venerdì 17 giugno 2016

Verba volant (282): europea...


Europeaagg. 

Di solito i dizionari quando definiscono un aggettivo presentano la sua declinazione al maschile singolare. Verba volant, essendo molto poco convenzionale, può permettersi di non rispettare questa regola e infatti ho deciso di usare la forma al femminile, perché questo aggettivo mi serve per raccontare Jo Cox.
Fino ad ora rischiamo di ricordare questa edizione dei campionati europei di calcio più per gli scontri delle bande di tifosi che precedono quasi ogni partita piuttosto che per le partite stesse. Mi sembra una metafora perfetta delle tenebre che sono calate sul nostro continente, sempre più vecchio, sempre più esausto, ormai moribondo. Sono giorni difficili per l'Europa, in cui molti di noi cittadini europei siamo chiamati a fare delle scelte che incideranno sul nostro futuro e probabilmente su quello della generazione dopo la nostra, eppure non c'è speranza, solo paura. Non c'è gioia, solo livore. Non c'è voglia di lottare, solo rabbia, impotente, vana, senza scopo. Quelle bande di giovani violenti ci raccontano molto di più di quello che vorremmo ammettere.
Come noto nel Regno Unito si gioca molto di quello che sarà l'Europa nei prossimi anni, perché - nonostante le rassicurazioni un po' patetiche del presidente-segretario - se quel paese uscisse dall'Unione le conseguenze sarebbero negative per tutti, anche per l'Italia, specialmente per l'Italia, che è così debole, così soggetta a forze che stanno fuori dal nostro paese. Io, come sapete, non amo questa Europa, non amo l'Europa del finanzcapitalismo, l'Europa delle larghe intese, l'Europa che si è consegnata a un pugno di multinazionali, eppure non riesco a pensare all'Europa - perfino a questa Europa, che non mi piace e contro cui combatto - senza il Regno Unito, anche se a volte quel paese ha pensato a se stesso senza di noi. L'Europa, prima di essere un'espressione geografica - come avrebbe detto il vecchio Metternich, uno che di Europa se ne intendeva - è la sua cultura e io sono europeo perché c'è stato Shakespeare - e anche perché ci sono stati i Beatles - e non riesco a immaginarmi senza la cultura di quel paese.
Nel Regno Unito si stanno evidentemente fronteggiando due paure, due visioni negative del futuro. Non c'è uno schieramento che agita la speranza, che lotta per un'idea di progresso. Non c'è uno schieramento che esprime gioia nel suo voto. Sia i sostenitori del remain che quelli del leave giocano sulla preoccupazione del futuro e chiunque vincerà il referendum ha comunque espunto dalla propria prospettiva questa speranza. Forse il tragico omicidio di Jo Cox sposterà il giudizio - e il voto - di quel po' di opinione pubblica sufficiente a mantenere il Regno Unito in Europa, perché quel gesto così odiosamente razzista ha spaventato molti. Vincerà comunque la paura: non più la paura del diverso che viene da fuori, ma la paura del diverso che è già all'interno della società. Comunque vincerà la paura, che non è quello che avrebbe voluto Jo, che ci piace ricordare con quel sorriso che sembra capace di scacciarla. E Jo evidentemente non aveva paura se girava tranquillamente tra i suoi elettori, per fare propaganda, ma anche per ascoltare le loro ragioni. Ma né il suo sorriso né la sua determinazione l'hanno salvata.
L'omicidio di quella giovane deputata laburista, per anni impegnata in associazioni umanitarie e per i diritti, specialmente delle donne, è il segno della sconfitta dell'intera società europea. Uccidere la Cox ha significato uccidere un barlume di speranza che ancora si trovava in uno degli schieramenti, l'idea che la battaglia a favore della permanenza del Regno Unito nell'Unione fosse anche la battaglia per una società diversa, più aperta, più solidale, capace di aprirsi al mondo.
E non è qualcosa che riguarda solo quel paese. Pensate a cosa è la campagna elettorale qui da noi, al livore che ci mettiamo. Io stesso ammetto di aver annunciato un voto senza speranza, un voto che mi lascia pieno di amarezze. E sinceramente ho visto poco gioia anche nelle grandi manifestazioni sindacali in Francia, che pure rappresentano il meglio che in questa fase c'è nel nostro continente, un segno che la lotta può continuare, che non tutto è perduto. Ma non c'è sorriso, c'è più rassegnazione, la stessa rassegnazione con cui io a Milano voterei il candidato proposto da Berlusconi e dalla Lega solo per fermare il disegno autoritario di renzi. E ho pensato di farlo perfino nella città in cui ho fatto politica per tanti anni, la città in cui ho imparato a essere quello che sono.
Viviamo in un'Europa che lotta senza speranza. Per questo l'omicidio di Jo Cox ci ha fatto così male, ci ha colpito così duramente. Perché era giovane, perché era una donna, perché era impegnata a migliorare la politica e la società, perché ci credeva. Se dovessi dare un volto all'Europa che vorrei - come ogni tanto i francesi scelgono che fattezze dare alla loro amata Marianne - sceglierei il sorriso di Jo Cox, europea.

1 commento: