lunedì 5 aprile 2021

Verba volant (799): whisky...

Whisky
, sost. m.

Raymond immagina che non sarà facile convincere gli altri ragazzi della band, ma sa che quella canzone è perfetta per la voce di James. Hanno già stabilito quali saranno i brani da incidere: li hanno scritti loro, il pubblico che li segue al London Fog e al Whisky a Go Go li conosce e li apprezza. Poi hanno pensato di incidere anche un pezzo che hanno fatto spesso, Back Door Man di Willie Dixon, ormai un classico del Chicago Blues. Quando Ray tira fuori l'album per far sentire quella sua bizzarra proposta, Robert guarda la copertina e dice "Una canzone in tedesco?". John, da jazzista, ama la musica di Weill, sia quella che ha composto in Europa che quella che ha fatto in America, per Broadway, ma non è proprio nelle loro corde.
Ray mette il disco sul piatto e cerca la traccia. Dopo le prime note ritmate la voce di Lotte Lenya attacca una specie di marcia, che si chiude con quel I tell you ripetuto per cinque volte, in maniera ossessiva, ipnotica. Poi la musica si fa avvolgente, anche la voce di Lotte sembra cambiare, diventa più dolce, e si schiude sui versi che raccontano la nostalgia per la luna dell'Alabama
I quattro musicisti si mettono al lavoro: modificano un po' la melodia, Jim cambia un verso della seconda strofa e il pretty boy diventa una little girl, Ray per caratterizzare il brano rispetto al resto dell'album decide di suonare il marxofono - uno strumento particolare, simile alla cetra - oltre all'organo Vox Continental e al Fender Rhodes piano bass. E così quella canzone scritta più di quarant'anni prima, in un altro mondo, così diverso dalla Los Angeles della fine degli anni Sessanta, diventa la quinta traccia del lato A dell'album di esordio di quel gruppo di ragazzi che amano il rock e il blues e che vogliono fare qualcosa di diverso, di nuovo. Il brano successivo sarà Light My Fire

Nel 1927 il festival di musica da camera di Baden-Baden dà l'incarico a Bertolt Brecht di scrivere una breve composizione per l'edizione di quell'estate. Brecht ha ventinove anni, comincia a farsi un nome nel vivace mondo teatrale della Repubblica di Weimar. A marzo di quella stessa primavera ha incontrato il compositore Kurt Weill, anche lui attivo nella scena berlinese, più giovane di lui di due anni. Bertolt e Kurt quando cominciano a lavorare insieme hanno più o meno l'età dei Doors quando incidono quel loro strepitoso album d'esordio. Sono entrambi comunisti e tutti e due vogliono scrivere per il teatro.
Insieme cominciano subito a lavorare a un'opera che diventerà qualche tempo dopo Ascesa e caduta della città di Mahagonny. Ci sono queste cinque poesie che Brecht ha raccolto ne Il libro delle devozioni domestiche, che nel titolo vuole essere una parodia dell'omonima opera di Lutero: due sono scritte in inglese, Alabama Song e Benares Song. Ne scrive una sesta, Poema per un uomo morto, che deve essere il finale e Weill compone le musiche per tutte le sei canzoni e i cinque intermezzi. 
Il Mahagonny-Songspiel va in scena a Baden-Baden il 17 luglio 1927: Brecht ne cura la regia e il suo amico Caspar Nehar la scenografia. Caspar immagina che l'azione si svolga su un ring e dietro compaiono, come al cinema, alcune didascalie: questo diventerà un tratto distintivo del teatro di Brecht. La protagonista è Lotte Lenya, che è anche la moglie di Weill, mentre Ernst Mehlich dirige l'orchestra. Il songspiel piace al pubblico del festival, anche se attira le critiche dei "benpensanti". Nel 1930 il festival non si potrà più svolgere, le pressioni delle forze nazionaliste e reazionarie diventano ogni giorno più forti e uno dei motivi che decreta la chiusura è proprio il fatto che vengono invitati artisti come Brecht e Weill. I tell you we must die.

