sabato 21 maggio 2016

Verba volant (274): prudenza...

Prudenza, sost. f.

L'altra sera guardando un telefilm mi hanno colpito le pubblicità. Non tanto la loro insistenza e la loro pervasività - ormai ci siamo abituati e chissà se i nostri figli riuscirebbero a guardare in televisione un film tutto intero, come potevamo fare ancora noi alla loro età - e neppure la loro ostentata volgarità - purtroppo ci siamo abituati anche all'uso pornografico del corpo femminile per reclamizzare qualsiasi prodotto - mi ha fatto pensare l'oggetto di quelle inserzioni. Praticamente in una ogni due - tra un'auto e un reggiseno, tra un telefonino e un detersivo - venivano offerti dei prestiti.
Ho pensato: ecco la pubblicità ai tempi della crisi. Il telespettatore a casa non fa in tempo a pensare che gli piacerebbe proprio comprarsi quella cosa, sponsorizzata dalla bellezza di turno o dal suo calciatore preferito, e che non ha i soldi per farlo, mentre pensa che quella cosa non se la può permettere, ecco arriva lo spot che ti risolve i problemi: i soldi li puoi avere, facilmente e senza garanzie. Per comprarti anche quello che non ti serve. Anche con i soldi che non hai.
Anche mia moglie e io abbiamo chiesto un prestito per acquistare la casa in cui viviamo: è una cosa piuttosto normale, perché è difficile che una famiglia abbia tutti i soldi necessari per comprarsi una casa. Così come potremmo chiedere un finanziamento per acquistare un'auto nuova, quando la nostra ci lasciasse definitivamente: è una cosa di cui abbiamo bisogno per andare a lavorare e per le necessità della famiglia e quindi dovremmo e potremmo fare un sacrificio del genere. Ma i tizi che chiedono i prestiti negli spot non hanno mai questi bisogni così consueti; chiedono un prestito per rinnovare il bagno, perché vogliono assolutamente quelle mattonelline a mosaico, oppure per abbellire il giardino, per far crepare di invidia il vicino. A me non verrebbe mai in mente di fare un debito per comprare un televisore o un telefonino o per andare in vacanza - ci sono persone che lo fanno - perché i miei genitori mi hanno tenacemente insegnato che ci sono cose - praticamente tutto - che si possono comprare solo quando i soldi si hanno tutti, e anzi quando se ne hanno un po' di più, perché bisogna sempre tenere qualcosa da parte perché non si sa mai. Sarà che i miei genitori sono nati quando c'era la guerra, sarà che che sono cresciuti in famiglie di contadini, che avevano ben chiaro il valore del denaro, dal momento che ne vedevano assai poco. Però mi hanno insegnato così e così avrei insegnato ai miei figli se ne avessi avuti.
I miei genitori - parlo ovviamente dei miei, ma intendo anche quelli di Zaira, così come quelli di molti di voi che mi leggete - avevano il valore della prudenza. A sentire questi corifei della "nuova" economia pare che questo sia un valore superato, addirittura nemico dello sviluppo. Quelli che preparano le pubblicità sembrano volerci dire: spendete i soldi che avete, e anche quelli che non avete, fate girare l'economia. Come se questa fosse la ricetta far crescere il paese, per farlo uscire dalla crisi in cui si trova. Eppure se ci fermassimo un attimo a pensare, dovremmo ricordare che questo paese è cresciuto, è cresciuto davvero, quando erano giovani quelli come i miei e i vostri genitori, quelli prudenti, quelli che non fare il passo più lungo della gamba. E' quella generazione lì che ha permesso a quelli della mia generazione di studiare, di andare a lavorare non da ragazzini come hanno fatto loro, è quella generazione lì che ha portato benessere al nostro paese, con quella mentalità contadina, con quella saggezza che da anni ormai ci insegnano a dimenticare.
E' come quella pubblicità di una marca di telefonini in cui ti spiegano che dopo un anno lo potrai cambiare e anzi la bontà dell'offerta sta proprio nel fatto che ogni anno potrai cambiare telefono. E perché ogni anno dovrei cambiarlo? Queste pubblicità sono pericolose non per quello che ci spingono a comprare - anche se a volte anche questo è un pericolo, perché poi non abbiamo i soldi per onorare i debiti e rischiamo di rovinarci per qualcosa di superfluo, se non di inutile - ma soprattutto perché agiscono su tutti noi, indipendentemente dal fatto che compriamo o meno, che chiediamo o meno un prestito. E' difficile non sentirci come consumatori, perché è sostanzialmente quello che vogliono che siamo, e ce lo ripetono, ogni giorno dell'anno, ogni ora del giorno, in maniera asfissiante. Valiamo non per quello che siamo, per quello che pensiamo, per quello che facciamo, ma per quello che compriamo. Anche se non abbiamo i soldi per farlo.

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