sabato 18 giugno 2016

Verba volant (279): ballottaggio...

Ballottaggio, sost. m.

La prima fase della lunga procedura che portava all'elezione del doge della Repubblica di Venezia prevedeva che il consigliere più giovane si recasse nella chiesa di San Marco e nominasse il ballottino. ossia il primo bambino tra gli otto e i dieci anni nel quale si imbatteva. Una fortuna per quel bambino, che assumeva automaticamente il grado di Notaio ducale e aveva il diritto di essere mantenuto agli studi. Il balotin del dose aveva il compito di estrarre le ballotte, cioè le palle che si usavano per le votazioni. In una prima fase in trenta di queste ballotte veniva inserito un bigliettino con la scritta elector. In seguito venivano impiegate trenta palle d'oro, mentre tutte le altre erano d'argento. Il ballottino veniva bendato, estraeva le palle e le consegnava, una alla volta, ai membri del Maggior Consiglio che gli sfilavano davanti: i trenta a cui era stata consegnata quella d'oro erano quelli che davano il via alla procedura dell'elezione vera e propria, procedura che sarebbe stata ancora lunga e complicata. Ballotta è una parola che ha avuto una storia fortunata: in inglese si chiama infatti ballot box l'urna elettorale, mentre in italiano si dice ballottaggio la seconda votazione, che si fa quando nella prima nessuno dei candidati abbia ottenuto la maggioranza richiesta. Curiosamente a Bologna fare i balottini significa imbrogliare, barare, specialmente al gioco; evidentemente il segno dell'ostilità tra il Comune felsineo e la Repubblica, culminata nella battaglia navale di Polesella del 1271, inaspettatamente vinta proprio dalle navi bolognesi.
Magari qualcuno ha già smesso di leggere, perché pensava che scrivessi qualcosa sul voto di domenica prossima, sui ballottaggi nelle quattro città più grandi d'Italia e a Bologna. E forse qualcuno smetterà di leggere adesso, perché è stufo di questa politica. Comprensibile. Verba volant è un vocabolario atipico, che segue regole tutte sue.
E' una situazione molto difficile, per molte ragioni inedita. Stiamo giocando un'altra partita. Con regole diverse, regole che non abbiamo scritto noi, regole che probabilmente non ci piacciono, ma a cui dobbiamo in qualche modo adeguarci. Al di là delle affermazioni di questi ultimi giorni, in queste elezioni amministrative le questioni locali sono state per lo più in secondo piano, anche perché i sindaci hanno sempre meno poteri e l'elaborazione sulle politiche locali è sempre meno incisiva. Queste elezioni sono state considerate per lo più come una sorta di primo tempo rispetto al referendum di ottobre: in questo modo le ha gestite il partito di maggioranza, che ha dedicato tutte le proprie energie a fare propaganda per le ragioni del sì invece che a sostenere i propri candidati. Ora che il voto non ha avuto l'esito sperato, è stata cambiata un po' la prospettiva: il presidente-segretario viene tenuto il più possibile in disparte dalla campagna elettorale e vengono sfumati i toni polemici, specialmente verso la sinistra. Non so se l'abbiano spiegato anche a renzi, vista la sua ultima dichiarazione sul lanciafiamme, ma questa è comunque la strategia. 
In particolare si sta facendo una sorta di chiamata alle armi contro i "barbari", leghisti o grillini poco importa. A Bologna il candidato del pd ha detto, più o meno esplicitamente, che si tratta di un referendum tra civiltà e barbarie, tra chi ama la città e chi la vuole distruggere. Immagino che, nonostante tutto, nonostante la palese inadeguatezza di questa amministrazione, nonostante renzi, Merola vincerà, perché questo appello sta facendo presa in una parte importante della sinistra bolognese. Molti compagni che non l'hanno votato al primo turno dicono che al ballottaggio voteranno Merola, per evitare che il loro mancato voto faccia vincere Borgonzoni. Ragionamento comprensibile, ma che evidentemente è figlio di categorie politiche che ormai sono saltate. Quei compagni stanno giocando la vecchia partita, con le vecchie regole: un modo certo per perdere. Francamente se fossi ancora bolognese non saprei cosa fare, ma certamente non voterei per Merola, per il pd, per chi vuole cambiare la Costituzione. Immagino che annullerei la scheda, questa mi sembra l'unica possibilità che mi rimane per non offrire un sostegno a chi oggi rappresenta il pericolo maggiore per la democrazia. E accetterei i rischi che questo voto comporta, compresa la vittoria di Borgonzoni. Allo stesso modo, se vivessi in una delle altre città interessate al ballottaggio, mentre voterei convintamente De Magistris - l'avrei votato anche al primo turno - non voterei né Giachetti, né Sala, né Fassino. A Roma e a Torino voterei le due candidate del Movimento Cinque stelle, a Milano voterei Parisi, per essere sicuro di far perdere Sala.
Su una cosa in fondo renzi ha ragione: l'appuntamento più importante, decisivo, di questi mesi, sarà il referendum di ottobre, l'esito di quel voto avrà conseguenze a lungo nei prossimi anni, molto più di questa tornata amministrativa. Io ho rispetto del voto amministrativo - anche per la mia storia personale - e sinceramente mi dispiace svilirlo in questo modo, usandolo per qualcosa che non c'entra con il governo delle città. Ma siamo in una situazione di emergenza e dobbiamo agire di conseguenza, anche facendo qualcosa che non avremmo mai fatto, che fatichiamo a fare. E vi assicuro che per me è ancora fatica favorire in qualche modo l'elezione di un sindaco leghista a Bologna. Però tra un candidato del partito del sì e una candidata di un partito che voterà NO, non mi convincerete che il primo è migliore della seconda. E se questo mia scelta in qualche modo servisse a indebolire il pd, a rendere il suo leader ancora più arrogante - renzi sa solo vincere e quando perde non sa come comportarsi - a svelare le contraddizioni di quel partito, allora quel mio voto contro il pd sarebbe un voto utile. 
Evitando di fare dei balottini.   

1 commento:

  1. Complimenti, sei sempre molto chiaro ed incisivo. Mirko

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