Come ho scritto nella mia ultima "considerazione", sta succedendo qualcosa in Europa, in particolare in Spagna. I giornali italiani, com'era facilmente prevedibile, hanno dato scarsissimo risalto alle proteste dei giovani spagnoli, che rappresentano invece una delle grandi novità politiche di questi anni, insieme alle rivolte dei loro coetanei arabi. Questi movimenti sono tra loro indipendenti, rispondono a problemi estremamente diversi - in Spagna non c'è il dramma della povertà che alimenta le rivolte nel nord Africa - eppure li unisce la voglia dei giovani, e delle giovani donne, di contare, di poter dire le proprie ragioni, in un mondo in cui comandano uomini vecchi.
Proprio perché se ne parla poco credo sia utile documentarsi. Ho trovato in rete il manifesto di Democracia Real YA!, il gruppo che ha animato la grande manifestazione del 15 maggio in Plaza de Porta del Sol, da cui è nata la protesta che ha portato a un presidio permanente nella stessa piazza di Madrid, con un effetto di contagio che ha interessato altre città spagnole ed europee. Lo potete leggere integralmente, qui ne riporto alcuni stralci, che mi pare meritino particolare attenzione.
Contro la disoccupazione
Ridistribuzione del lavoro stimolando la riduzione della giornata lavorativa e la contrattazione fino ad abbattere la disoccupazione strutturale (sarebbe a dire raggiungere un tasso di disoccupazione inferiore al 5%).
In pensione ai 65 anni e nessun aumento dell’età pensionabile fino all’eliminazione della disoccupazione giovanile.
Vantaggi per le imprese con meno del 10% di contratti a tempo.
Sicurezza nel lavoro
Divieto del licenziamento collettivo o per cause oggettive nelle grandi imprese che non siano in deficit, controlli fiscali alle grandi imprese per evitare il lavoro a tempo determinato quando invece potrebbero assumere a tempo indeterminato.
Reintroduzione dell’aiuto di 426 euro a persona/mese per i disoccupati storici.
Controllo delle banche
Divieto di qualsiasi tipo di salvataggio o iniezione di capitale pubblico. Le banche in difficoltà dovranno fallire o essere nazionalizzate per tramutarsi in banche pubbliche sotto controllo sociale.
Aumento della tassazione alle banche in forma proporzionale alla spesa sociale provocata a conseguenza della cattiva gestione finanziaria.
Restituzione alle finanze pubbliche dei prestiti statali concessi nel tempo.
Le banche spagnole non possono investire nei paradisi fiscali.
Sanzioni nei casi di cattiva prassi bancaria e di speculazione.
Fisco
Aumento delle detrazioni d’imposta sui grandi capitali e le entità bancarie.
Reintroduzione della tassa sul patrimonio.
Controllo reale ed effettivo sulle frodi fiscali e sulla fuga di patrimoni verso i paradisi fiscali.
Proporre la "Tobin tax" a livello internazionale.
Si tratta certamente di un programma ambizioso, ma, ad esclusione di alcuni punti, non rivoluzionario, né tantomeno velleitario. Certamente è un programma riformista, di sinistra - mi pare che i giovani "indignati" spagnoli non rifiutino questa etichetta, come fanno invece alcuni professionisti dell'indignazione italiani - un programma che mette al centro la responsabilità, dei politici, degli imprenditori e dei banchieri, ma anche dei semplici cittadini.
Non c'è il rifiuto della politica, dei partiti, della rappresentanza, ma c'è la richiesta di una nuova politica. I giovani spagnoli vogliono metterci la faccia e la maggiore critica che rivolgono alla loro classe politica, in particolare al Psoe, è quella di aver accettato supinamente, senza assumersene appunto la responsabilità, le soluzioni elaborate dalla Banca centrale e dal Fondo monetario internazionale, soprattutto di essersi piegati alla cultura ultraliberista, che sta dietro quelle scelte. Chiedere che le banche rispondano in solido dei loro errori non è comunismo, ma appunto etica della responsabilità, un concetto che si può ritrovare in un sovversivo come Adam Smith, ad esempio.
Quello che preoccupa è che questi ragazzi, con le loro tesi, non riescano a trovare interlocutori nei partiti che tradizionalmente rappresentano la sinistra. La protesta però, grazie anche alla potenza della rete, sembra possa dilagare. Noi, più vecchi, che non riusciamo più a passare le notti nelle piazze, possiamo sostenere la protesta, possiamo diffondere i messaggi, possiamo continuare a parlare, a far circolare le idee. Forse non è poco.
Nessun commento:
Posta un commento