Mahagonny è la città del piacere, dove tutto sembra permesso, dove ogni cosa può essere venduta e comprata. Ma i suoi cittadini, apparentemente felici, scoprono presto che questo paradiso artificiale è una menzogna: senza soldi non si sopravvive nemmeno a Mahagonny. Non c'è salvezza a Mahagonny, che è destinata a essere distrutta dalle fiamme, drammatica profezia di quello che sarebbe successo a Berlino e a tutta l'Europa pochi anni dopo. Oh, don't ask why.

Lotte incide la canzone, con il titolo Alabama-Song, per l'etichetta discografica tedesca Homocord all'inizio del 1930 e nuovamente alla fine dello stesso anno per un'altra casa, la Ultraphon, in occasione del debutto a Lipsia di Ascesa e caduta della città di Mahagonny, anche se Lenya non è nel cast di quello spettacolo. Ma sarà Jenny nella prima a Berlino del 21 dicembre 1931, diretta da Alexander von Zemlinsky, il 26 aprile 1932 a Vienna e l'11 dicembre dello stesso anno in un concerto al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi. E naturalmente continuerà a cantare quella canzone per tutta la vita, incluso il suo album del 1955 Lotte Lenya Sings Kurt Weill, pubblicato negli Stati Uniti con il titolo Berlin Theatre Songs, che più di dieci anni dopo Ray Manzarek farà ascoltare a Jim Morrison, Robby Krieger e John Densmore. E Alabama Song diventa in qualche modo una canzone dei Doors. And must have whisky, oh, you know why.

Ma chi ha scritto davvero Alabama Song?
In quegli anni berlinesi Brecht è al centro di un collettivo di artisti che lavorano insieme e che si influenzano a vicenda. In questo gruppo c'è anche la scrittrice Elisabeth Hauptmann.
Elisabeth è nata il 20 giugno 1897 a Peckelsheim, in Vestfalia; dal momento che la madre è di origini americane, impara l'inglese da bambina. Nel 1922 è una dei tanti giovani che arrivano a Berlino, l'Atene dell'inizio del Novecento. Due anni dopo incontra questo ragazzo magrissimo arrivato dalla Baviera che ha la passione di raccontare storie. Bertolt apprezza la capacità di giudizio di quella ragazza che intanto lavora come traduttrice per la casa editrice Kiepenheuer. E allo stesso tempo lavora con Bertolt. Traduce The Beggar's Opera di John Gay, testi sul teatro giapponese, le poesie di Kipling. E molto altro.
A metà degli anni Venti Bertolt ed Elisabeth sono amanti. Lui ha già un figlio con Paula Banholzer. Dal 1922 al '28 è sposato con la cantante lirica Marianne Zoff, con cui ha una figlia. Contemporaneamente ha una relazione sia con Elisabeth che con l'attrice e regista Helene Weigel, con cui ha il terzo figlio. Quando Bertolt e Marianne divorziano, anche la scrittrice Marieluise Fleißer e l'attrice Carola Neher sperano di sposare il drammaturgo. Come avviene per la sua attività artistica, anche nella sua vita privata Brecht costruisce una sorta di "collettivo"; è "ideologicamente poligamo", un tratto della sua personalità che può non piacerci - e infatti non ci piace - ma che in qualche modo contribuisce a creare la personalità e l'opera stessa dell'artista.
Elisabeth, nonostante tutto, continua a stare a fianco di Brecht, anche quando la relazione finisce. Con lo pseudonimo Kathrin Ux pubblica Giulietta senza Romeo, un duro atto d'accusa contro le convenzioni dell'amore borghese. Poi scrive Alabama Song, che Brecht usa per il Mahagonny-Songspiel. È la coautrice de L'Opera da tre soldi. Brecht le riconosce il 12,5% dei diritti d'autore in Germania e il 15% delle royalties per gli spettacoli all'estero. Ma il suo nome è ormai dimenticato. L'Opera da tre soldi è comunemente attribuita a Brecht e Weill, mentre più correttamente si dovrebbero citare tutti e tre. Brecht non farà praticamente nulla, anche quando sarà celebrato come uno dei creatori del teatro "nuovo" del Novecento, per riconoscere il ruolo di Elisabeth. E credo che questo sia un tratto ben peggiore della sua incapacità di essere fedele e che lo rende decisamente meno grande. E che ce lo fa amare molto di meno.
Elisabeth, usando il nome Dorothy Lane, nel 1929 scrive l'opera Lieto fine, per cui Brecht e Weill compongono le canzoni, pur riservandosi il diritto di usarle in altri loro lavori. La moglie di Bertolt, Helene Weigel, ne è la protagonista. L'opera rimane in cartellone a Berlino per sole sette repliche: la reazione della stampa nazionalista è durissima contro la comunista Hauptmann. Anche in Santa Giovanna dei macelli il ruolo di Elisabeth è quello di coautrice di fatto, anche se in questo caso non c'è un riconoscimento ufficiale da parte del drammaturgo tedesco. 
Come Weill e Brecht, anche Elisabeth deve lasciare la Germania nazista. Le perquisizioni sono continue, il suo materiale di lavoro viene sequestrato in maniera sistematica, lei stessa viene arrestata dalla Gestapo. Ha una sorella negli Stati Uniti e finalmente riesce a fuggire. 
Con Brecht lavorerà ancora sia a New York che nella Repubblica Democratica Tedesca: continuerà a essere considerata una sorta di sua segretaria - d'altra parte è una donna e le donne fanno le segretarie, le collaboratrici, le amanti - e molto raramente le verrà riconosciuto il ruolo che merita. 
Almeno quando ascoltiamo Alabama Song ricordiamoci di lei. We now must say goodbye.

