Anteprima,
sost. f.
Quando il sindaco Rolland Marvin riceve quella telefonata da Hollywood per poco non cade dalla sedia. I produttori della Universal hanno deciso di organizzare la prima del loro nuovo film proprio nella sua città, invece che a New York o a Los Angeles, come normalmente avviene. Marvin convoca immediatamente il capo della polizia William Rapp: mancano solo due mesi e tutta Syracuse deve essere pronta per quel grande evento, destinato a superare per quell’anno la Grande Fiera dello Stato di fine agosto.
I press-agent della casa di produzione che sta per lanciare il film
The Boys from Syracuse hanno pensato che, anche se quella citata nel titolo è la
polis della Magna Grecia, possono promuovere la pellicola usando proprio l’omonimia con la città dello Stato di New York, famosa in tutti gli Stati Uniti per la sua università (e per il sale). A dire la verità un collegamento, per quanto labile, tra le due città, esiste veramente. I nativi della nazione Onondaga hanno abitato da sempre quella zona ricca di laghi e di sorgenti di acqua salata, poi all’inizio del diciassettesimo secolo sono arrivati i francesi, prima i gesuiti e poi i commercianti di pellicce, seguiti dagli olandesi e infine dagli inglesi: il sale è una ricchezza che tutti vogliono sfruttare. Per assegnare un ufficio postale a quel gruppo di villaggi sorti intorno al lago, il governo federale vuole che gli abitanti si scelgano un nome. Qualcuno propone Corinth, ma c’è già una cittadina che si chiama così, nella contea di Saratoga. Allora il ricco proprietario John Wilkinson, che da giovane ha avuto una passione per la poesia, si ricorda di alcuni versi in cui veniva decantata la bellezza della città siciliana, in cui acqua dolce e salata si mescolano, e propone quel nome agli altri tredici proprietari che costituiscono l’assemblea del villaggio.
Gli Stati Uniti hanno bisogno di sale e così Syracuse cresce sempre più rapidamente: i suoi abitanti passano da duecentocinquanta a oltre ventiduemila in soli trent’anni, dal 1820 al 1850. Poi Ernest Solvay apre in città il suo primo stabilimento (e le acque del lago ne risentono ancora, nonostante tutti i successivi interventi di bonifica). All’inizio del Novecento l’industria del sale comincia a declinare, ma altre grandi aziende si stabiliscono in città: la Franklin Automobile Company produce proprio a Syracuse il primo motore raffreddato ad aria al mondo. Nel frattempo, per la precisione nel 1870, è stata fondata la Syracuse University che all’inizio del secolo diventa uno degli atenei più noti del paese. Ovviamente la prima guerra mondiale richiede che la produzione industriale cresca sempre più velocemente e in Europa è già scoppiata la seconda: nel 1940, al tempo del sindaco Marvin, la popolazione di Syracuse supera i duecentomila abitanti.
Ma torniamo in Magna Grecia. A dire la verità, la vicenda raccontata nel film non si svolge nella città siciliana, ma ad Efeso, in Asia Minore (ovviamente c’è una città con questo nome anche in Georgia, nel profondo sud degli Stati Uniti). A Efeso vivono Antifolo e sua moglie Adriana. Antifolo ha un gemello, con lo stesso nome, che vive a Siracusa: i due neonati sono stati separati a causa di un naufragio. Anche Dromio, il servo di Antifolo di Efeso, ha un gemello con lo stesso nome, che ovviamente vive a Siracusa ed è il servo di Antifolo. Quando Antifolo e Dromio siracusani giungono a Efeso vengono scambiati per i loro gemelli efesini, perfino da Adriana e dalla sua serve Luce, che è la moglie di Dromio. Ne nasce una divertente serie di equivoci, complicati dal fatto che Antifolo siracusano si innamora di Luciana, la sorella di Adriana.
