giovedì 2 giugno 2022

Verba volant (813): strada...

Strada
, sost. f.

Quando arriverete a New York, immagino vorrete andare a Broadway - tanto più se siete tra i fedeli lettori delle mie storie. Una cosa importante: ricordate che prima di essere una metonimia, Broadway è una strada. Ma fate attenzione: nella “Grande mela” ce ne sono ben quattro con questo nome. Dovete scegliere quella giusta.

Ce n’è una a Staten Island, la grande isola che chiude a sud la baia di New York e che è, tra i cinque Distretti, quello che ha il più alto numero di cittadini di origine italiana. La Broadway di Staten Island comincia a nord, costeggia il Kill Van Kull, lo stretto che divide l’isola da Bayonne nel New Jersey, e poi taglia a sud, fino a incrociarsi con Clove Road, proprio all’altezza del St. Peters Cemetery, il più antico cimitero cattolico del Distretto, fondato nel 1848.
Invece la Broadway di Brooklyn comincia dall’East River, quasi all’altezza del Williamsburg Bridge. Questo ponte è stato aperto nel 1903, quando quello di Brooklyn - quello delle “ciccles” e della panchina di Io e Annie - non è stato più sufficiente a reggere il traffico tra Manhattan e la parte della città che sorge su Long Island. Fino al 1924 il Williamsburg è stato il ponte sospeso più lungo del mondo e alla fine degli anni Cinquanta potevi incontrarci Sonny Rollins che andava lì a suonare il sax per non disturbare i vicini. La strada prosegue diritta in direzione sud-est per quasi cinque miglia, fino all’incrocio con Jamaica Avenue. Poco distante da questo punto c’è uno degli ingressi dell’Evergreen Cemetery, uno dei più grandi di Brooklyn. Qui è sepolta Adelaide Hall, una grandissima musicista, la prima cantante jazz, l’indiscussa regina della Harlem Renaissance.
Anche la Broadway del Queens comincia dall’East River, però più a nord, all’altezza del Socrates Sculpture Park, una sorta di museo a cielo aperto di sculture contemporanee e un laboratorio per giovani artisti. Poi anche questa strada prosegue verso sud-est, attraversa Astoria, il quartiere che ospita la più importante comunità greca di New York, per finire all’intersezione con il Queens Boulevard, dove c’è il negozio della Raymour & Flanigan.
Ma ovviamente nessuna di queste tre strade, per quanto importanti, è la “nostra” Broadway.

A essere precisi la Broadway dove vogliamo andare noi appassionati di musical non comincia nemmeno a New York, ma più a nord, nella contea di Westchester, e precisamente nel villaggio di Sleepy Hollow. Questo è un paesino di neppure diecimila abitanti, ma la Broadway comincia proprio qui, come una diramazione della U. S. Route 9, la strada che porta da Laurel nel Delaware fino a Champlain nello Stato di New York, al confine con il Canada.
Il villaggio di Sleepy Hollow, fondato da un colono olandese nella seconda metà del Seicento, oltre a essere il punto di inizio della Broadway - o di fine, se partite da Battery Park - è famoso perché qui Washington Irving ha ambientato il suo racconto La leggenda di Sleepy Hollow, una delle più famose e terrificanti storie di Halloween, visto che uno dei suoi protagonisti è il misterioso “cavaliere senza testa”, interpretato da un inquietante Christopher Walken nel film di Tim Burton del 1999.
Poi la strada, sempre costeggiando l’Hudson, prosegue attraversando alcune altre cittadine: Tarrytown, uno dei primi rifugi di Salinger in fuga da New York, Irvington, Dobbs Ferry, Hastings-on-Hudson, dove c’era la villa di Florenz Ziegfeld e Billie Burke, una delle coppie che ha fatto grande Broadway - inteso come metonimia - fino a Yonkers. Questa è, dopo New York e Buffalo, la terza città dello Stato. In questa ricca città commerciale il drammaturgo Thorton Wilder ha ambientato una delle sue commedie più famose, The Matchmaker, la storia di un’esuberante vedova, Dolly Gallagher Levi: abilissima nel combinare matrimoni, tanto che decide di combinare anche il suo, sposando il burbero e posato mercante Horace Vandergelder. E il musical tratto da questa commedia, Hello, Dolly! sarà uno dei grandi successi di Broadway, in scena dal 1964 per quasi sette anni e un totale di duemilaottocentoquarantaquattro repliche.

