sabato 17 dicembre 2016

Verba volant (328): fotocopia...

Fotocopia, sost. f.

In questi giorni la definizione più frequente per descrivere il gabinetto Gentiloni è stata governo fotocopia. Effettivamente le modifiche sono state così modeste da farmi quasi dimenticare che renzi si sia dimesso, se non fosse per i festoni che ho ancora attaccato in soggiorno, per le lingue di Menelik cadute dietro il divano, per le bottiglie vuote di spuma con cui ho festeggiato la dipartitita dell'uomo di Rignano. Comunque sia, perfino nei monocolori democristiani degli anni Cinquanta e Sessanta c'era più movimento di quello offerto da questa recentissima crisi di governo.
In ogni caso mentre Gentiloni saliva e scendeva dal Colle, anche Trump ha continuato ad annunciare i componenti della propria amministrazione e in questo caso non si può certo parlare di governo fotocopia. Almeno apparentemente.
Mi pare non sia stato sottolineato abbastanza: l'elezione di Trump rappresenta forse la più grande rottamazione - il termine non mi piace, ma rende l'idea - mai avvenuta in un paese occidentale. The Donald è il primo presidente degli Stati Uniti a non avere mai ricoperto un incarico pubblico nell'amministrazione o nell'esercito. Del suo segretario di stato è stato ampiamente sottolineato che è un amico di Putin, ma non il fatto che neppure lui ha mai avuto un ruolo politico, essendo l'amministratore delegato della Exxon Mobile. In altri ruoli chiavi dell'economia sono stati scelti manager e proprietari di corporation alla loro prima esperienza politica. Oppure generali da pochissimo non più in servizio, per i quali deve scattare una qualche deroga per assumere incarichi di governo. O familiari dello stesso Trump. Sicuramente negli Stati Uniti si sta per insediare un nuovo governo, ma non sarà un governo nuovo.
Ovviamente le persone "scelte" da Trump si sono sempre occupate di politica, l'hanno finanziata, l'hanno condizionata. I texani Bush ad esempio sono stati i rappresentanti della grande industria energetica e petrolifera e quindi uno come Rex Tillerson in qualche modo si è già occupato della politica estera degli Stati Uniti. Il nuovo segretario al tesoro, Steven Mnuchin è un manager della Goldman Sachs, come lo erano Robert Rubin e Henry Paulson, che hanno ricoperto lo stesso incarico con Clinton (marito) e Bush (figlio): negli ultimi vent'anni il "partito" di questa enorme banca d'affari ha espresso il ministro del tesoro per un lungo periodo, indipendentemente da chi sedesse alla Casa bianca. Ma evidentemente qualcosa è cambiato, anche negli Stati Uniti, nel rapporto tra capitale e politica. E' come se il capitale avesse voluto affrancarsi dai politici per assumere direttamente il controllo del potere. I capitalisti hanno deciso che la politica è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai politici.
C'è un dato che mi ha molto colpito: il governo Trump, allo stato attuale, ha un patrimonio stimato in 35 miliardi di dollari, più del pil di almeno un centinaio di paesi del mondo. Trump e i suoi ministri valgono più del Vermont. Credo sia chiaro quale sarà la politica del lavoro del nuovo ministro Amdrew Puzder, amministratore delegato di una grande catena di fast food, o quale sarà l'impronta economica determinata da un finanziere come Wilbur Ross, che sostiene che le tasse per le imprese devono essere ridotte fino al 15%. Questo governo nasce per tutelare soltanto i grandi azionisti delle corporation e questi, in una fase così delicata, non hanno voluto correre rischi, non hanno voluto delegare ad altri la difesa di questi interessi, ma hanno deciso di occuparsene direttamente. 
Assistiamo quindi al paradosso di un governo espressione come non mai dei poteri di Wall street eletto grazie ai voti di chi voleva meno Wall street, anzi eletto proprio grazie alla propaganda contro Wall street. Magari il governo Trump non sarà un governo fotocopia, ma i lavoratori degli Stati Uniti sanno perfettamente cosa aspettarsi da questo esecutivo così smaccatamente di classe, così sfacciatamente schierato a favore dei ricchissimi contro i poveri. E sarà durissima. Francamente non so se questo sia solo un segno di forza del capitale; forse è anche il segnale che i capitalisti hanno paura, che si rendono conto che il loro potere, cresciuto in maniera così volgarmente ingiusta, potrebbe sgretolarsi e quindi che per difendersi occorre ogni loro energia. E quindi anche noi dobbiamo dedicare a questa battaglia contro di loro ogni nostra energia.

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