lunedì 16 maggio 2022

Verba volant (812): amazzone...

Amazzone
, sost. f.

Adesso al 170 di East End Avenue, tra l’87esima e l’88esima Strada, quasi di fronte a Gracie Mansion, la residenza ufficiale del sindaco di New York, c’è un condominio di lusso, con una splendida vista sull’East River e Brooklyn, ma negli anni Trenta e Quaranta c’era il Doctors Hospital, una delle più esclusive cliniche della città. Questo “hospital hotel” aveva duecentosessantaquattro stanze private, dotate di ogni comfort, a cui si aggiungevano trentadue stanze per gli ospiti che non volevano lasciare da soli i loro familiari malati. Tra la fine del 1941 e l’inizio dell’anno successivo, mentre gli Stati Uniti entrano in guerra, uno dei pazienti del Doctors Hospital è il quarantaseienne Lorenz Hart, ricoverato per cercare di curare gli effetti della sua dipendenza dall’alcol. Il suo più caro amico, il trentanovenne Richard Rodgers, non vuole abbandonarlo e alloggia in una delle camere per gli ospiti. Richard sa bene che il problema di Lorenz, anche se non ne hanno mai parlato in maniera esplicita, è il fatto che l’amico vive come un dramma la propria omosessualità.
Si conoscono da ventidue anni, da quando entrambi frequentavano la Columbia University: a una festa Richard trova il coraggio di far sentire alcune sue composizioni musicali a quel ragazzo più grande, noto nel campus perché scrive testi di canzoni. A Lorenz piace quel ragazzo che suona il piano e cominciano a lavorare insieme. Per cinque anni compongono un’ottantina di canzoni, qualcuna di queste viene usata in spettacoli di Broadway, ma il successo non arriva. Nel 1925 Richard, scoraggiato, decide di smettere e pensa di entrare nell’azienda di famiglia, impegnata nel commercio di abbigliamento per bambini. Lorenz convince l’amico di cui si è ormai innamorato, senza mai dichiararsi, ad aspettare qualche settimana: scriveranno le loro ultime canzoni per uno spettacolo di beneficenza messo in scena dalla Theather Guild. Garrick Gaieties è un inaspettato successo: invece delle tre serate in programma, le repliche saranno in tutto duecentoundici. Lorenz e Richard sono ormai una coppia, anche se non come ha sperato il primo: il paroliere e il compositore sono diventati una delle “ditte” più prolifiche e di successo di Broadway. Lorenz è felice di poter passare tanto tempo insieme a Richard, eppure soffre di non potergli dire la verità: teme di perderlo per sempre. L’alcol è un rifugio, quando le canzoni non bastano più. A Hollywood per qualche tempo Lorenz sembra star meglio: in quella città ci sono meno pregiudizi, o almeno sembra esserci più tolleranza. Nell’ambiente sono note le feste nelle ville di Cole Porter e di George Cukor, certo non si può sbandierare la propria omosessualità neppure lì, ma non bisogna nascondersi come avviene a New York. Ma quella è la città in cui sono nati e Broadway è il loro regno, a Hollywood quei due geni della musica non hanno lo stesso successo. Tornati in città, continuano a scrivere canzoni, continuano ad avere successo, ma le crisi di Lorenz sono sempre più frequenti, sparisce per giorni interi senza che Richard sappia nulla di lui.
Al Doctors Hospital non possono curare il male di Lorenz, ma almeno lui e Richard possono stare ancora insieme e fare quello che hanno sempre fatto, quello che sanno fare come nessun altro: scrivere canzoni. Nell’ospedale c’è già un pianoforte. Lo ha usato Cole Porter nel 1937, quando è stato ricoverato lì a seguito della caduta da cavallo, un incidente che ha segnato il resto della sua vita. Proprio al Doctors Hospital Cole ha composto le canzoni del musical You Never Know, tra cui At Long Last Love.
