mercoledì 24 giugno 2015

Verba volant (197): ipocrisia...

Ipocrisia, sost. f.

Uno dei motivi per cui il nostro paese fa così schifo è che l'ipocrisia ha ormai raggiunto un intollerabile livello di guardia.
In questi ultimi giorni mi hanno lasciato questa sensazione amara gli articoli dedicati alla morte improvvisa di Laura Antonelli, che immagino abbiate letto anche voi, magari di sfuggita. A me hanno colpito per una serie di motivi.
Laura Antonelli era una donna molto bella, di una bellezza particolare, innocente e sensuale insieme, che è stata usata - e sfruttata - in una stagione non particolarmente felice del cinema italiano. Per altro - a proposito di cosa allora veniva considerato osé - si vede molta meno "carne" in uno di quei film che in uno spot di qualunque azienda di telefonia mobile che passa all'ora di cena sulle reti nazionali. Non è stata una grande attrice, non è stata neppure messa in condizione di diventarlo, visto che a lei veniva chiesto soltanto di solleticare le bramosie dei maschi italiani, più o meno govani. Però sarebbe stato giusto ricordarla per quello che aveva rappresentato, per quell'ideale di bellezza che aveva turbato tanti spettatori, perché il cinema in fondo è anche questo. E farlo senza la pruderie che è stata usata in troppi articoli, scritti in fretta, senza alcuna passione e con colpevole sciatteria.
Poi è stata una donna che non ha saputo gestire la sua fama e la sua vita, che si è perduta, che ha fatto molti sbagli e che li ha pagati. Riguardo a questo aspetto della sua vita invece è stato sparso sulla sua memoria una strato di pietosa melassa ipocrita: le vicende brutte sono state non dimenticate, non obliate per pudore, ma sussurrate, dette e non dette, con quell'aria da pettegolezzo di provincia così tipico dell'informazione italiana. Poi in tutti gli articoli abbiamo potuto leggere questa chiosa: "alla fine ha trovato conforto nella fede". E questo, nella bigottissima società italiana, ha salvato tutto e tutti, sia la povera donna perduta sia gli estensori degli articoli che magari, da ragazzi, si erano masturbati pensando alle sue forme, immaginate più che viste.
Un altro topos ricorrente in questi articoli è la denuncia che è stata lasciata sola, che non è stata aiutata quando aveva più bisogno. E tutti hanno fatto finta di scandalizzarsi, quando sappiamo benissimo che è la cosa che succede a tutti, di cui tutti siamo vittime o colpevoli, prima o poi. Peraltro, quando qualche tempo fa qualcuno si è ricordato di lei e ha proposto che le fosse assegnato il mantenimento previsto dalla cosiddetta legge Bacchelli - che lei comunque rifiutò - si levarono molte voci indignate, perché i suoi seni non potevano essere considerati arte.
In Italia non sappiamo affrontare senza ipocrisia neppure la memoria di un'attrice e poi ci stupiamo che ci siano manifestazioni come il Family day, promosse e sostenute da bugiardi che non sono neppure omofobi, ma semplicemente vigliacchi che sfruttano la religione per ricavare una qualche popolarità. E' un ipocrita quel pingue oratore divorziato che si è risposato a Las Vegas, sono ipocriti quei politici che un giorno sostengono la famiglia "tradizionale" e il giorno dopo candidano Cosimo Mele, sono ipocriti quei prelati che tuonano contro i matrimoni tra le persone dello stesso sesso e poi tollerano i loro "colleghi" accusati di pedofilia. Grava sul nostro paese questa cappa di ipocrisia che ad esempio impedisce a un intellettuale come Adriano Sofri, che è stato a lungo in carcere per scontare la pena di un delitto grave e per questo ha scritto tanto su chi vive e lavora in quei luoghi di pena, di partecipare a un convegno promosso dal ministero, solo perché il direttore di un giornale molto influente è il figlio della persona che Sofri è accusata di avere ucciso. E ipocriti sono i direttori che fanno campagne contro il femminicidio e poi tengono sui siti delle edizioni on line dei loro giornali molte foto di donne mezze nude - sempre più di quanto sia stata Laura Antonelli nei suoi film - perché comunque quelle sono le foto più guardate da noi maschi "guardoni", fanno aumentare i contatti e quindi la pubblicità. Sono ipocriti quegli industriali che promuovono la cultura etica in Italia e sfruttano i loro lavoratori in Asia, che sottoscrivono la Carta di Milano e poi non si curano da dove viene il grano che mettono nei loro prodotti. E la lista potrebbe essere molto lunga.
Ypokrités in greco antico è la parola che indica l'attore. Tra i ricordi ipocriti, qualcuno ha detto che Laura Antonelli, anche nel pieno del successo, era rimasta quella ragazza venuta da Pola, che faceva fatica a nascondere l'accento veneto. Forse era troppo poco attrice per questo paese.

2 commenti:

  1. Completamente d'accordo
    L'ho vista ieri sera in un bel film di Visconti: L'innocente.
    Ho avuto i tuoi stessi pensieri.

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