Passata Yonkers, la Broadway arriva finalmente a New York, entrando nel Bronx, che così, per circa due miglia, ha la “sua” Broadway, come gli altri quattro Distretti. Poi attraversa il quartiere di Marble Hill, l’unico del Distretto di Manhattan che si trova sulla terraferma. Per la precisione si trattava dell’estremità settentrionale dell’isola, ma lo scavo dell’Harlem River Ship Canal nel 1895 e, vent’anni dopo, la colmatura del vecchio corso del fiume Harlem hanno collegato questo lembo di terra con il Bronx, pur rimanendo amministrativamente sotto Manhattan.
A questo punto, attraversato il Broadway Brigde, la strada entra nell’isola scoperta da Giovanni da Verrazzano nel 1524. Precisamente nel quartiere di Inwood, il più settentrionale dell’isola e anche quello in cui nella prima metà del Novecento era più sviluppata l’agricoltura. Proprio qui, nel 1954, quando a Broadway erano in cartellone The Matchmaker e The Pajama Game, la famiglia Benedetto ha chiuso l’ultima fattoria di Manhattan: coltivavano quel terreno, che occupava un isolato tra la Broadway e la 214th Street, da più di duecento anni, producendo per lo più mais.
Prima di proseguire il nostro viaggio per tredici miglia, fino alla punta più meridionale di Manhattan, dobbiamo fare un passo indietro, quando quella strada si chiamava Wickquasgeck ed era solo un sentiero che correva nel bosco che ricopriva quell’isola lunga e stretta sulla riva orientale del fiume Hudson. Non sappiamo come i nativi che abitavano quelle terre da secoli indicavano quel sentiero, che per loro era così importante, ma hanno cominciato a chiamarlo così i coloni olandesi a metà del Seicento, perché quello era il nome di quella tribù, che, al loro arrivo, è stata costretta a lasciare l’isola per andare a nord, sulla terraferma. I nativi si ritirarono nella zona dove sorgerà Dobbs Ferry. I coloni di Nieuw Amsterdam hanno cominciato a chiamare quella strada, la più grande e battuta della nuova città che stavano lentamente costruendo, Heeren Stratt - la “via dei gentiluomini” - perché ce n’era una con lo stesso nome ad Amsterdam. E poi, arrivati gli inglesi, quella strada, la più larga della loro nuova colonia, ribattezzata New York, è diventata semplicemente lo “stradone” - Broadway, appunto - tanto che in una mappa della città del 1776 appare con il nome Broadway Street, che poi non è stato più utilizzato. Dopo, come avviene ancora oggi, quella strada è stata chiamata semplicemente Broadway.
Credo meriti di essere ricordato che i Wickquasgeck hanno partecipato alla Guerra d’indipendenza a fianco delle truppe delle Tredici Colonie contro quelle di Giorgio III. Molti dei loro guerrieri sono morti nel conflitto, ma questo sacrificio, che segnerà la fine della tribù, non è mai stato riconosciuto: nessuno di loro otterrà la cittadinanza del nuovo stato che hanno contribuito a creare. Wickquasgeck sono stati dimenticati, ma una loro traccia rimane nella pianta di Manhattan, perché Broadway, proprio perché è più antica di New York, di Nieuw Amsterdam, e di Giovanni da Verrazzano, non rispetta il tracciato ortogonale del resto delle strade, intersecandole in maniera irregolare.

