giovedì 8 giugno 2017

da "La maschera dell'anarchia" di Percy Bysshe Shelley

Che cos’è la Libertà?
…potete dire ugualmente che cos’è la schiavitù…
Poiché il suo vero nome è cresciuto
fino ad un eco di voi stessi.

E’ lavorare e avere una paga tale
appena da menare la vita
giorno per giorno nelle vostre dimore,
come in una cella
per lasciare gli agi ai tiranni,
cosicché per loro voi vi riducete
telaio e aratro e spada e vanga
volenti o nolenti curvi
alla loro difesa e nutrimento.

E’ vedere i vostri figli gracili
con le loro madri languenti e sofferenti,
quando i venti invernali sono lugubri…
Essi stanno morendo mentre io parlo.

E’ bramare un pasto
quale il ricco nella sua gozzoviglia
getta ai cani che stanno rimpinzandosi sotto il suo sguardo.

E’ lasciare che lo Spettro dell’Oro
prenda dal Lavoro mille volte
più di quanto mai potè la sua ricchezza
nella tirannidi d’un tempo.

La carta moneta, questa contraffazione dei titoli di proprietà,
cui voi attribuite qualcosa del valore
dell’eredità della Terra

è sentirsi schiavi dentro
e non avere fermo controllo sul vostro volere,
ma essere come altri vi rendono.

E infine quando vi lagnate
con un borbottio debole e vano
è vedere la ciurma del Tiranno
schiacciare a cavallo le vostre spose e voi…
Il sangue ammanta l’erba come rugiada.

Allora è provare spirito di vendetta
ferocemente desiderando scambiare
sangue con sangue e torto con torto:
non fate questo se siete forti.

Questa è schiavitù. Uomini selvaggi,
oppure belve selvatiche dentro una tana
non avrebbero sopportato quanto voi.
Ma tali avversità quelli non conobbero mai.

Che cosa sei tu, Libertà?
Oh, potessero gli schiavi
rispondere dalle tombe in cui vivono
a questa domanda!
I tiranni fuggirebbero come vaghe immagini di sogno:

si faccia una grande Adunanza
degli intrepidi e dei liberi
da qualche parte su suolo inglese
dove le pianura si stendono ampie tutt’attorno.
Il cielo azzurro in alto,
la terra verde su cui camminate,
tutto ciò che è eterno
testimoni la solennità.

Voi che soffrite pene indicibili,
perché sentite o vedete
il vostro misero paese comprato o venduto
e pagato con sangue e oro…

Fate una vasta adunata,
che con grande solennità
dichiari con parole acconce che voi
siete, come Dio vi ha fatti, liberi.

E queste parole allora diverranno
come la tonante sorte dell’Oppressione
che rintocca in ogni cuore e cervello,
ancora…ancora…ancora.

Levatevi come leoni dopo il torpore
in numero invincibile,
fate cadere le vostre catene a terra
come rugiada che nel sonno sia scesa su di voi.
Voi siete molti, essi sono pochi.

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