Questa divertente storia di scambi di persone, di equivoci, di repentini riconoscimenti, funziona: non per niente l’ha scritta, con il titolo
Menaechmi, Tito Maccio Plauto, il più grande commediografo della Roma repubblicana, nato intorno al 250 a.C. a Sarsina, in Romagna. A Henderson, in Nevada, c’è Sarsina Avenue, tra Fanano Street e Pennabilli Street, paesi dove, qualche anno dopo l’uscita del film, arriveranno le truppe americane per combattere contro i tedeschi, ma questo non c’entra. La storia inventata da Plauto funziona così bene che un giovane teatrante, nato nel 1564 a Stratford-upon-Avon, decide di usarla per uno dei suoi primi spettacoli, che intitola
The Comedy of Errors. Così quando, alla fine degli anni Trenta del secolo scorso, George Abbott cerca un soggetto per il suo nuovo musical, pensa proprio a questa classica storia: è la prima volta che un’opera di William Shakespeare viene adattata per un musical di Broadway. Non sarà l’ultima.
Nel 1938 George, che è a nato a Forestville, nello Stato di New York - non troppo lontano da Syracuse - ha cinquantun’anni ed è un nome noto a Broadway e a Hollywood. Ha cominciato all’inizio del secolo come attore, ma la sua passione è quella di scrivere e di fare il regista. Nel 1925
The Fall Gay, il primo spettacolo che scrive e di cui cura la regia, ottiene buoni riconoscimenti, ma il vero successo arriva l’anno successivo con il musical
Broadway, una divertente storia di gangster e di ballerine negli anni del proibizionismo: seicentotre repliche al Broadhurst Theatre. Ed è proprio con questo spettacolo che inizia anche la sua fama di “show doctor”: il libretto scritto da Philip Dunning zoppica, non convince del tutto i produttori, ma dopo l’intervento di Abbott, il “paziente” si salva e, come abbiamo detto, gode di ottima salute. Ovviamente comincia anche a scrivere, con lo stesso successo, soggetti e sceneggiature per Hollywood, ma Broadway rimane il suo grande amore: dalla metà degli anni Venti e fino a quella dei Quaranta sono pochissimi gli anni in cui non debutta uno spettacolo in cui George non abbia mezzo in qualche modo lo zampino. E la sua carriera continua con grande fortuna anche dopo: dirige, tra gli altri,
Pal Joey, Wonderful Town, The Pajama Game - e in questo caso è anche il regista della versione cinematografica -
Damn Yankees, Fiorello! Nel 1965 gli viene intitolato lo storico Adelphi Theatre sulla 54esima Strada. Tutti hanno lavorato con questo gigante del teatro musicale, anche perché la sua carriera continua per decenni: George Abbott muore nel 1995, a centosette anni: una settimana prima sta ancora lavorando a una revisione di
The Pajama Game.
Una delle maggiori capacità di Abbott è quella di collaborare con altri grandi. Per quello spettacolo basato sulla commedia shakespeariana, il librettista e regista coinvolge Richard Rodgers e Lorenz Hart per scrivere le canzoni. Negli anni Venti e Trenta questi due grandi autori - rispettivamente compositore e paroliere - nati a New York da famiglie di origine ebraica, dominano la scena di Broadway: compongono spesso due spettacoli a stagione, ottenendo un successo dopo l’altro.
Falling in Love with Love, This Can’ Be Love e
Sing for Your Supper sono, tra le canzoni scritte per lo spettacolo di Abbott, quelle che diventano in pochi anni standard. Le coreografie vengono curate da George Balanchine, il celebre ballerino russo, che a Parigi ha lavorato per Djaghilev ai Ballets Russes e, finita quella stagione, è sbarcato negli Stati Uniti dove fonda l’American Ballet.
The Boys from Syracuse debutta all’Alvin Theatre il 23 novembre 1938 e rimane in cartellone per duecentotrentacinque repliche: un vero successo. Il 10 giugno 1939, quando si svolge l’ultima replica in Europa ormai la guerra è imminente.
In quel fortunato spettacolo Eddie Albert e Ronald Graham interpretano rispettivamente Antifolo di Siracusa e Antifolo di Efeso. Eddie, nato nel 1906 in Illinois, negli anni Trenta è già noto a teatro e conduce anche un popolare programma radiofonico. Dopo
The Boys from Syracuse e dopo aver prestato servizio con onore nella marina durante la seconda guerra mondiale, la carriera di Eddie continua, tra il teatro, il cinema e la nascente televisione, anche se, visto che il suo nome è nella “lista nera” di McCarthy, non decolla come potrebbe. Nel 1953 è Irving, il simpatico fotografo amico di Gregory Peck in
Vacanze romane. Il suo “gemello” Ronald è invece nato in Scozia nel 1911 e anche lui ha cominciato a lavorare in radio prima di fare una bella carriera a Broadway.
