte della fine di B.: Fini, di cui tanti, anche a sinistra, cantavano le lodi, è ormai politicamente irrilevante, per non parlare di quella pletora di personaggi che, già militanti nei bassifondi fascisti, per alcuni mesi hanno occupato il posto d'onore della politica. Per fortuna sono stati tutti spazzati via, insieme al loro arcinemico. Eppure lì in fondo, nelle acque limacciose e maleodoranti della destra profonda, qualcosa si sta muovendo. Credo nascerà qualcosa di molto simile al Front national in Francia. Le pulsioni peggiori ci sono: l'odio contro i diversi, l'ostilità contro lo stato e contro l'Europa, la voglia di non pagare le tasse, la retorica nazionalista; ci sono i giornali - Il Giornale, Libero, La Padania - pronti a essere la grancassa di questo movimento; c'è qualche prete pronto a benedire l'operazione, in nome dell'odio contro il mondo islamico; soprattutto ci sono tantissimi potenziali elettori, che questa volta sono stati a casa o hanno votato per Grillo o per altre liste civiche, più o meno di protesta. Manca per il momento il o la Le Pen italiana, ma non ci vorrà molto tempo, lì c'è un tesoro di voti che fa gola a tanti e che non rimarrà incustodito ancora a lungo. Nel sud, inoltre, questo nuovo partito sarà sostenuto con voti, risorse e personale politico dalle varie mafie che governano quelle regioni e che hanno tutto l'interesse a creare un clima di ingovernabilità permanente, sul modello messicano. Il dramma è che la situazione italiana è speculare a quella francese: lì c'è una destra repubblicana più grande della destra "impresentabile" e che, almeno fino a ora, ha saputo tenere alta la barriera tra queste due destre. In Italia la destra di Monti, di Casini, di Montezemolo, è molto più più piccola della destra lepenista e destinata in quel campo a una posizione di subalternità, a meno che non sia innaturalmente sostenuta dalla sinistra, come sta avvenendo in queste settimane. Con una destra così, profondamente antieuropea, sarà molto difficile continuare a stare in Europa, tanto più se questa "nuova" destra italiana troverà il modo di allearsi con le altre destre nazionaliste europee, da quella francese a quella ungherese di Fidesz - che è già maggioranza di governo nel paese magiaro - e così via: con questi direttamente al governo o capaci di condizionare i governi di centrodestra la prospettiva europea è destinata a subire colpi mortali.
Questo voto amministrativo, oltre al dissolvimento della destra come l'abbiamo conosciuta fino ad ora, ha segnato la sostanziale tenuta del centrosinistra, che, con tutti i suoi innegabili problemi, è comunque al ballottaggio con uno dei suoi candidati in quasi tutte le città in cui si è votato. E, all'interno del centrosinistra, bisogna sottolineare il buon risultato del Pd, che rimane di gran lunga il primo partito di quello schieramento. Cosa penso del Pd lo sapete, l'ho scritto con chiarezza anche nell'ultima "considerazione". Comunque, al di là di ogni altra riflessione, il Pd è sopravvissuto al terremoto che ha colpito gli altri partiti. Bersani ha usato l'espressione "usato sicuro" e probabilmente in questo c'è una parte di verità. Il Pd è l'unico partito "vero", con una struttura - per quanto molto meno robusta di quella dei partiti di cui è erede - ed è presente in tutta Italia; inoltre il Pd gode di un residuo, ma non irrilevante, "voto di appartenenza", che ne permette la tenuta anche in momenti difficili come quello che stiamo vivendo. In questi anni si è fatto un gran parlare di partito "leggero", della necessità di superare il valore dell'iscrizione a favore del mito "fondante" delle primarie, eppure alla base della tenuta di questa tornata amministrativa, in cui si votava per le istituzioni più vicine ai cittadini, è servita anche la "vecchia" rete dei militanti. Mi è capitato di scriverlo in una "considerazione" di un paio d'anni fa: qui in Europa abbiamo enfatizzato il ruolo della rete per l'elezione di Obama alla Casa bianca, arrivando a definirlo come il primo presidente eletto grazie a internet, mentre una bella inchiesta del Time, a ridosso delle elezioni di quattro anni fa, metteva in luce la forza di una struttura capillare di militanti, che avevano svolto, con tenacia e con metodo, il porta a porta per far conoscere le proposte del candidato democratico. Hollande, dopo la vittoria al primo turno nelle presidenziali francesi, ha chiesto ai militanti socialisti di non abbassare la guardia e ha definito, insieme ai suoi collaboratori, un piano straordinario di porta a porta, per raggiungere il maggior numero di elettori. Per far crescere il consenso e per vincere è necessario anche questo lavoro, spesso sottovalutato, che, anche se in maniera sempre più debole e con sempre minor riconoscimento, i militanti del Pd sanno ancora fare, specialmente quando si tratta di condurre una campagna elettorale amministrativa. Naturalmente, anche chi come me - per vecchia deformazione "professionale" - ritiene importante l'organizzazione - come ho cercato di spiegare prima - sa bene che l'organizzazione non può mai supplire la politica. E sul territorio, al di là di alcuni problemi locali, esiste il centrosinistra fotografato a Vasto e che ha fatto arricciare il naso a tanti "capetti" del Pd. Come ho scritto lunedì, la sinistra esiste, anche in Italia. E soprattutto esiste un vasto e potenziale elettorato di sinistra. Servirebbe un partito che sia insieme democratico e socialista, capace di interpretare questo bisogno di sinistra. Su questo concludo con alcune frasi di Mauro Zani, che condivido pienamente.

Si sta rapidamente consumando il tempo delle mezze misure. Per essere coerentemente riformisti nel nostro tempo occorre prima compiere una netta scelta di campo. Occorre elaborare una propria, autonoma visione del mondo.
Sapendo che sull'onda degli avvenimenti europei e mondiali, si farà strada un'alternativa democratica globale, nonostante i pericoli pur incombenti di una deriva sociale verso le nuove forme della destra populista e fascista.
Succederà. Con o senza il Pd.

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