Dopo Inwood, la Broadway attraversa Washington Heights, il grande quartiere della comunità domenicana. Il 21 febbraio 1965, all’Audubon Ballroom, al civico 3940 della Broadway, all’angolo con la 165th Street è stato assassinato Malcolm X. Poi la Broadway attraversa la parte occidentale di Harlem, quasi costeggiando l’Hudson. Alla fine dell’Ottocento era un quartiere in cui abitava l’alta borghesia bianca che non voleva abitare nel centro di Manhattan. L’arrivo di molti immigrati europei ha portato i ricchi a trasferirsi più a nord e contemporaneamente diversi agenti immobiliari afroamericani e una congregazione religiosa hanno acquistato un grande isolato tra la 135th Street e la Fith Avenue. È cominciata allora per Harlem una nuova storia, legata anche a quella musica di cui i neri erano i più grandi interpreti, il jazz, la musica del Novecento.
Poi Broadway entra in Morningside Heights, il quartiere che è occupato in gran parte dal campus della Columbia University, fondata nel 1754 con il nome King’s College, una delle otto università della Ivy League. Alla Columbia hanno insegnato o studiato sette padri fondatori degli Stati Uniti, quattro Presidenti, dieci giudici della Corte Suprema, novantanove premi Nobel, trentatré vincitori del premio Oscar e centoventicinque del Pulitzer.
Dall’incrocio con la 110th Street fino a Colombus Circle la Broadway attraversa tutto l’Upper West Side. Fino alla 78th Street procede parallela alle altre Avenue che percorrono da nord a sud il Distretto, poi si piega verso sud-est e dalle intersezioni nascono alcune piazze triangolari. In questa parte di Broadway ci sono alcuni edifici degni di nota, storici e lussuosi alberghi residenziali, come il Bretton Hall al 2350 e The Ansonia al 2109, il primo a essere completamente climatizzato, dove hanno alloggiato Babe Ruth e Toscanini, Caruso e Igor Stravinsky, e grandi condomini come The Apthorp al 2201, con la sua splendida facciata in stile neorinascimentale, progettata all’inizio del secolo dallo studio Clinton & Russell.
C’è anche molta Italia in questo tratto di Broadway. Tra la 74th e la 73th Street si trova Verdi Square, con al centro un grande monumento dedicato al Maestro di Busseto. Intorno al basamento ci sono Aida, Otello, Leonora de La forza del destino e Falstaff, mentre la statua di Verdi è sopra di loro. L’opera, realizzata in marmo di Carrara da Pasquale Civiletti, è stata inaugurata il 12 ottobre 1906. Più a sud, tra la Columbus Avenue, la 63th Street e Broadway, c’è il Dante Park, dove la comunità italo-americana nel 1921 ha voluto ricordare il grande poeta con una bella statua in bronzo realizzata da Ettore Ximenes, che l’anno prima aveva realizzato il grande monumento dedicato a Verdi nella città di Parma, di cui rimangono solo alcune statue, a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
La parte più meridionale dell’Upper West Side è adesso uno dei quartieri più ricchi della città, ma non è sempre stato così, West Side Story racconta un’altra storia, quando, negli anni Cinquanta, prima della costruzione del Lincoln Center for the Performing Arts, era un quartiere popolare, dove si combattevano bande giovanili e dove si poteva morire per un amore “sbagliato”.