Jimmy Savo e Teddy Hart sono i due Dromio. I due comici si ritrovano sul palco di The Boys from Syracuse dopo aver lavorato spesso in coppia negli spettacoli di varietà e nel vaudeville. Il successo del musical dipende moltissimo dalla loro incredibile capacità nel creare gag. Teddy Hart, fratello minore di Lorenz, ha cominciato nel teatro yiddish e si è fatto in breve un nome nel vaudeville. Vincenzo Rocco Sava è nato a New York nel 1892, ma i suoi genitori vengono dalla Lucania, dal paese di Stigliano. Jimmy, come si fa chiamare, è basso di statura, piuttosto mingherlino, ma è agilissimo, scopre che con il suo corpo sa fa ridere: in pochi anni quel piccolo clown diventa una stella del vaudeville. Poi è l’attrazione comica degli spettacoli di burlesque: certo gli spettatori vogliono vedere quelle belle ragazze che si spogliano, ma tra un numero e l’altro si divertono con Jimmy, che sa cantare e ballare, è un ottimo mimo e fa anche giochi di prestigio. Ma il mondo del burlesque alla fine degli anni Trenta sta finendo e Jimmy Savo sembra destinato a finire tra gli artisti dimenticati. Per fortuna arriva George Abbott che capisce che quella maschera comica è capace anche di fare il musical e poi c’è Barney Josephson che alla fine del 1938 apre il suo locale, il Café Society, al Greenwich Village, “the wrong place for the right people”, e Jimmy, con i suoi spettacoli di cabaret, con il suo umorismo intelligente e irriverente, ne diventa presto una delle maggiori attrazioni. Poi c’è la televisione. Il 13 gennaio 1952 la CBS presenta una nuova serie, intitolata
Television Workshop: si tratta di brevi commedie, spesso parodie di classici. Nella prima puntata, dal titolo
Don Quixote, diretta da Sidney Lumet, c’è Boris Karloff che interpreta il cavaliere dalla triste figura, accanto a un’esordiente e bellissima Grace Kelly nel ruolo di Dulcinea: Jimmy è un impareggiabile Sancho Panza. Il comico non dimentica neppure l’Italia, ci ritorna alcune volte prima della guerra ed è uno dei pochi che non si fa ingannare dalla propaganda fascista. E quando torna negli Stati Uniti, anche se Mussolini è ancora popolare, è considerato il grande statista capace di mettere in riga l’Italia, l’uomo del futuro come lo presenta nel bel mondo di New York Margherita Sarfatti, Jimmy non smette di denunciare, spesso inascoltato, i misfatti del regime. Per questo suo costante impegno antifascista - è sempre in prima fila nelle manifestazioni a favore della Repubblica spagnola - e perché al Café Society bianchi e neri suonano e recitano insieme, anche lui finisce nella “lista nera”.
A completare il cast, nella parte di Adriana c’è l’attrice inglese Muriel Angelus. Muriel comincia nel music hall del suo paese, ma poi, come tanti altri, sente il richiamo dell’America. È bella e il suo viso piace ai registi di Hollywood e, visto che ha anche una bella voce ed è brava a cantare, sopravvive, a differenza di tante sue colleghe, all’avvento del sonoro. Ma non diventerà mai una stella. Lavora per lo più a Broadway, ma nel 1946 - a soli trentaquattro anni - decide di ritirarsi. E alla fine degli anni Cinquanta resiste alle lusinghe dell’amico Richard Rodgers, che vorrebbe lei come madre badessa nel nuovo musical che ha scritto insieme a Oscar Hammerstein II, in cui si racconta la storia di una novizia che ama tanto cantare.
