domenica 8 febbraio 2015

da "La grande magia" di Eduardo De Filippo

Calogero Di Spelta
Un altro giuoco. Ma scusate, la signora ha detto: “È morta!”

Otto Marvuglia
Proprio così. Un altro giuoco.

Calogero 
(dopo una pausa) Ma perché facciamo questi esperimenti? Scusate, professo’, ma che ce ne viene in tasca facendo questi giuochi d’illusione?

Otto
(colpito dalla domanda di Calogero, lo guarda lungamente assumendo un’aria sincera quanto sconfortata) Non lo so. È un trucco che non conosco. Io che esercito la professione di illusionista, mi presto ad esperimenti esercitati da un altro prestigiatore più importante di me… e così via, via, via fino alla perfezione… Ecco il giuoco prodigioso dell’illusione! Guarda… (mostrando la gabbia dove sono i canarini) Li vedi quegli uccelli? Appena me vedeno se metteno a cantà… Accòstati. (si avvicina alla gabbia seguito da Calogero) ‘E ssiente? (infatti si ode il cinguettio petulante del canarini insieme) Hê ‘a vede’ comme me cunosceno; e forse, me vonno pure bene. Per forza, li governo io ogni mattina. Lle porto ‘a preta ‘e zucchero, ‘a cemmetella ‘e nzalata, l’uosso ‘e seppia, il mangime… Hê ‘a vede’ comme m’aspettano.

Calogero
Veramente? Quanto so’ belle!

Otto
Ogni tanto io po’ sa che faccio? Metto ‘a mano dint’ ‘a gabbia e me ne piglio uno che mi deve servire per un esperimento d’illusione. (prende da un mobile una gabbietta, quella del primo atto) Lo metto in quest’altra gabbietta più piccola e lo presento al pubblico. “Ecco, signori”. La copro con un quadrato di stoffa nera, m’allontano di quattro passi, e sparo nu colpo ‘e rivoltella. Figurati il pubblico: “È sparito. Comme ha fatto? È un mago!” Ma il canarino non sparisce! Muore. Muore schiacciato tra un fondo e un doppio fondo. Il colpo di rivoltella serve a mascherare il rumore che produce lo scatto della piccola gabbia truccata. Poi naturalmente devo riordinare, e sai che trovo? Una poltiglia di ossicini, sangue e piume. (mostrando i canarini) ‘E vvide chisti ccà, chiste nun sanno niente. Illusioni non se ne possono fare. Noi, invece, si, ed è questo il privilegio. (osservando il volto triste di Calogero, muta di umore in un attimo; ridiventa allegro e superficiale) Guè, embè? Su con la vita: svegliati. Dobbiamo continuare il giuoco, il nostro giuoco. Guarda, là ci sta tutto il pubblico che aspetta. Ti sembrerà un secolo: ma poi vedrai che in un attimo si concluderà

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