martedì 29 dicembre 2015

da "Il monopolio dell'uomo" di Anna Kuliscioff

Mi pare quindi, che solo col lavoro equamente retribuito, o retribuito almeno al pari dell'uomo, la donna farà il primo passo avanti ed il più, importante, perché soltanto col diventare economicamente indipendente, essa si sottrarrà al parassitismo morale, e potrà conquistare la sua libertà, la sua dignità ed il vero rispetto dell'altro sesso. Credo che soltanto allora le donne avranno la forza morale di non subire più le pressioni del padre, del marito, del fratello, e potranno creare anch'esse, in mezzo al loro sesso, quell'arme potente delle lotte sociali moderne, ch'è l’associazione, per conquistare poi con quest'arme i diritti civili e politici, che sono loro negati come agli uomini interdetti per imbecillità, per pazzia o per delinquenza.
Le leggi vigenti infliggono alla donna questa umiliazione atroce, perché non solo gli uomini, ma anche le donne stesse considerano la donna come un'eterna minorenne, ed essa non potrà mai diventare maggiorenne se non quando potrà bastare a se stessa colla propria intelligenza, le proprie capacità e le proprie forze morali.
In America c'è voluto un mezzo secolo di lavoro femminile nell'industria, nell'istruzione pubblica, nelle professioni libere, nessuna esclusa, perché le donne americane ottenessero, non il diritto al voto deliberativo, che si è ottenuto in uno solo degli Stati Uniti, ma soltanto il diritto al voto consultivo nei corpi politici, nelle commissioni legislative e nelle assemblee generali.
Non sono che sette anni che la legislatura del Kentuky sentiva due donne, la Benet e la Hoggart, patrocinare i diritti del loro sesso. Le donne avvocatesse di se medesime suscitarono, naturalmente, grande curiosità sia fra i deputati sia fra il pubblico accorso numerosissimo alla Camera. Gli scettici ed i maligni furono disarmati e vinti dall'eloquenza e dall'erudizione giuridica della Miss Hoggart; e lo stesso giorno fu presentato un bill, che conferiva alle donne il diritto all'amministrazione dei loro beni ed alle madri un'autorità sui figli eguale a quella del padre.
Questo fatto, che troverebbe in Francia, in Inghilterra ed altrove molti riscontri, che qui ometto per amore di brevità, non è che un esempio isolato inteso a dimostrare, come le leggi giuridiche sono la conseguenza di abitudini e costumi sociali, e non altro che la sanzione dei rapporti sociali già esistenti, allo stesso modo che le leggi cosmiche e biologiche non sono che la sintesi dei fenomeni osservati.
Non voglio però cadere nell'assoluto e non negherò che, se oggi, per una specie di miracolo, i legislatori uomini concedessero alle donne i diritti civili e politici, questo fatto eserciterebbe un'immensa influenza sul loro sviluppo intellettuale e morale, poiché è legge biologica che le funzioni nuove creano, a poco a poco, organi loro adatti. Fra le donne sarebbe avvenuto su per giù lo stesso fenomeno che si osserva nella gran massa degli operai, uomini poco atti ancora alla vita civile e politica. Eppure, dopo pochi anni di partecipazione diretta degli operai alla vita politica, vediamo come dal loro balbettare quasi infantile si sviluppano oratori poderosi, forniti di cognizioni serie e di studi profondi sulle questioni vitali che agitano la loro classe.
Ma ormai nessuna persona intelligente e di buon senso crede più ai miracoli; e le leggi vigenti, che riguardano le donne, subiranno la stessa evoluzione di tutte le altre leggi. Perché, direi colle parole dello Spencer, che "a misura che la cooperazione volontaria modifica sempre più il carattere del tipo sociale, il principio tacitamente ammesso dell'eguaglianza dei diritti per tutti diventa condizione fondamentale della legge."
Le donne, quindi, cooperando a titolo eguale degli uomini al lavoro sociale sotto qualsiasi aspetto, renderanno impossibili le leggi attuali, che le mettono in condizione d'inferiorità fra i minorenni e fra gli incapaci per imbecillità o pazzia quanto ai diritti politici, e assegnano loro un posto così inferiore in famiglia quanto ai diritti civili. Certo è che, finché la donna non potrà bastare a se stessa e per vivere dovrà dipendere dall'uomo, la legge, che la considera come proprietà del marito, dovendo la moglie seguirlo dovunque, rimarrà in tutto il suo vigore; e se quell'articolo, così oltraggioso alla dignità umana della donna, venisse anche abolito, quest'abolizione non rimarrebbe che lettera morta, data la dipendenza economica, in cui si trova la grande maggioranza delle donne.

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