lunedì 4 marzo 2013

"Uomo, tuo malgrado" di Odisseas Elitis


Uomo, tuo malgrado
malvagio - per poco non è altra la tua sorte.
Se almeno davanti a un fiore sapessi
comportarti
giustamente, avresti tutto. Perché dal poco,
anche dall'uno talvolta - come nell'amore -
conosciamo il resto. Ma la folla resta
solo sulla superficie delle cose
tutto vuole e prende e non le rimane nulla.
E' già arrivato il pomeriggio
Sereno come a Mitilene o in un quadro
di Theofilos, fin là a Eze, a Cap-Estel,
insenature dove il vento assesta bracciate
una tale trasparenza
che tocchi le montagne e continui a vedere l'uomo
che era passato ore prima
indifferente e che ormai dev'essere arrivato.
Dico: sì, devono essere arrivati
al loro termine la guerra e il Tiranno nella sua caduta
e la paura dell'amore davanti alla donna nuda.
Sono arrivati, sono arrivati e solo noi non vediamo
a tentoni ci scontriamo di continuo con i nostri fantasmi.
Angelo tu che voli qui intorno
sofferente e invisibile, prendimi per mano
sono dorate le trappole degli uomini
ed io non posso che restare con quelli di fuori.
Perché anche l'Invisibile lo sento presente
l'unico che io chiami Principe, quando
la casa tranquillamente
ancorata nel tramonto
manda bagliori
e come in un assalto un pensiero
s'impone d’un tratto mentre altrove andavamo.

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