venerdì 20 ottobre 2017

Verba volant (446): estradare...

Estradare, v. tr.

Se riconosciamo il principio che comminare una pena non deve e non può essere una forma di vendetta, dobbiamo trarne le conseguenze, anche quando non ci piacciono, ad esempio nel momento in cui affrontiamo la questione delle pene per i terroristi. Quando un movimento terrorista riconosce la propria sconfitta, finisce la necessità di punire i componenti di quel movimento, che evidentemente non sono più un pericolo per la società.
Pur riconoscendo che ci sono ancora diversi aspetti da chiarire nella vicenda del terrorismo di sinistra in Italia degli anni Settanta - ad esempio su come è stato infiltrato e su quanto questi infiltrati hanno influito sulla sua linea d'azione, fino al rischio di essere eterodiretto da forze dello stato che teoricamente doveva distruggere - è accettato ormai da tutti che quella stagione è politicamente chiusa e che quel terrorismo è stato sconfitto.
I terroristi possono quindi tornare nelle proprie case. Silenziosamente. Come effettivamente è avvenuto in questi anni e come sta avvenendo. Il silenzio è necessario per rispettare il dolore delle vittime che comprensibilmente soffrono per queste decisioni, per questa sorta di amnistia de facto, ma che non hanno alcun titolo per emettere sentenze e tanto meno per assegnare pene.
Detto questo mi pare che la colpa più grave di Cesare Battisti sia quella di non capire che sulla sua vicenda deve calare il silenzio. Come cala sempre sugli sconfitti. Battisti sembra voler sfidare questa regola, vuole apparire, fa di tutto affinché si parli di lui. La sua "fuga" - o viaggio non autorizzato per rifornirsi di vino, secondo la sua versione - i suoi brindisi a uso dei fotografi, le sue dichiarazioni a dir poco fantasiose secondo cui rischierebbe la vita a tornare in Italia, hanno reso la sua posizione indifendibile e soprattutto lo hanno reso ostaggio di piccoli maneggi politici, al limite della meschinità, che poco hanno a che fare con la giustizia: il presidente Temer vuole estradarlo solo per far vedere che è diverso da Lula e che in Brasile l'aria è cambiata, a uso dei suoi oppositori interni, il governo italiano vuole l'estradizione perché fa finta di essere rigoroso esecutore di una giustizia politica che normalmente non ha la forza di applicare. A nessuno ovviamente interessa nulla di Battisti - a parte il suo editore - e siccome lui sembra godere di questa situazione, francamente peggio per lui. Battisti ha perso l'occasione per chiedere solidarietà.

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