domenica 14 gennaio 2018

Verba volant (476): cesso...

Cesso, sost. m.

Il Pianigiani nel suo celebre Dizionario etimologico di fine Ottocento affronta certi lemmi con una certa comprensibile riluttanza, ma non può certo esimersi dal compito. Ci spiega quindi che trattasi di "quel luogo appartato della casa, ove si suol deporre le superfluità del ventre, che più comunemente dicesi luogo comodo". Si tratta infatti del participio passato del verbo latino cedere, che significa ritirarsi. Per questo nei treni si usava la parola ritirata, prima che i termini stranieri toilette e wc ci togliessero dall'imbarazzo.
Comprensibilmente The Donald, nonostante la sua carica, non dimostra la stessa ritrosia dell'etimologista senese: se deve dire cesso, dice cesso. Anzi usa quella parola come un manifesto politico e con quella parola lancia un segnale preciso. A dire il vero Trump ha usato una parola ben più volgare del termine italiano di cui oggi mi occupo in Verba volant. E sono convinto che lo abbia fatto di proposito. Perché sapeva che quella scurrilità, pur usata nel corso di un incontro riservato, sarebbe trapelata e avrebbe provocato le reazioni indignate di quelli che parlano bene, dei grandi giornali, mentre sarebbe stata molto apprezzata dai suoi elettori, da quelli che l'hanno votato e anche da qualcuno che non l'ha votato, ma che sul punto la pensa esattamente allo stesso modo e si è rotto le scatole di ascoltare in televisione i commenti politicamente corretti di quelli che spiegano quali parole possono essere usate e quali no.
Quella parola così volgare è servita a Trump per riannodare i fili con un'America profonda che pensa che gli Stati Uniti non debbano continuare ad accogliere quella gente là e che considera ipocrita quelli che oggi hanno criticato il presidente pur pensando sostanzialmente la stessa cosa.
Il problema non è quale termine Trump abbia usato, ma che idea oggi sia prevalente in una società come quella degli Stati Uniti. E anche nella nostra. Evidentemente nonostante otto anni di un presidente nero, nonostante tanti telefilm così attenti a bilanciare la presenza delle tante componenti della società americana, nonostante un'attenzione maniacale per l'uso delle parole - o probabilmente anche come reazione a tutte queste cose - un pezzo rilevante della società americana, forse maggioritaria, crede che sia colpa di quegli stronzi di immigrati che farebbero meglio a stare nei loro cessi di paese. Trump ha detto quello gli americani volevano sentirsi dire, anzi ha usato le stesse parole che usano loro, non come quegli altri damerini della televisione che hanno paura di usare certe parole.
Ovviamente per noi che siamo dalla parte giusta, per noi che non usiamo cesso neppure per dire che dobbiamo andare a deporre le superfluità del ventre e che non penseremmo mai di usare quel termine per definire i paesi da cui vengono le donne e gli uomini che arrivano nei nostri paesi, per noi che siamo così bravi, è facile criticare Trump, è facile dire che è un rozzo troglodita, ma quando lo abbiamo criticato, quando ci siamo messi la nostra brava medaglia al valore del politicamente corretto, non abbiamo fatto nulla per affrontare la questione vera, ossia quello che pensano le persone che hanno votato Trump, che sfogano in questo modo - sbagliato e ignorante fin che si vuole, ma è il loro modo - le loro paure e le loro insicurezze. Anzi rischiamo che queste critiche rafforzino Trump, perché, al di là dello sdegno per quella volgarità, non abbiamo dato una risposta a quelle paure.
Mentre Trump - e quelli come Trump - una risposta l'ha data: il muro, noi di qua e loro di là. E' qualcosa che si capisce, che alla lunga non funziona - noi lo sappiamo, ma loro no - mentre la nostra risposta è incomprensibile.
La nostra risposta è per forza di cose più complessa, perché è più difficile - ma non così difficile -  spiegare che i nemici non sono quelli di là dal mare, ma sono i padroni, sono quelli che ci sfruttano, sono quelli come Trump, ma credo sia necessario fare uno sforzo per usare parole chiare. E soprattutto avere il coraggio e la capacità di parlare con quelle persone che hanno paura e che fino ad ora hanno creduto solo a quelli come Trump.
E a Trump diciamo di stare attento: prima o poi riusciremo a tirare la catena.
 

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