lunedì 2 gennaio 2017

Verba volant (336): banale...

Banale, agg. m. e f.

A leggere i giornali pare che il problema più grave della fine del 2016 e di questo, appena abbozzato, inizio del 2017 sia quello delle cosiddette bufale, ossia delle notizie false che si trovano in rete, così come si sono sempre trovate sugli altri mezzi di informazione, compresi gli autorevolissimi quotidiani che in questi giorni si sono scagliati contro questo fenomeno di costume. Permettetemi di non essere d'accordo. Il problema sono, sempre più, le parole banali. E di questo siamo responsabili tutti, noi che scriviamo, più o meno professionalmente, e voi che leggete e parlate. Ovviamente anche noi che scriviamo parliamo, ma in genere non ci ascoltiamo.
Se nei giorni scorsi scorrevate distrattamente la vostra bacheca di Facebook o andavate, altrettanto distrattamente, in giro per strada, avreste letto e sentito espressioni come queste: per fortuna che quest'anno sta per finire, lo voglio proprio dimenticare questo 2016, speriamo che il prossimo anno sia migliore di questo. Si tratta evidentemente di un esercizio retorico, perché sono le frasi che ripetiamo ogni anno e che accompagniamo ad auguri insiceri, rivolti a persone di cui non ci importa nulla: a te e famiglia, buona fine e miglior principio, tante care cose.
Ovviamente non voglio sindacare su quello che vi è successo nel 2016, immagino che per qualcuno di voi sia stato davvero un anno molto brutto; qualcuno di voi avrà perso, magari in circostanze drammatiche, una persona amata, qualcuno ha subito un terremoto, troppi quest'anno hanno perso il lavoro. In genere le persone per cui il 2016 è stato davvero drammatico hanno pudore di dirlo e comunque spesso cercano una speranza, un raggio di luce che rischiari il buio. Invece per la maggioranza di noi il 2016 è stato sostanzialmente come l'anno precedente e, azzardo una previsione degna del mago Otelma o di Rob Brezsny, il 2017 sarà uguale al 2016. E soprattutto noi "normali", noi che abbiamo avuto la ventura di nascere da questa parte del mondo in questa epoca, non abbiamo il diritto di lamentarci per l'anno appena trascorso.
Mi sarebbe piaciuto interrogare qualcuno di questi tristi figuri e chiedere loro perché il 2016 sarebbe stato così terribile. Forse perché è stato l'annus horribilis in cui sono morti tanti artisti e uomini illustri? Preparatevi perché ne moriranno anche quest'anno. D'altra parte Zsa Zsa Gàbor aveva 99 anni e Fidel Castro 90 e non stava molto bene. E' la stessa età di Elisabetta II: ovviamente God save the Queen, ma prima o poi... Forse il 2016 è stato orribile perché la tua ragazza ti ha lasciato? Questo dimostra semmai che lei ha più discernimento di te. O il dramma è che la tua squadra è retrocessa in serie C? O che hai perso il referendum? Comunque i tifosi di un'altra squadra hanno festeggiato la promozione e qualcuno è contento di averlo vinto quel benedetto referendum.
Banale deriva dal francese banal che significava anticamente appartenente al signore e poi ha assunto il senso di comune a tutto il villaggio, da cui il significato che ha oggi questo aggettivo. Comune al villaggio globale, in questa epoca social, in cui ci lamentiamo di tutto in rete. Credo dovremmo fare uno sforzo per non essere banali, per non dire sempre le stesse cose, le cose che gli altri si aspettano che vengano dette. Anche perché se noi riusciremo a non essere banali potremo pretendere che quelli che ci governano non dicano cose banali. Non ho ascoltato il messaggio di fine anno, ma ho l'impressione di non essermi perso molto. E non è neppure colpa di Mattarella, ma è che sapevamo cosa avrebbe detto, come sapevamo cosa avrebbero detto i due buontemponi che hanno fatto i loro contromessaggi quella stessa notte. Quante volte leggiamo articoli banali, e cento articoli banali fanno molti più danni di un articolo falso. Così come fanno danni le lezioni banali, gli spettacoli banali.
Non essere banali significa soprattutto pensare prima di parlare. Perché ci sono molti che sono banali, anche se dicono cose originali. Ad esempio ci sono alcuni intellettuali di sinistra che si peritano di dire sempre una cosa diversa da quella dettata dal senso comune, perché così sono convinti di essere intelligenti; questa forma di banalità, che prescinde appunto dal pensare a quello che si dice, tiene conto solo dell'effetto di quello che si dice. E' una banalità altrettanto pericolosa. Per questo vi auguro - e mi auguro, perché ovviamente tutti ci cadiamo - meno parole banali. E credo sia un buon proposito per l'anno che verrà.
E si può augurare buona fine e miglior principio anche senza essere banali: basta essere sinceri ed essere consapevoli di quello che si dice, perché come dice il poeta:
l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale.   

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