martedì 26 agosto 2014

Verba volant (113): sponsor...

Sponsor, sost. m.

Le parole fanno giri strani, come hanno già avuto modo di verificare i lettori più attenti di Verba volant. Questa è una parola inglese, presa pari pari dal latino, e arrivata così in italiano; sponsor ha la stessa storia etimologica di media, ma almeno non soffre della nostra maldestra pronuncia: anche gli anglofili più accaniti non riescono a storpiarla. In latino sponsor significa garante, mallevadore, e nei testi cristiani indica il padrino di battesimo; l’etimologia è la stessa del verbo sposare, ossia deriva dal latino spondere, che significa assumere un impegno.
Come certamente sapete, proprio in questi giorni è stato scelto il nuovo commissario tecnico della nazionale italiana di calcio, un tema che ha appassionato gli italiani sotto l’ombrellone molto di più della controriforma istituzionale di Renzi. Non entro nel merito della scelta tecnica: il calcio è uno di quegli argomenti su cui, quando si prende una posizione, si scatenano dibattiti infuocati, con il rischio di attirarsi anatemi e strali e in particolare la Juventus - e tutto quello che le ruota intorno, nel bene e nel male - è oggetto di feroci polemiche, a confronto delle quali le discussioni dei primi concili cristiani sulla transustanziazione sono bazzecole.
Chiedo quindi clemenza ai miei lettori di fede juventina. Devo dire che mi pare bizzarro che sia stato scelto per guidare la nazionale un tecnico che ha subito una pesante squalifica in un delicato processo sportivo, ma Conte si è sempre proclamato innocente e, come si sa, Conte è un uomo d’onore. Quindi facciamo finta che vada tutto bene e continuiamo pure a tifare per la nostra squadra, anche se una parte di noi ha dovuto smettere, da almeno vent’anni, di urlare“forza Italia” quando c’è la partita della nazionale.
Mi interessa di più un altro aspetto della questione. La Federcalcio ha annunciato che lo stipendio di Conte sarà pagato in parte dagli sponsor. La cosa dovrebbe tranquillizzare i cittadini, in questi tempi di spending review e soprattutto evitare altre polemiche. Non preoccupatevi, pare ci voglia dire il presidente Tavecchio - e anche Tavecchio, si sa, è un uomo d’onore - non sprecheremo i vostri soldi in questi tempi di crisi. Ringraziamo quindi gli sponsor che sborsano i loro soldini per permettere a noi di sperare tra quattro anni di vincere il campionato del mondo.
Credo però che sarebbe bene mettere in chiaro che non si tratta di beneficenza; alla fine quei soldi li pagheremo comunque noi, acquistando una maglietta o un paio di scarpe. Certo, qualcuno obietterà, c’è una bella differenza tra risorse pubbliche che dovremmo mettere fuori tutti noi, con le nostre tasse, indipendentemente dal nostro interesse per il calcio, e soldi che ciascuno di noi può decidere o meno di spendere, acquistando questo o quel prodotto. Apparentemente è vero, anche se non è proprio così lineare. Spesso questi bisogni ci vengono indotti, perché non abbiamo veramente bisogno di quella maglietta o di quel paio di scarpe, ma veniamo convinti che siano qualcosa di indispensabile, di irrinunciabile. E proprio perché li sentiamo come indispensabili siamo disponibili a spendere di più, in modo da pagare la nostra quota dello stipendio di Conte.
Allora probabilmente il problema non è quello di capire dove trovare i soldi per pagare lo stipendio del commissario tecnico, ma capire se quello stipendio è adeguato. So qual è l’obiezione di Tavecchio e di quelli che sostengono questa operazione: senza uno stipendio adeguato, ossia molto alto - scandalosamente alto - è impossibile trovare un tecnico molto bravo, dal momento che quelli bravi - o presunti tali - possono sperare di essere ingaggiati da squadre di club con ingaggi di questo livello, appunto scandalosamente alti. Vero, ma allora forse il problema è quello di darsi delle regole e di decidere delle priorità. È una priorità del paese, ossia pubblica, avere alla guida della nazionale uno dei tecnici più pagati del mondo? Francamente credo di no, ma immagino che anche su questo alcuni di voi potrebbero dissentire.
Poi c’è un altro piccolo problema. Chi ci garantisce del “garante”? Ossia chi garantisce che le scelte del commissario tecnico, pagato in parte degli sponsor, non saranno in qualche modo influenzate dallo stesso sponsor? Magari Conte - se non fosse un uomo d’onore - potrebbe avere un occhio di riguardo per quei giocatori che indossano abitualmente le stesse magliette e le stesse scarpe dell’azienda che gli dà una parte del suo stipendio. E così noi saremmo spinti a desiderare sempre più quelle scarpe, dal momento che verrebbero indossate da tutti i nostri idoli.
Il solito obiettore - che oggi evidentemente fa gli straordinari - adesso potrebbe criticarmi: proprio tu che consideri poco importante la nazionale di calcio, tanto da non volerci investire per uno stipendio adeguato, adesso ti preoccupi che venga scelto questo o quel giocatore, non badando alla qualità, ma alla marca delle sue scarpe? Effettivamente me ne importa poco, ma è la logica che mi preoccupa.
Infatti gli sponsor ormai non si limitano a pagare soltanto parte dello stipendio - poi ci diranno quanta parte, spero - del commissario tecnico della nazionale, ma intervengono in molti altri campi, che solitamente sarebbero di competenza dello stato. Gli sponsor intervengono in campi che il pubblico considera orami residuali, la cultura, la ricerca scientifica, l’educazione. Infatti, non essendoci più soldi pubblici per queste cose poco importanti, agli sponsor si chiede di restaurare un’opera artistica, di conservare un’area archeologica, di mettere in scena uno spettacolo di musica classica, di finanziare la ricerca sulla cura di una certa malattia, di sostenere le spese per un corso di laurea e così via.
Al di là del fatto che io potrei anche essere contento di acquistare, spendendo qualcosina di più, quel pacco di biscotti lì - e non quello più economico - per sostenere chi sostiene il Regio di Parma, anche in questo caso chi ci garantisce? Forse in questo caso specifico, non dovrei preoccuparmi troppo, perché so che Rosita è una gallina d’onore e so che, pur amando alla follia Puccini, non impedirà che venga rappresentato il Maestro Verdi. Ma in altri casi non sono così tranquillo. Ad esempio, chi mi garantisce che la ricerca scientifica sostenuta da una casa farmaceutica non si fermerà un attimo prima di arrivare a un risultato che potrebbe danneggiare quell’azienda? E chi mi garantisce che in quel corso di laurea sostenuto da un’importante azienda dell’informatica si studieranno ancora i programmi open source?
Domande a cui è difficile rispondere. Per fortuna che c’è il calcio a distrarci un po’.

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