Dopo Columbus Circle la Broadway entra in Midtown Manhattan. E qui finalmente la Broadway diventa Broadway o, come è chiamato questo tratto, tra la 54th e la 40th Street, “The Great White Way”. A essere precisi, con questo nome a fine Ottocento era conosciuto un tratto della Broadway più a sud, tra Union Square e Madison Square, dove nel 1880 l’amministrazione comunale della città aveva deciso di installare lampade ad arco Brush: una delle prime strade illuminate con la luce elettrica negli Stati Uniti. Poi sono arrivate le insegne pubblicitarie e i giornali hanno cominciato a chiamare quel pezzo di Broadway la “strada bianca”. Nel 1883 il Metropolitan Opera House si è trasferito tra la 39th Street e Broadway e sei anni dopo l’impresario Oscar Hammerstein I, il nonno di uno dei più grandi e prolifici parolieri del teatro musicale americano, ha deciso di aprire il suo teatro, il Victoria, sulla Forty-Second Street. Da quella felice intuizione comincia Broadway. Quando, all’inizio del nuovo secolo, i teatri, i cinema e i ristoranti si sono spostati nella zona a nord di Times Square, “The Great White Way” è diventato uno dei nomi di quella parte di Broadway che percorre il cosiddetto Theater District, che, molti anni più tardi, la città di New York farà diventare, anche dal punto di vista amministrativo, un sottodistretto con precisi confini.
Sulle vecchie storie di Broadway ho scritto un romanzo, e quindi su questa parte dello “stradone” non mi fermerò a lungo. Però almeno fatemi ricordare alcuni dei grandi teatri che stavano proprio sulla Broadway: il Capitol, il Central, l’Astor, il Paramount, il Rialto. Alcuni per fortuna ci sono ancora: l’Hammerstein - anche se adesso si chiama Ed Sullivan, l’ha comprato la CBS e registra lì i suoi Late Show - il Broadway, il Winter Garden - se andate in questi giorni c’è The Music Man con Hugh Jackman e Sutton Foster - il Palace, il Minskoff - in cartellone oggi c’è The Lion King. Per concorrere ai Tony uno spettacolo deve essere rappresentato in un teatro di “classe Broadway”, ossia con almeno cinquecento posti a sedere che sta nel Theater District (l’unica deroga ammessa è per il teatro del Lincoln Center, che è fuori dal “distretto”).
Ovviamente vi consiglio di muovervi in metropolitana, ma vi ricordo che la Broadway da Colombus Circus è tutta a senso unico, da nord a sud. E naturalmente ci sono dei tratti che sono esclusivamente pedonali, come Times Square. Questa grande piazza, che prende il nome dal quotidiano che qui aveva la propria storica sede, all’incrocio diagonale tra la Broadway e la Seventh Avenue, è il cuore della Broadway dei teatri.
Ancora negli anni Sessanta e Settanta si trattava di una zona malfamata, il quartiere a luci rosse di Manhattan, ma un vasto intervento di risanamento ha trasformato la piazza e le vie intorno in un enorme centro commerciale: da un tipo di prostituzione a un’altra.
Passato l’incrocio con la 40th Street, all’altezza di Golda Meir Square, la Broadway naturalmente continua, tagliando le strade che in orizzontale e in verticale disegnano il regolare tracciato disegnato dal Piano urbanistico del 1811. Al 1356 c’è, con le sue grandi colonne doriche, il solenne tempio neoclassico sede della Greenwich Savings Bank. All’incrocio con la Sixth Avenue, dove si crea Herald Square - perché lì aveva la sede questo storico quotidiano cittadino che adesso non viene più pubblicato - c’è il più grande negozio di Macy’s - 116mila metri quadrati di superficie - il più grande “grande magazzino” degli Stati Uniti, un’incredibile calamita turistica della città. Al 1232 c’è quello che un tempo era il Grand Hotel, progettato dall’architetto Henry Engelbert in stile Secondo Impero, il preferito da Oscar Wilde nei suoi soggiorni a New York.
Tra grandi palazzi, costose boutique, esclusivi ristoranti, e gli immancabili McDonald’s, la Broadway incrocia la Fifth Avenue, tagliando il Madison Square Park. Proprio il disegno triangolare di quell’incrocio così importante della città, ha spinto all’inizio del secolo l’architetto Daniel Burnham a realizzare, in stile Beaux-Arts, un palazzo di ventidue piani a forma triangolare - la facciata che disegna la punta è lunga solo due metri. Si tratta del celebre Flatiron, il “ferro da stiro”, diventato uno dei simboli di New York. James Stewart e Kim Novak si baciano appassionatamente sul suo tetto, Jessica Fletcher ci risolve uno dei tanti casi della sua carriera, l’esercito americano lo distrugge nel tentativo di catturare Godzilla.
A Union Square, all’altezza della 17th Street, c’è l’unico punto in cui il corso della strada è discontinuo: infatti qui la Broadway si interrompe per riprendere all’angolo opposto della piazza rettangolare. Proprio qui, sotto lo sguardo della grande statua equestre in bronzo del presidente Washington, l’attivista anarchica Emma Goldman ha tenuto, il 21 agosto 1893, quello che è conosciuto come il “discorso del pane”: «Andate dunque e manifestate davanti alle dimore dei ricchi. Chiedete lavoro; e se non ve ne danno chiedete pane. Ma, se ve li negano entrambi, il pane prendetevelo. È un vostro sacro diritto!». Emma sarà arrestata, come quasi dopo ogni suo discorso a Union Square, che rimarrà per tutto il Novecento la piazza delle grandi manifestazioni politiche e sindacali della città.