L’Universal è decisa a sfruttare il successo dello spettacolo e acquista subito i diritti per la trasposizione cinematografica. Come autori del soggetto sono accreditati Tito Maccio Plauto, William Shakespeare e George Abbott, che però è l’unico che incassa i diritti. Il regista è Albert Edward Sutherland. Dopo una breve carriera come attore durante gli anni Venti, Eddie, questo inglese sbarcato a Hollywood, passa, su consiglio di Charlie Chaplin, alla regia. Tra gli anni Venti e Trenta si specializza nelle commedie, lavora con il comico WC Fields, di cui è intimo amico, dirige
I diavoli volanti con Stan Laurel e Oliver Hardy, anche se il rapporto con il suo connazionale Stan è piuttosto conflittuale, perché il geniale comico vuole essere l’unico regista dei suoi film, al di là di chi li firma in cartellone, e poi
One Night in the Tropics, l’esordio cinematografico della coppia Abbott and Costello, quelli che noi conosciamo come Gianni e Pinotto. Tra il 1926 e il 1928 è l’invidiato marito di Louise Brooks, con il suo caschetto nero, la diva dei Roaring Twenties.
Al cinema non serve avere due attori per ogni ruolo: ci sono gli “effetti speciali”. E infatti il film ottiene una delle due nomination agli Oscar proprio in questa categoria. I due Antifolo vengono interpretati da Allan Jones, mentre i due Dromio da Joe Penner. Nella seconda metà degli anni Trenta la carriera di Allan, nato nel 1907 in Pennsylvania, sembra destinata a un grande successo. È bello e sa cantare: quando nel 1935 Zeppo Marx smette di recitare insieme ai suoi fratelli nella parte del giovane innamorato, la Metro mette loro accanto proprio Allan.
Una notte all’opera è un successo anche per lui, che, l’anno successivo, ottiene la parte di Gaylord Ravenal nella versione cinematografica di
Show Boat, accanto a Irene Dunne. Poi torna a lavorare con i Marx in
Un giorno alle corse. Dopo
The Boys from Syracuse e
One Night in the Tropics, in cui recita la solita parte dell’innamorato, al servizio dei comici di turno, i ruoli per lui tendono a diventare sempre più rari e così va a Broadway. Ha una bella voce da tenore e si dedica anche all’opera. Joe Penner - ma il suo vero cognome è Pintér - è nato nel 1904 nella vecchia Europa, in quello che è ancora l’Impero Austro-ungarico e arriva in America, a bordo della RSM Slavonia, nel 1907. Dieci anni dopo si esibisce in una riuscita imitazione di Charlot. Fa la gavetta nei piccoli teatri di vaudeville dell’Indiana e poi arriva a Chicago. Comincia a perfezionare il suo personaggio, caratterizzato da un sigaro scuro, dall’uso dei giochi di parole e da una battuta che diventa presto famosa: “Wanna buy a duck?”. È la radio che fa la sua fortuna: il cantante Rudy Vallée lo chiama spesso come ospite nel suo programma e finalmente nel 1935 sulla CBS va in onda
The Joe Penner Show. Partecipa a qualche film e il suo personaggio viene usato anche nei cartoni animati: Joe “incontra” Elmer dei Looney Tunes e Popeye. E fa capolino anche in un delizioso cartone animato della Disney del 1938 intitolato
Mother Goose Goes Hollywood: dice la sua celebre battuta e mostra Paperino su un piatto.
The Boys from Syracuse purtroppo è il suo ultimo film. Muore nel 1941, colpito da un infarto.
Adriana e Luce sono interpretate rispettivamente da Irene Hervey e Martha Raye. La carriera di Irene, in quegli anni sposata con Allan Jones, non è mai davvero sbocciata, nonostante sia una bella ragazza e sia anche brava a cantare. Debutta in
Il ritorno della straniera di King Vidor e tra gli anni Trenta e fino all’inizio del decennio successivo gira, ma mai con un ruolo da protagonista, diversi film. Spazia tra i generi: da
L’artiglio giallo, una delle pellicole con il detective Charlie Chan, al western
Partita d’azzardo, con James Stewart e Marlene Dietrich, dal musical
Un angolo di cielo con Bing Crosby all’horror
Night Monster con Bela Lugosi.
