mercoledì 28 gennaio 2015

Verba volant (160): presidente...

Presidente, sost. m. (anche f.)

In senso squisitamente etimologico il presidente è colui che siede avanti a qualcosa, spiega l'etimologista Pianigiani, 
per difenderla, curarla, governarla. 
Attende quindi un compito gravoso all'uomo, o alla donna, che nei prossimi giorni sarà chiamato, o chiamata, a presiedere la nostra Repubblica.
Non so chi verrà scelto; come tutti voi, leggo dei nomi - anche qualcuno francamente preoccupante - e, non avendo la passione né per le scommesse né per i vaticinii, non farò il mio pronostico. Ammetto di non nutrire molte speranze nel prossimo presidente della Repubblica, visto quello che sta succedendo e soprattutto visto chi e come lo sta scegliendo.
Chi mi legge con una qualche assiduità sa che pessimo giudizio io abbia dell'ultima persona che ha occupato, a mio avviso in maniera illegittima, quella carica così importante. Naturalmente chi c'era prima aveva tutti i titoli per stare lì dove stava, non ci è arrivato a seguito di un colpo di stato - non sono così sciocco da crederlo, anche se qualche ex-amico offre di me questa caricatura - ma chi siede al Quirinale, oltre ad avere molti diritti e prerogative, legati proprio al suo sedere avanti a tutti noi, ha anche molti doveri, anzi ha qualche dovere più di noi. 
Il presidente non solo deve rispettare la Costituzione - come dovremmo fare tutti noi - ma deve esserne il custode. Sinceramente non credo che quella persona l'abbia fatto, almeno dal novembre del 2011, quando di fronte alla fine della maggioranza parlamentare che aveva vinto le elezioni, non ha fatto l'unica cosa che avrebbe dovuto fare: sciogliere il parlamento e convocare nuove elezioni. Invece ha fatto prevalere la sua - pur legittima - volontà politica, ha deciso che la politica - un'arte nobilissima, che io amo molto - potesse prevalere sulle regole. Ha nominato un nuovo governo, ha costruito per lui una diversa maggioranza parlamentare e ha fatto tutto quello che sapete, creando le condizioni per una riforma di fatto dell'assetto istituzionale del nostro paese, sempre meno repubblica parlamentare e sempre più un'altra cosa, dai contorni nebulosi e comunque tendenzialmente antidemocratici. La democrazia ha bisogno di regole, quando le regole vengono meno se ne approfittano sempre i più forti, e questo è sostanzialmente quello che è successo negli ultimi anni in Italia. Peraltro questa sospensione della democrazia parlamentare non è neppure servita a risolvere la crisi economica - come qualcuno probabilmente credeva, forse perfino in buona fede - anzi l'ha acuita, almeno l'ha acuita per i poveri, per i più deboli, perché se c'è meno democrazia, ci sono meno garanzie di un lavoro sicuro ed equamente retribuito per tutti.
Per questo mi appassiona poco sapere chi verrà scelto nei prossimi giorni. Pare che il dilemma a questo punto sia solo quello di capire se il prossimo presidente sarà o un nuovo napolitano, ossia un presidente forte con una propria visione politica, che farà valere nel confronto-scontro con chi siede a palazzo Chigi, o un uomo di renzi, ossia qualcuno che ne asseconderà il disegno. Comunque sia non sarà il mio presidente, non sarà qualcuno che siede avanti a me, ma al massimo al mio fianco, ossia uno che partecipa alla lotta politica come faccio io, anche se con molte più risorse di quante ne possa avere io - magari anche con maggior acume - e per lo più contro di me, perché sosterrà una linea politica diversa da quella che sostengo io. Ovviamente al nuovo presidente della Repubblica non interesserà affatto quello che penso io e andrà avanti tranquillamente, ignorando le mie proteste, come quelle di quei cittadini che pensano che il presidente della Repubblica dovrebbe essere diverso da questi modelli.
Io vorrei un presidente della Repubblica di cui potermi fidare. Magari un presidente che non la pensa come me, ma che difende la Costituzione, prima di tutto applicandola e poi facendola applicare. Un presidente così certo siede avanti a tutti noi, ma si rende conto che c'è qualcosa che siede avanti anche a lui. Spesso quando citiamo l'art. 1 della nostra Costituzione ci fermiamo al primo comma, giustamente famoso e celebrato. Il secondo dice una cosa altrettanto importante.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Chi siede avanti - e ovviamente chi gli sta subito dietro e giù giù fino all'ultimo dei cittadini - non può mai esercitare un potere arbitrario, solo perché fare quella cosa gli sembra giusta - anche se è legittimo che lo pensi - ma deve esercitare il suo potere proprio all'interno di quei vincoli, che sono più stretti di quanto negli ultimi tempi qualcuno voglia credere. E non ci sono ragioni straordinarie per derogare a questo principio, crisi o non crisi, emergenza o non emergenza.
Naturalmente ci sono altre doti importanti in un presidente, a partire dalla sobrietà. E' più facile fidarsi di una persona che conduce una vita simile alla nostra, è più facile riconoscersi ed è più facile che lui, o lei, colga meglio i nostri problemi. E ciascuno di noi potrebbe mettere in fila altre caratteristiche, più o meno necessarie. Ma il punto centrale credo sia quello di riconoscere che esistono delle regole e che quelle regole debbono essere rispettate. Da tutti. Anche da chi siede avanti.
Non so chi sarà il prossimo presidente. Immagino non sia nessuno di quelli che io sceglierei e quindi non ha molto senso che faccia qui l'elenco dei desiderata: non verranno accolti e rischierei solo di dimenticare qualcuno. Mi piacerebbe che fosse una persona che, pensando alla nostra Repubblica, voglia difenderla, curarla, governarla. Con la Costituzione.

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