Dopo Union Square comincia Lower Manhattan e dall’incrocio con la 10th Street il suo corso torna a seguire il tracciato ortogonale. La Broadway a questo punto taglia a metà l’isola: da una parte c’è il Greenwich Village e dall’altra Little Italy e Chinatown, per citare i quartieri più noti a noi appassionati di cinema. Non mancano anche qui gli edifici storici, come il Clock Tower Building al 346 e il New York City Hall, la sede ufficiale dell’amministrazione comunale, inaugurato nel 1812, il più antico municipio degli Stati Uniti ancora adibito alla sua funzione originaria.
Poi Broadway entra nel Financial District con i suoi caratteristici grattacieli. Proseguendo da un lato c’è l’incrocio con Wall Street dove sorge l’One Wall Street, realizzato nel 1931, uno dei gioielli dell’Art Deco della città, e dall’altra Zuccotti Park, la piccola piazza diventata famosa nel 2011 per il movimento Occupy Wall Street.
Stiamo arrivando alla fine del nostro viaggio lungo la Broadway, già si vedono gli alberi del Bowling Green, il primo parco pubblico di New York, un luogo dove - come dice il nome - si giocava a bocce. Da qui e, tornando verso nord, fino alla City Hall, questo tratto della Broadway è il cosiddetto “canyon degli eroi”, dove si svolgono le grandi parate per celebrare capi di stato, veterani, campioni dello sport, eroi nazionali. Cinque italiani hanno goduto di questa festa e del tradizionale lancio di stelle filanti e nastri colorati dalle finestre che si affacciano sulla Broadway: il generale Armando Diaz nel 1921, Italo Balbo nel 1933 per celebrare la trasvolata dell’Atlantico della sua flotta di idrovolanti da Roma a Chicago, Alcide De Gasperi nel 1947 e ancora nel 1951, e infine due presidenti della Repubblica: Gronchi nel 1956 e Segni sette anni dopo. Nelson Mandela nel 1990, subito dopo essere stato liberato dal carcere, è stato l’ultimo cittadino straniero onorato di una parata. Ormai questa festa tocca solo ai campioni dello sport, gli “eroi” del nuovo secolo. Con la significativa eccezione, il 7 luglio 2021, dei lavoratori della sanità e dei servizi essenziali che hanno permesso a New York di resistere al Covid.
Nell’ultimo tratto Broadway finisce a Battery Park, il grande parco che chiude a sud l’isola di Manhattan e dove c’erano appunto le batterie di cannoni per difendere la città. Dalla fine - o l’inizio, fate voi - della Broadway vediamo la Statua della Libertà ed Ellis Island, il primo approdo per gli oltre dodici milioni di immigrati arrivati da tutto il mondo dal 1892 al 1954.

Il 10 settembre 1935 sbarcano a Ellis Island Kurt Weill e Lotte Lenya, in fuga da un’Europa che per loro è sempre più pericolosa. Le pratiche nel loro caso procedono in maniera spedita. Sono conosciuti, i loro colleghi americani li aspettano: a ottobre i Gershwin li invitano a vedere le prove di Porgy and Bess. Chissà che impressione che hanno avuto quando hanno visto per la prima volta “The Great White Way”. Kurt e Lotte non ameranno mai molto Broadway, nel senso della strada, preferiscono vivere lontano da New York. Ma sono due dei tanti che faranno grande Broadway.