venerdì 1 marzo 2013

Considerazioni libere (343): a proposito di una donna che lavora e degli uomini che la guardano...

Una breve nota a margine su un episodio minore di questa campagna elettorale, un episodio che però racconta molto di questo paese. Come noto, alla fine di una manifestazione all'interno della sede di una grande azienda, B. ha pesantemente offeso una dipendente, con alcune battute a sfondo sessuale, tra i sorrisi compiaciuti del proprietario e dei manager dell'azienda che erano con lui sul palco e la sostanziale indifferenza del pubblico, formato dai dipendenti della stessa azienda, "liberamente" intervenuti al comizio del vecchio politico italiano.
Nei giorni successivi si è molto parlato di questo episodio. In molti hanno apertamente criticato quelle battute, denunciandone il maschilismo; nessuno di quelli che hanno stigmatizzato il comportamento di B. lo avrebbe comunque votato e quindi queste battute non gli hanno fatto perdere nessun voto, se non quello della signora in questione, che forse era un elettrice del centrodestra. Molti - naturalmente senza dirlo in maniera esplicita - hanno invece molto apprezzato le battute del vecchio politico, perché il maschilismo è uno dei "valori" della destra italiana. E' un atteggiamento mentale che è proprio dei maschi, ma che riguarda anche un certo numero di donne, come ha raccontato con impareggiabile maestria Ettore Scola nel film Una giornata particolare: la popolana interpretata da Sophia Loren è fascista proprio perché il Duce è simbolo virile del maschilismo italiano. Al netto quindi di quel voto perso, le battute di B. hanno avuto un ritorno positivo sul suo elettorato e hanno contribuito, tra le altre cose, al suo risultato elettorale.
In questa "considerazione" però non mi interessa tanto l'atteggiamento di B. quanto un aspetto che mi pare sia passato sotto traccia. Perché quella donna era stata chiamata sul palco? Svolgeva un ruolo preciso? Doveva illustrare qualche importante novità su ciò di cui si occupa quell'azienda? No, è stata invitata sul palco soltanto perché è una bella donna e, come tale, è stata "esibita" dall'azienda davanti all'ospite illustre. Immagino che qualche responsabile dell'azienda abbia valutato quale delle dipendenti fosse più "adatta" alla bisogna e qualcun altro si sia raccomandato affinché lei fosse vestita bene e si fosse sistemata i capelli, prima della manifestazione. Forse la stessa "funzione" è stata svolta da lei e da qualche altra sua collega in occasione della visita di qualche cliente importante. Alcuni hanno criticato quella donna per non essere riuscita immediatamente a reagire di fronte alle offese di B.; oggettivamente non era facile in quel momento. Ma probabilmente non le sarebbe neppure stato possibile rifiutarsi di fare quella "esibizione": forse ci sarebbero state delle conseguenze, come delle conseguenze ci sono state dopo che lei ha giustamente criticato le allusioni di B., mettendo in "imbarazzo" la sua azienda. Se quella lavoratrice si fosse rifiutata di fare la "valletta" o addirittura se avesse immediatamente risposto alle offese, sarebbe stata accusata di essere una "femminista", una "comunista", una "rompicoglioni", come succede alle donne che rispondono a tono alle allusioni dei loro colleghi e dei loro superiori; e se non rispondono possono dare l'impressione di accettare queste allusioni o anche di gradirle. Non è facile per le donne tenere una posizione di fronte a queste provocazioni. Naturalmente è un problema prima di tutto di noi maschi, del modo in cui consideriamo le nostre colleghe. E cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: questa esibizione delle donne è una forma - forse più lieve, ma non meno volgare - di prostituzione.
Mi scuso con le lettrici di questo blog, non voglio in alcun modo offendere quella lavoratrice o le donne che ogni giorno nelle aziende e nei loro luoghi di lavoro sono valutate più per come sono che per quello che valgono, più per lo loro aspetto che per le loro idee. Io non penso che nell'atteggiamento di queste donne, che ogni giorno faticano per svolgere il loro lavoro, ci sia alcunché di negativo o che il loro modo di comportarsi possa dare adito a dubbi. Il problema è nelle teste degli uomini che le guardano e che in genere hanno funzioni più importanti delle loro, senza averne i meriti.
Quante volte ci è capitato di andare a un convegno e di trovare in sala delle belle ragazze che fanno le hostess e la cui unica funzione è quella di indicare dove si trova la segreteria, funzione che potrebbe essere assolta con la stessa efficacia da un cartello? O che portano l'acqua agli oratori? Lo stesso lavoro non lo potrebbe fare un maschio disoccupato. Perché sono sempre donne? E sempre giovani e sempre carine?

Ecco arrabbiamoci pure con B. per le sue battute, però dobbiamo combattere prima di tutto le persone come il proprietario di quell'azienda e quei manager - tutti maschi ovviamente - che hanno fatto sì che a capitasse proprio a lei questa brutta avventura. Non lo merita lei e non lo meritano le donne che lavorano.

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