domenica 4 maggio 2014

Considerazioni libere (389): a proposito di uno sciopero e di una città...

Per lunedì 5 maggio i sindacati confederali - Cgil, Cisl e Uil - hanno proclamato una giornata di sciopero dei dipendenti del Comune di Parma. In sé non sarebbe neppure una notizia particolarmente rilevante, se non fosse che in quello stesso giorno comincia Cibus, la fiera più importante dell'agroalimentare italiano - un appuntamento particolarmente atteso per l'economia di questa città - e lo sciopero dei vigili urbani causerà notevoli disagi alla circolazione stradale. Se non ci fosse stato Cibus lo sciopero dei colleghi di Parma sarebbe passato sostanzialmente inosservato, se non per le famiglie che portano i bambini all'asilo nido e per quei pensionati che, cascasse il mondo, devono andare in un ufficio comunale proprio quel giorno lì, perché nel resto della settimana non hanno tempo.
Se lavorassi nel Comune di Parma, sicuramente non farei questo sciopero, che trovo sbagliato per molti motivi.
Da dipendente pubblico, e da iscritto alla Cgil, da tempo sostengo che lo sciopero sia per noi un'arma spuntata, poco efficace dal punto di vista politico e comunicativo e sostanzialmente inutile dal punto di vista sindacale, visto che, nonostante gli scioperi che abbiamo fatto - e a cui anch'io ho regolarmente partecipato, da buon iscritto, per quanto critico - il nostro contratto continua a non essere rinnovato da diversi anni. Il problema è che molte persone, i cittadini per cui lavoriamo e i nostri colleghi del settore privato, ci considerano non una risorsa, ma un peso, pensano che siamo, nella migliore delle ipotesi, dei passacarte inutili. Tanto è vero che tutti i governi che si sono succeduti in questi anni - di centrodestra e di centrosinistra - per rendersi popolari hanno parlato male di noi, certi di guadagnare consenso. E ovviamente non è da meno l'attuale governo di centrodestra, che ha messo tra le suo priorità la riforma della pubblica amministrazione.
I sindacati hanno indetto questo sciopero, perché lamentano una difficoltà di dialogo con l'attuale amministrazione e soprattutto la mancata definizione delle risorse da destinare a indennità e produttività. In sostanza mentre gli altri lavoratori lottano per conservare il posto di lavoro o perché non sia ridotto il loro stipendio - cosa ormai frequente, anche per aziende un tempo sane, anche in questo territorio, da sempre ricco - noi "pubblici", che abbiamo posto di lavoro e salario garantiti, lottiamo per le indennità: immagino sia difficile trovare la solidarietà degli altri su questa battaglia di civiltà.
Curiosamente poi questo sciopero viene proclamato contro un'amministrazione grillina, l'unica in Italia - o almeno la più importante - e io, pur essendo un notorio antipatizzante grillino, temo che questa sia la vera - e sola - ragione di questa forma di lotta. Non c'è modo di fare la controprova, ma penso che se il sindaco fosse del Pd questo sciopero non ci sarebbe stato. Da iscritto alla Cgil mi spiace molto che il mio sindacato si sia prestato a questo giochino, magari per tirare la volata a una sua autorevole ex segretaria in vista delle prossime primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra. Io sono uno che crede che il sindacato debba far politica - molto di più di quanto lo stia facendo oggi - ma non in questo modo. Bisogna che la Cgil - come sapete io gli altri due non li considero nemmeno, essendo ormai da tempo tristi "sindacati gialli" - sostenga i valori e i temi della sinistra, visto che non c'è più un partito di riferimento per questa vasta area politica.
Perché allora dobbiamo per forza dar addosso al sindaco di Parma? Questi tra l'altro ha accettato, grazie anche alla lotta e alla capacità di persuasione della Cgil, di introdurre la valutazione del reddito nel calcolo della Tasi: un segnale importante, uno dei pochissimi in Italia, che ci dovrebbe far capire che non ci troviamo di fronte a un "nemico" - a Parma li abbiamo avuti eccome i "nemici" nell'amministrazione comunale - ma a qualcuno con cui si può parlare, che tra l'altro ha qualche problema con i leader nazionali del suo movimento. Forse, se proprio la Cgil voleva fare "bassa" politica, sarebbe stato meglio dialogare con Pizzarotti, magari favorendo il suo distacco da Grillo. No, la Cgil vuole in tutti i modi favorire il Pd, perché evidentemente ha nostalgia di essere "cinghia di trasmissione" del partito. Un conto però è esserlo del Pci di Berlinguer e un altro del Pd del clown fiorentino: forse qualche compagno della Cgil di Parma non ha ancora capito bene la differenza tra le due situazioni.
Tra l'altro mi pare che i compagni della Funzione pubblica di Parma, nella loro foga antigrillesca, abbiano smarrito la capacità di individuare da dove arriva davvero il pericolo. Sono troppo deboli ora i sindaci - tutti i sindaci - sono troppo pochi i loro margini di manovra, per pretendere da loro, qualsivoglia sia il loro colore politico o il loro orientamento sindacale, una qualche azione positiva a favore di noi lavoratori. In questi ultimi anni abbiamo assistito - e Renzi ha già mostrato di accentuare questa tendenza - a una forte centralizzazione del potere verso il governo, tagliando fuori il parlamento e le autonomie locali. A sindaci che non contano più un c... cosa possiamo chiedere? E soprattutto perché lottiamo contro di loro, finendo poi per danneggiare i cittadini e le città in cui noi stessi viviamo?
I nostri veri avversari stanno a Roma - e forse ormai neppure lì, visto che il nostro governo è commissariato di fatto - se scioperiamo adesso perché Pizzarotti non ci concede le briciole delle indennità, cosa faremo quando Renzi e Draghi ci toglieranno un pezzo di stipendio o ci cominceranno a licenziare? In Grecia è già successo, i dipendenti pubblici sono stati individuati come il capro espiatorio dei problemi di quel paese e contro di loro la troika è andata con la mano pesante. Noi avremmo bisogno adesso di riannodare i fili tra noi e i cittadini, tra noi e i colleghi del privato, dovremmo spiegare cosa facciamo e che il nostro lavoro è importante per loro, serve a loro. Se non lo faremo adesso, quando "lorsignori" ci licenzieranno, non solo gli altri non ci aiuteranno, ma anzi li applaudiranno. Io spero che prima o poi - e spero il prima possibile - il mio sindacato capisca che abbiamo bisogno di prepararci a questa lotta, non di ottenere venti o trenta euro di indennità.

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