venerdì 2 aprile 2021

Storie (XXVI). "La locanda di Montfermeil" (puntata 5)...

A Gizon non piace quell'uomo che è arrivato alla locanda. Lo stalliere gli ha detto che si tratta di un borghese rispettabile, il padrone di una fabbrica di bigiotteria e il sindaco di un paesotto vicino a Calais. Ma a Gizon questo non importa: ha visto come guarda Cosette. E questo lo preoccupa.
Sono ormai quattro giorni che sono fermi a Montfermeil, sono riusciti a vendere un paio di bottiglie, ma questo non basta a ripagare i Thénardier. Stanno intaccando i loro risparmi, ma Dulcamara non ne vuole sapere di andarsene. Adesso è Gizon che cerca di convincerlo di andare a Parigi, gli dice quanto deve essere bella la grande città. Eppure il dottore dice di aspettare.
Dulcamara trascorre molto tempo con un nuovo ospite della locanda, un letterato italiano, che si vanta di essere socio di varie accademie in giro per l'Europa e che sta cercando delle antichità. A Gizon sembra un truffatore, ma ormai a Dulcamara non importa quello che lui dice.
Il "moro" non perde mai di vista quel Monsieur Madeleine. Dopo pranzo l'ha visto parlare con Cosette e adesso è insieme ai due locandieri. Parlano piano, ma Gizon capisce che stanno discutendo. E proprio della bambina. Sente un nome, Fantine, che non gli dice nulla, ma capisce anche che quell'uomo pagherà millecinquecento franchi per Cosette e che partiranno insieme prima del tramonto. Sente una porta sbattere: evidentemente quella turpe trattativa è finita, anche se l'accordo non soddisfa i Thérnadier che continuano a litigare. 
Gizon decide di agire. Ha meno di un'ora. Sa dove Dulcamara tiene i soldi che si sono impegnati a usare solo per le emergenze. Prenderà la sua parte: non basterà a ricomprare Cosette da quell'uomo, ma servirà a lui e alla bambina per fuggire dopo che l'avrà rapita. Vede il dottore parlare con quell'italiano, sale veloce le scale, apre lo scomparto segreto del loro baule e lo trova vuoto. Cerca il denaro affannosamente: sa che quei soldi c'erano, li ha visti prima di arrivare alla locanda. Controlla un altro scomparto: nulla. Deve affrontare Dulcamara: può averli presi soltanto lui.
È furioso, scende le scale, non si accorge nemmeno che nella foga il trucco si è rovinato. Lo capisce solo quando vede come lo sta osservando il professore italiano, che si allontana con una scusa. "Che ti prende? Vuoi farci scoprire? - anche Dulcamara è arrabbiato con il compagno - cerca di rimetterti in sesto e mi inventerò qualcosa con don Profondo"
"Inventati quello che vuoi, ma dammi i miei soldi. Mi hai derubato".
Dulcamara capisce che non può continuare a mentire. "I Thérnadier mi hanno scoperto. Hanno voluto quei soldi per non denunciarci e adesso devo lavorare per loro. Spero di riuscire a vendere un vecchio canterano a quell'italiano"