Per quel nuovo spettacolo che stanno preparando, Richard vuole tentare qualcosa di nuovo: lui e Lorenz non si limiteranno a comporre le canzoni, dovranno scrivere anche il libretto. Il paroliere non sembra molto convinto. Richard gli spiega che il mondo di Broadway ormai è cambiato: il pubblico non vuole più andare a teatro solo per sentire le canzoni, vuole anche essere coinvolto da una storia. Nei loro spettacoli il libretto è sempre stato un pretesto per far cantare agli attori sul palco dieci o dodici nuove canzoni, che per lo più avevano poco a che fare con la trama. I loro musical erano ancora più simili alle “follie” di Ziegfeld. Con Show Boat Oscar Hammerstein ha scritto un musical che sembra più un’opera che una rivista, i Gershwin con Of Thee I Sing hanno vinto il Pulitzer e Porter ha avuto un buon successo con Nymph Errant. Solo loro ormai rimangono legati a un vecchio modo di scrivere. Lorenz è scettico: a dire la verità il Pulitzer lo ha vinto solo Ira, perché per la commissione del premio soltanto i testi possono concorrere e non le canzoni, che invece sono fatte di musica e parole, Cole è dovuto andare a Londra per mettere in scena il suo spettacolo e nessuna delle canzoni cantate da Gertrude passa nelle radio e anche Porgy and Bess non è stato un gran successo. Ma Richard crede che sia giusto tentare; e Lorenz gli vuole troppo bene per dissuaderlo.
Richard è convinto di aver trovato la storia giusta: a dire la verità The Warrior’s Husband, la commedia scritta da Julian F. Thompson nel 1924, è stata un fiasco. È stata ripresa nel 1932, ma anche in questo caso le repliche sono state soltanto ottantatré; questa edizione viene ricordata per l’interpretazione della venticinquenne Katharine Hepburn nel ruolo di Antiope, che, grazie al suo personale successo, viene chiamata a Hollywood, per cominciare la sua incredibile carriera cinematografica. L’anno dopo la Fox vuole farne un film, diretto dal giovane Walter Lang, con Elissa Landi, David Manners e, nel ruolo di Omero, il veterano Lionel Belmore, un attore inglese che tra il 1915 e il 1945 compare in più di duecento film. Siamo ancora nella Pre-Code Hollywood: si possono generosamente far vedere le gambe e le spalle delle attrici e visto che la storia si svolge nel mitico regno delle Amazzoni, è il film perfetto per tante giovani starlette. Tra le guerriere c’è anche la nuotatrice Helene Madison, vincitrice di tre ori alle Olimpiadi del 1932 a Los Angeles. Il film - arrivato in Italia con il titolo La disfatta delle amazzoni - è un discreto successo, che permette alla Fox di recuperare le spese, ma nulla di più. Nonostante questo, Richard è convinto che, trasformato in un musical, possa funzionare.
Nel paese delle Amazzoni il mondo è capovolto: le donne governano e combattono, mentre gli uomini se ne stanno a casa ad accudire i figli, a cucinare e a rammendare le toghe delle loro bellicose mogliettine. Un esercito di guerrieri greci, guidati da Ercole e Teseo, attaccano il regno per impossessarsi della cintura di Diana, il simbolo del potere di Ippolita, la regina di quelle donne guerriere. A seguito delle truppe c’è anche un corrispondete di guerra, Omero, l’autore di un fortunato bestseller dal titolo Iliade. I Greci vengono sconfitti e fatti prigionieri, ma la sorella di Ippolita, la giovane Antiope, si innamora di Teseo e cerca di aiutarlo. Intanto l’arrivo dei Greci sembra aver risvegliato anche gli uomini che, guidati dal marito di Ippolita, il poco marziale Sapiens, che si definisce uno “sposo di guerra”, chiedono la parità. È un musical, alla fine l’amore trionfa e si fa capire che anche le guerriere Amazzoni vengono ricondotte alla “ragione” dai loro mariti. A dire la verità, Rodgers e Hart sono molto più bravi come autori di canzoni che come librettisti, ma lo spettacolo funziona.
