domenica 18 dicembre 2016

Verba volant (329): laurea...

Laurea, sost. f.

Premessa: ovviamente non voglio difendere Valeria Fedeli, che è una persona che non stimo e di cui ho un pessimo giudizio, perché è del pd; anzi è tra quelli del pd che mi fanno più schifo perfino dei "renziani nativi", perché Fedeli, come molti altri, è diventata renziana per fare carriera. Detto questo non riesco più a sopportare tutti i commenti a proposito della sua mancata laurea, perché ormai il tema non è più - e non è solo più - il fatto che nel suo curriculum ci fosse un fantomatico diploma di laurea, declassato poi a semplice diploma e forse neppure quello - spero che adesso non cominci la ricerca dell'esito dell'esame di quinta elementare della piccola Valeria - ma proprio il fatto che sarebbe inadeguata a fare il ministro - tanto più dell'istruzione - proprio perché non ha la laurea. Non ricordo una simile canea sui social quando Benedetto Croce, che notoriamente non aveva finito l'università, assunse tale incarico.
Io - come immagino anche voi - ho conosciuto dei laureati che sono perfetti imbecilli, mentre ho imparato moltissimo da donne e uomini che si sentivano più sicuri a parlare in dialetto piuttosto che in italiano e che non avevano finito neppure le elementari. Anch'io, come dice di sé il poeta son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato. Ho avuto un'opportunità che i miei genitori non hanno avuto e che hanno fatto di tutto affinché avessi: sono abbastanza sicuro - anche se non me l'hanno mai detto né io l'ho detto a loro - che il giorno in cui mi sono laureato loro fossero molto più contenti di quanto lo fossi io, perché quella corona d'alloro che gli amici mi avevano scherzosamente messo in testa per loro è stato un traguardo, mentre per me era un momento di passaggio, un qualcosa di necessario, ma non sufficiente. A essere sincero quel pezzo di carta non è stato determinante per le cose che ho fatto, ad esempio avrei potuto partecipare al concorso per il posto in cui adesso lavoro anche con la sola maturità, però ci sono state lezioni a cui ho assistito, incontri che ho fatto, libri che ho letto in quegli anni dell'università, che sono stati fondamentali, sono qualcosa che mi rimarrà per sempre, che mi hanno fatto diventare, nel bene e nel male, quello che sono. Poi in quegli stessi anni ho anche cominciato a fare politica - anzi ci ho messo un po' a laurearmi proprio perché facevo troppa politica - e anche quella è stata una scuola fondamentale, con le sue lezioni, i suoi incontri, i suoi libri. E anche i suoi esami.
Per questo il tema non è se quel presidente, quel ministro, quel sindaco, abbia o no la laurea, ma chi sia, quali siano le sue idee, cosa sappia e voglia fare. Proprio per questo le battute, le dichiarazioni, le prese di posizioni più o meno sdegnate, di questi giorni non ci fanno riflettere, perché è passata l'idea che la politica sia una questione tecnica, come la medicina, qualcosa che devono fare gli esperti. Peraltro ci sono medici, ovviamente laureati - spero - che sono incapaci assoluti quando devono parlare con i loro pazienti. Anche la bugia di Fedeli testimonia questo clima. Lei o qualcuno del suo staff, scrivendo quel curriculum, avrà pensato che non sta bene avere almeno una laurea e quindi ha un po' stiracchiato quel titolo; invece Fedeli avrebbe dovuto valorizzare il suo impegno, il suo lavoro nel sindacato, che peraltro ha rinnegato votando il jobs act, ma questa è appunto un'altra storia, che riguarda, per fortuna, la politica e quello che una persona vale, indipendentemente da quello che ha studiato.

1 commento:

  1. Ipocriti. Abili a rigirare frittate.
    comparirà "anonimo" solo perchè non mi va di iscrivermi. A che pro?

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