The Boys from Syracuse rimane in questa fase della sua carriera il suo film più importante. È vittima di un grave incidente automobilistico, ma per fortuna si riprende. Nel 1969 è la signora Durant, una delle pazienti del dentista Walter Matthau in
Fiori di cactus. Martha non è certo una delle bellezze di Hollywood, con quella bocca così grande, sproporzionata rispetto al resto del viso, ma sa cantare, è una brava attrice ed è maledettamente simpatica. E quella bocca diventa la sua inconfondibile caratteristica, tanto che negli anni Settanta l’attrice diventa la testimonial della Polident. Tra la fine degli anni Trenta e i Quaranta interpreta diversi film, poi partecipa a molti spettacoli per le truppe durante la seconda guerra mondiale, un impegno che continuerà anche negli anni successivi, in Corea e in Vietnam. Al cinema nel 1947 è la chiassosa Annabella Bonheur, l’unica donna che resiste al fascino omicida di Monsieur Verdoux nel film diretto e interpretato da Charlie Chaplin, a Broadway nel 1967 è una convincente Dolly e il suo viso diventa familiare in televisione: tra le tante apparizioni, è la mamma di Mel, nella sitcom
Alice.
Il film, nonostante i talenti messi in campo dalla Universal, non è il successo sperato. Le critiche sono per lo più impietose, viene bollato come un film di consumo, destinato a essere presto dimenticato, adatto a un pubblico di non grandi pretese. Non che i critici abbiano sempre ragione. Comunque il film esce nel luglio 1940 e forse in quei giorni gli americani sono più impegnati a osservare quello che succede al di là dell’oceano: le bandiere del Reich sventolano su Parigi e gli aerei della Luftwaffe bombardano Londra. In molti capiscono che, ancora una volta, la guerra sta per arrivare anche nelle loro famiglie.
In Italia il film non arriva, è ormai pienamente in vigore la legge Alfieri che ha imposto l’autarchia anche nell’industria cinematografica. Arriverà nei nostri cinema solo finita la guerra con il titolo Hellzapoppin in Grecia. Nel 1941 è uscito in America, prodotto sempre dalla Universal, il film Hellzapoppin’. I distributori italiani che si ritrovano le due pellicole nelle stesse settimane li mettono in qualche modo in relazione, anche perché in entrambi recita Martha Raye.
Il 18 luglio 1940 è il giorno tanto atteso dal sindaco Marvin e dagli abitanti di Syracuse. Il film viene proiettato contemporaneamente nelle tre più grandi sale della città: il Keith’s e il Paramount Theatre, rispettivamente al 410 e al 426 di South Salina Street, e all’Eckel, al 214 di East Fayette Street. In tutte le sale le maschere indossano toghe. E anche molte delle commesse dei negozi del centro per quel giorno devono vestirsi “alla greca”. Molti degli spettatori si sono presentati allo spettacolo in sandali e toghe. A dire la verità in Grecia indossavano i pepli, ma non è il caso di andare troppo per il sottile. Tutta la città è imbandierata e prima delle proiezioni una grande parata, guidata dal sindaco Marvin, percorre le vie della città, dalla stazione di Erie Boulevard fino al Billings Park. Il Comune ha deciso di ribattezzare per quel giorno “Sigma Chi Square” la centralissima Clinton Square e di dedicare quindici fermate delle rete cittadina degli autobus per le bighe.
A dire la verità, a parte i protagonisti del film, non sono molte le celebrità scese quel giorno a Syracuse, almeno non tante quante speravano i cacciatori d’autografi. Ci sono Lou Costello e Bud Abbott, sotto contratto con l’Universal, e alcune starlette che vogliono farsi vedere, nelle loro succinte toghe: Peggy Moran, il cui ruolo più importante è stato quello della venditrice di sigarette in Ninotchka, Constance Moore, conosciuta per il ruolo di Wilma Deering, la “fidanzata” di Buck Rogers, l’ungherese Franciska Gaal, che ha recitato con Crosby in Paris Honeymoon. Comunque gli uomini di Rapp hanno avuto il loro bel daffare per tenere calma la folla: in South Salina Street una vetrina è stata rotta e molte signore si sono trovate con le toghe strappate.
Il sindaco Marvin, quando Joe Penner è entrato in teatro non ha saputo resistere e ha urlato: “Ehi Joe, wanna buy a duck?”.