Rodgers ne è così convinto che decide di associarsi all’impresario Dwight Deere Wiman come produttore dello spettacolo. Come regista viene ingaggiato Joshua Logan. Alla Princeton Joshua ha recitato insieme al suo compagno di studi James Stewart, poi è arrivato a Broadway e a Hollywood, dove ha fatto una bella carriera. Con Rodgers lavorerà ancora: alla fine degli anni Quaranta è il coautore del libretto di South Pacific, un lavoro per cui vince il Pulitzer. Anche Joshua è omosessuale ed è costretto a negarlo: curerà la sua depressione con una lunga terapia al litio. Ha meno di quarant’anni anche il coreografo Robert Alton, ma già una lunga carriera a Broadway: ha lavorato con Ziegfeld e ha creato le coreografie di Anything Goes. A Hollywood collabora con Fred Astaire e Gene Kelly.
E uno dei meriti del successo di questo musical è proprio per i numeri di ballo, visto che nella parte di Sapiens viene scritturato Ray Bolger. Questo trentasettenne di Boston è uno dei grandi nomi di Broadway. È arrivato a New York a metà degli anni Venti, è un ottimo ballerino di tip tap e si esibisce nei migliori locali della città. In pochi anni diventa un nome di cartellone per gli spettacoli di Broadway e il 27 dicembre 1932 è uno degli artisti chiamati a inaugurare il Radio City Music Hall. Poi decide di andare a Hollywood. Nel 1936 viene messo sotto contratto dalla Metro e nel 1939 ottiene il ruolo che gli regala un’incredibile fama: è il dinoccolato Spaventapasseri de Il Mago di Oz. In questo nuovo musical, Rodgers concede a Ray una grande libertà: dopo ogni sua canzone, ha la possibilità di danzare. E lo fa ogni volta con il suo grande talento.
Per i ruoli di Ippolita e Antiope vengono ingaggiate Benay Venuta e Constance Moore. Benvenuta Rose Crooke è nata a San Francisco da padre inglese e madre del Canton Ticino. A Broadway si è fatta conoscere come sostituta di Ethel Merman in Anything Goes, ma dopo quel promettente esordio la sua carriera non decolla come merita. Nel 1994 Woody Allen le regala una piccola parte, quella di una ricca signora che adora finanziare spettacoli, in Pallottole su Broadway. Quando viene scritturata, Constance è conosciuta per lo più dai ragazzini appassionati di fantascienza, perché ha interpretato il ruolo di Wilma Deering, l’unica donna nei cortometraggi dedicati a Buck Rogers (negli anni Ottanta la “nostra” Wilma sarà Erin Gray). Il musical non fa per lei e viene sostituita da Nanette Fabray, una bella carriera, anche se mai da protagonista, tra Broadway e Hollywood: l’indimenticabile Lily Marton in Spettacolo di varietà. Nello spettacolo c’è anche la ventenne Vera-Ellen, nel ruolo di Minerva. Questa ballerina dell’Ohio, minuta e dall’aria da bambina, è arrivata a New York da un paio anni, ma si è fatta subito conoscere: è una delle Rockettes, il corpo di ballo del Radio City Music Hall. Dopo questi spettacoli a Broadway, Samuel Goldwyn la vuole a Hollywood: canta e balla con Gene Kelly in Un giorno a New York, con Fred Astaire in La bella di New York, con Donald O’Connor in Chiamatemi Madame, con Bing Crosby e Danny Kaye in Bianco Natale. Dopo questo successo, la sua carriera si interrompe bruscamente: forse soffre di anoressia, e il suo fisico è troppo magro per sopportare la fatica dei numeri di ballo. O serve un altro tipo di donna a stuzzicare l’immaginario del pubblico. A completare il cast c’è Ronald Graham nel ruolo di Teseo: questo attore arrivato dalla Scozia due anni prima è stato Antifolo di Efeso, uno dei The Boys from Syracuse, un altro dei successi di Rodgers e Hart.
