venerdì 2 aprile 2021

Storie (XXVI). "La locanda di Montfermeil" (puntata 5)...

A Gizon non piace quell'uomo che è arrivato alla locanda. Lo stalliere gli ha detto che si tratta di un borghese rispettabile, il padrone di una fabbrica di bigiotteria e il sindaco di un paesotto vicino a Calais. Ma a Gizon questo non importa: ha visto come guarda Cosette. E questo lo preoccupa.
Sono ormai quattro giorni che sono fermi a Montfermeil, sono riusciti a vendere un paio di bottiglie, ma questo non basta a ripagare i Thénardier. Stanno intaccando i loro risparmi, ma Dulcamara non ne vuole sapere di andarsene. Adesso è Gizon che cerca di convincerlo di andare a Parigi, gli dice quanto deve essere bella la grande città. Eppure il dottore dice di aspettare.
Dulcamara trascorre molto tempo con un nuovo ospite della locanda, un letterato italiano, che si vanta di essere socio di varie accademie in giro per l'Europa e che sta cercando delle antichità. A Gizon sembra un truffatore, ma ormai a Dulcamara non importa quello che lui dice.
Il "moro" non perde mai di vista quel Monsieur Madeleine. Dopo pranzo l'ha visto parlare con Cosette e adesso è insieme ai due locandieri. Parlano piano, ma Gizon capisce che stanno discutendo. E proprio della bambina. Sente un nome, Fantine, che non gli dice nulla, ma capisce anche che quell'uomo pagherà millecinquecento franchi per Cosette e che partiranno insieme prima del tramonto. Sente una porta sbattere: evidentemente quella turpe trattativa è finita, anche se l'accordo non soddisfa i Thérnadier che continuano a litigare. 
Gizon decide di agire. Ha meno di un'ora. Sa dove Dulcamara tiene i soldi che si sono impegnati a usare solo per le emergenze. Prenderà la sua parte: non basterà a ricomprare Cosette da quell'uomo, ma servirà a lui e alla bambina per fuggire dopo che l'avrà rapita. Vede il dottore parlare con quell'italiano, sale veloce le scale, apre lo scomparto segreto del loro baule e lo trova vuoto. Cerca il denaro affannosamente: sa che quei soldi c'erano, li ha visti prima di arrivare alla locanda. Controlla un altro scomparto: nulla. Deve affrontare Dulcamara: può averli presi soltanto lui.
È furioso, scende le scale, non si accorge nemmeno che nella foga il trucco si è rovinato. Lo capisce solo quando vede come lo sta osservando il professore italiano, che si allontana con una scusa. "Che ti prende? Vuoi farci scoprire? - anche Dulcamara è arrabbiato con il compagno - cerca di rimetterti in sesto e mi inventerò qualcosa con don Profondo"
"Inventati quello che vuoi, ma dammi i miei soldi. Mi hai derubato".
Dulcamara capisce che non può continuare a mentire. "I Thérnadier mi hanno scoperto. Hanno voluto quei soldi per non denunciarci e adesso devo lavorare per loro. Spero di riuscire a vendere un vecchio canterano a quell'italiano"
"E cosa aspettavi a dirmelo?"
"Sapevo che ti saresti arrabbiato. È successo quello che avevi detto. E io sono stato uno stupido. Scusa".
Gizon non sente neppure queste ultime parole del dottore. Deve fare un'altra cosa. Madeleine sta per partire: è la sua ultima occasione per salvare Cosette. Il cocchio è già pronto, il cavallo è stato attaccato, il garzone della locanda ha caricato i loro pochi bagagli. Gizon, nascosto da dietro il pozzo, li vede partire. Entra nella stalla, per fortuna non c'è nessuno. Afferra un coltello e sale su un cavallo. Passando per i campi lo può fermare.
Gizon ha ripreso la strada verso Parigi. Sa che il cocchio dell'uomo è più indietro. Deve trovare un luogo adatto per fare un'imboscata. Eccolo: è perfetto. Porta sulla strada un grosso ramo. Madeleine dovrà scendere per spostarlo e lui si potrà nascondere dietro quel masso. Ecco il cocchio. Si ferma. L'uomo scende, si piega per afferrare il ramo e Gizon è su di lui. Cominciano a lottare, mentre Cosette urla e piange. Quell'uomo è dannatamente forte: nonostante la sorpresa, riesce ad atterrare Gizon e gli strappa di mano il coltello.
"Va a dire ai Thénadier che non voglio essere fermato. Devono dimenticare Cosette e me. E noi proveremo a dimenticarci di loro"
"Non mi mandano quei due. Io voglio salvare Cosette da loro e da te".
L'uomo non capisce quelle parole, ma istintivamente lo fa alzare, sempre minacciandolo con il coltello. Solo adesso nota quel viso mezzo truccato, e il costume orientale: un tipo decisamente ridicolo. Non sembra un brigante da strada. Cosette ha smesso di piangere e, nonostante tutto, riconosce Gizon: "È il signore del fiore". E sorride.
"Prima di venderla a te, hanno provato a farlo con me. E non voglio che a Cosette succeda qualcosa di brutto. Sono un truffatore, un ladro, ma quella bambina merita una vita diversa da quella a cui è destinata. E io voglio aiutarla. Costi quel che costi".
L'uomo abbassa il coltello, anche se non sa spiegarsi il perché. "Devo farti una confessione. Anch'io non sono quello che dico di essere. E anch'io sto fuggendo". E racconta a Gizon una storia incredibile. Sembra un romanzo. E Gizon crede a quella storia, forse proprio perché è così incredibile da essere vera. Lui sa riconoscere i truffatori: e quel Jean non lo è.
L'uomo è risalito sul cocchio, mentre Gizon toglie il ramo dalla strada. "Cosa farai adesso? Dove andrai?"
"Non lo so. Immagino che andrò anch'io a Parigi. In fondo Dulcamara aveva ragione: per un imbroglione come me è meglio una grande città. Andate. Prenditi cura di lei. Addio Cosette".
Gizon sente che lì vicino scorre un torrente: finalmente può togliersi quel trucco dalla faccia.

continua? no; almeno per ora...
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