venerdì 4 agosto 2017

Verba volant (421): morboso...

Morboso, agg. m.

Un portavoce di Channel 4, per giustificare la controversa scelta di quella rete televisiva di mandare in onda alcune registrazioni audio in cui Diana Spencer parla a ruota libera della propria sfortunata vita coniugale, ha detto che sono una "importante fonte storica" e che, in quanto tale, meritano di essere conosciute. Si tratta ovviamente di una forma di ipocrisia, celata in maniera davvero troppo grossolana.
La questione non è giudicare se la vicenda umana di Lady D sia storia o no, come molti fanno in questi giorni, magari con sufficienza verso una vicenda che considerano inutile gossip
Personalmente credo che sia storia a tutti gli effetti, perché raccontare la vita e la morte di quella giovane donna è necessario per capire la trasformazione della nostra società alla fine del secolo scorso, compresa l'invadenza che ha assunto un certo modo di fare informazione. Il film The Queen di Stephen Frears è illuminante su quello che è avvenuto in quei giorni, su come si è creato quel mito popolare. Credo sarebbe difficile raccontare la storia del Regno Unito degli ultimi trent'anni senza dedicare una particolare attenzione a questa icona pop. Almeno quanto i Beatles sono indispensabili per comprendere la storia inglese tra i Sessanta e i Settanta. O come la vita di Marilyn racconta la storia degli Stati Uniti degli anni Cinquanta. In questo contesto le parole di Diana - peraltro già conosciute dagli storici e dal pubblico - non sono particolarmente significative: servono a descrivere e a conoscere un po' meglio la donna, ma non aggiungono nulla al personaggio. E per la storia Lady D è molto più importante della signora Diana Frances Spencer coniugata Windsor; Diana era una donna intelligente e immagino ne fosse perfettamente consapevole, o almeno ha dato l'impressione di esserlo.
E anche questa ultima squallida storia della messa in onda delle registrazioni dovrebbe servire agli storici delle prossime generazioni per raccontare quello che purtroppo siamo diventati, quello che vogliono diventiamo. Quelle registrazioni sono pura pornografia e dato che la pornografia fa vendere i giornali e fa crescere gli ascolti, i dirigenti di Channel 4 hanno deciso che in questo modo potranno garantire un sostanzioso vantaggio ai propri azionisti, perché tante aziende vorranno acquistare gli spazi pubblicitari all'interno del programma e perché questa polemica - anche io che ne scrivo in questo piccolo blog di provincia - contribuisce a dare notorietà alla rete. 
Domenica 6 agosto milioni di persone si sintonizzeranno su quel canale per sentire quello che hanno già letto, per ascoltare quello che già sanno che ascolteranno. Non c'è nessuno scoop, solo curiosità morbosa e il bisogno, ancora una volta, di essere uno in mezzo a una folla. In fondo anche i funerali di Diana furono questo rito spersonalizzante, eppure capace di creare identificazione, l'ultima volta - forse - che milioni di persone in quel paese si sentirono popolo. Crea sconforto pensare che l'unica cosa che sembra capace di ricreare questa unione sia questa attesa di guardare nel buco della serratura, spiare Diana nuda, fragile. Siamo una società ben misera, quando godiamo di questa sua debolezza. 
In un mondo in cui tutto si misura con i soldi, queste registrazioni rubate e sostanzialmente inutili diventano preziose e, in nome di quei soldi, ci si dimentica come state ottenute, quanti passaggi sono stati fatti, ci si dimentica che sono state comprate e vendute. E in fondo ci si dimentica anche della persona che è la vittima di questo sordido commercio. E il corpo di Lady D è solo un'altra cosa da vendere, nella speranza che da qualche parte esca una nuova fotografia o magari un nuovo filmato per riaprire bottega.

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