mercoledì 10 maggio 2017

Verba volant (382): cravatta

Cravatta, sost. f.

Curiosamente la cravatta è una di quelle tante cose che è arrivata in Europa con la guerra: la Guerra dei Trent'anni per la precisione, che in Italia è conosciuta soprattutto per essere stata raccontata da Alessandro Manzoni nei Promessi sposi. Tranquilli, non mi metterò a raccontarvi le complicate dinamiche di quel conflitto, che sconvolse l'intera Europa del Seicento, mi basta ricordare che nell'esercito francese combattevano anche dei mercenari croati, che erano abituati a indossare dei piccoli foulard annodati al collo, il cui lembo scendeva lungo il petto. I parigini, che forse avrebbero fatto meglio a pensare alle sorti della guerra - ma si sa che ancora oggi preferiamo occuparci di cose più futili - si invaghirono di quella moda portata dai soldati croates e quindi cominciarono a chiamare quel pezzo di stoffa cravate.
Credo di aver indossato una cravatta per l'ultima volta al mio matrimonio, eppure una vita fa la portavo regolarmente, tutti i giorni: era una parte sostanziale della mia divisa da lavoro da funzionario di partito. A dire il vero già allora alternavo quell'outfit classico - come direbbe la collega blogger Chiara Ferragni - a camicie dalle fantasie improbabili; fortunatamente di quelle non ci sono foto nella rete e quindi quei miei reati al buon gusto sono caduti in prescrizione. La cravatta era un piccolo segno di distinzione per noi comunisti, forse soprattutto per noi comunisti, perché era un accessorio dell'abbigliamento borghese. Ricordo un compagno di Granarolo, Pietro Gardenghi, che nella sua vita aveva sempre fatto l'imbianchino e continuava a farlo nelle Feste dell'Unità, con perizia artigianale e passione politica. Eppure Pietro, che tutti i giorni indossava una tuta perennemente sporca di vernice, quando c'era una qualche manifestazione, specialmente se si andava a Roma, tirava fuori il tre pezzi; e ovviamente la cravatta. Forse memore che nel 1975 il compagno Ingrao, diventato presidente della Camera, impose l'obbligo di questo indumento per i parlamentari. Potevamo anche aver conquistato i parlamenti borghesi, potevamo anche voler fare la rivoluzione, ma con stile.
Leggo che invece alla cena con Obama a Milano era obbligo non indossare la cravatta. Era proprio specificato nell'invito. Pare che solo Monti non abbia resistito e si sia presentato incravattato, sperando che non lo avrebbero notato, ma renzi l'ha amichevolmente costretto a togliersela. E quindi siamo tornati a essere tutti uguali, tutti senza cravatta, come si usa adesso: come sono diventati democratici i padroni.
Io comunque a Monti senza cravatta continuo a preferire Gardenghi, pugno chiuso e tre pezzi.  

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