"E cosa aspettavi a dirmelo?"
"Sapevo che ti saresti arrabbiato. È successo quello che avevi detto. E io sono stato uno stupido. Scusa".
Gizon non sente neppure queste ultime parole del dottore. Deve fare un'altra cosa. Madeleine sta per partire: è la sua ultima occasione per salvare Cosette. Il cocchio è già pronto, il cavallo è stato attaccato, il garzone della locanda ha caricato i loro pochi bagagli. Gizon, nascosto da dietro il pozzo, li vede partire. Entra nella stalla, per fortuna non c'è nessuno. Afferra un coltello e sale su un cavallo. Passando per i campi lo può fermare.
Gizon ha ripreso la strada verso Parigi. Sa che il cocchio dell'uomo è più indietro. Deve trovare un luogo adatto per fare un'imboscata. Eccolo: è perfetto. Porta sulla strada un grosso ramo. Madeleine dovrà scendere per spostarlo e lui si potrà nascondere dietro quel masso. Ecco il cocchio. Si ferma. L'uomo scende, si piega per afferrare il ramo e Gizon è su di lui. Cominciano a lottare, mentre Cosette urla e piange. Quell'uomo è dannatamente forte: nonostante la sorpresa, riesce ad atterrare Gizon e gli strappa di mano il coltello.
"Va a dire ai Thénadier che non voglio essere fermato. Devono dimenticare Cosette e me. E noi proveremo a dimenticarci di loro"
"Non mi mandano quei due. Io voglio salvare Cosette da loro e da te".
L'uomo non capisce quelle parole, ma istintivamente lo fa alzare, sempre minacciandolo con il coltello. Solo adesso nota quel viso mezzo truccato, e il costume orientale: un tipo decisamente ridicolo. Non sembra un brigante da strada. Cosette ha smesso di piangere e, nonostante tutto, riconosce Gizon: "È il signore del fiore". E sorride.
"Prima di venderla a te, hanno provato a farlo con me. E non voglio che a Cosette succeda qualcosa di brutto. Sono un truffatore, un ladro, ma quella bambina merita una vita diversa da quella a cui è destinata. E io voglio aiutarla. Costi quel che costi".
L'uomo abbassa il coltello, anche se non sa spiegarsi il perché. "Devo farti una confessione. Anch'io non sono quello che dico di essere. E anch'io sto fuggendo". E racconta a Gizon una storia incredibile. Sembra un romanzo. E Gizon crede a quella storia, forse proprio perché è così incredibile da essere vera. Lui sa riconoscere i truffatori: e quel Jean non lo è.
L'uomo è risalito sul cocchio, mentre Gizon toglie il ramo dalla strada. "Cosa farai adesso? Dove andrai?"
"Non lo so. Immagino che andrò anch'io a Parigi. In fondo Dulcamara aveva ragione: per un imbroglione come me è meglio una grande città. Andate. Prenditi cura di lei. Addio Cosette".
Gizon sente che lì vicino scorre un torrente: finalmente può togliersi quel trucco dalla faccia.

continua? no; almeno per ora...
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