In quei giorni al Doctors Hospital Lorenz e Richard scrivono le sedici canzoni dello spettacolo. Alcune sono strettamente legate allo svolgimento della storia, ma altre diventano presto degli standard, come è successo a tantissime di quelle scritte da questi due giovani autori newyorchesi. C’è la divertente Ev’rything I’ve Got, che nello spettacolo viene cantata da Sapiens e Ippolita e poi ripresa dalla sola regina; diventa un classico prima grazie a Ella Fitzgerald e poi alla pianista e cantante jazz Blossom Dearie. Poi Wait Till You See Her, cantata da Teseo per l’amata Antiope e incisa successivamente da Ella, da Vic Damone, da Frank Sinatra e molti altri. Infine Nobody’s Heart (Belongs to Me), una di quelle canzoni che Lorenz scrive con il cuore, in cui racconta la sua solitudine. Nello spettacolo viene cantata da Antiope e diventerà un successo di Barbra Streisand.
By Jupiter debutta allo Shubert Theatre, lo storico teatro al 225 West della 44esima Strada, il 3 giugno 1942 e rimane in cartellone fino al 12 giugno dell’anno successivo, per un totale di quattrocentoventisette repliche: nessun spettacolo della coppia Rodgers e Hart ha avuto una corsa così lunga a Broadway. E sarebbe anche potuta durare di più, ma Ray ha accettato l’invito dell’esercito per andare in Europa a fare spettacoli per le truppe.
Questo successo - gli spettatori, angosciati dalla guerra in cui sono impegnati i loro ragazzi in Europa e sul Pacifico, vogliono divertirsi a teatro, anche con quelle battute un po’ grevi sul rapporto tra donne e uomini - dimostra che la sfida è vinta: anche Rodgers e Hart possono scrivere i musical “nuovi”. Richard ha trovato un’altra commedia, Green Grown the Lilacs, scritta da Lynn Riggs, che non ha avuto molto successo, ma che secondo lui può diventare un musical: una storia della frontiera, ambientata agli inizi del Novecento, in quello che diventerà il quarantaseiesimo Stato dell’Unione, l’Oklahoma. Lorenz non vuole lavorare a questo nuovo musical: cosa c’entrano loro due con una storia di cowboys e di indiani? Richard gli spiega che si tratta di una storia d’amore, devono raccontare quello che loro hanno sempre messo in musica. Cosa cambia se l’ambientazione è il West? Ma intanto le sparizioni di Lorenz diventano sempre più frequenti e più lunghe: va in Messico, dove conosce tanti “ragazzi” e nessuno sa che è una celebrità di Broadway. E quando torna è sempre più ubriaco e malato. Richard comincia a lavorare a quello che sarà Oklahoma! con Oscar Hammerstein. Lorenz incontra a New York il musicista ungherese Emmerich Kálmán, molto conosciuto in Europa per le sue operette. Kálmán è di origini ebraiche, ma la sua musica piace a Hitler, tanto che, dopo l’Anschluss, gli viene offerto di diventare un “ariano onorario”. Il compositore rifiuta e fugge in America. La possibile collaborazione con Hart non porta a nulla: alle riunioni Lorenz si presenta sempre troppo ubriaco per scrivere.
Nel 1943 Rodgers e Hammerstein ottengono un clamoroso successo con Oklahoma!, ma Richard cerca ancora Lorenz, gli chiede di scrivere insieme cinque nuove canzoni per il revival di A Connecticut Yankee, un loro successo del 1927, basato sul romanzo di Mark Twain Un americano alla corte di Re Artù. Lorenz scrive versi toccanti, specialmente quelli di Can You Do a Friend a Favor?: è la sua ultima canzone. La sua salute è ormai compromessa. Muore il 22 novembre, cinque giorni dopo la prima dello spettacolo. Chissà cosa ha provato Richard quando, al momento di metterle in musica, ha letto queste parole scritte da Lorenz.

That is all that I demand.
Only two, just me and you.
And a good friend heeds a friend
When a good friend needs a friend.