mercoledì 28 marzo 2012

"Piccolo sillabario illustrato" di Italo Calvino

BA-BE-BI-BO-BU 
Tutte le ragazze impazziscono per Bob ma egli sembra insensibile alle loro lusinghe. Saputo che Bob parte per una crociera in India, Ulrica decide d'imbarcarsi sullo stesso piroscafo, sicura che le lunghe giornate di navigazione saranno propizie alla conquista. All'amica Ludmilla, che le manifesta il suo scetticismo, Ulrica dice: "Vedrai. Appena riuscirò a sedurlo ti scriverò. Scommetto che sarà prima d'uscire dal Mar Rosso". Difatti, da Bab-el-Mandeb, Ludmilla riceve una laconica cartolina.
Bab. Ebbi Bob. U.

CA-CHE-CHI-CO-CU
Nella clinica gastroenterologica viene condotta una ricerca sulle feci dei pazienti. Ogni produzione fecale viene classificata in diciassette categorie designate da lettere dell'alfabeto: dalla A, per le più voluminose, alla Q, per quelle minuscole. Un infermiere compie ogni mattino il giro dei reparti, chiede a ogni ricoverato se ha feci recenti da mostrare, e dopo una rapida occhiata, segna la lettera corrispondente nel registro. Poche parole gli bastano a formulare domande, valutazioni e conclusioni.
- Cacche? Chicco. Q.

CIA-CE-CI-CIO-CIU
L'istituzione delle Comuni, nella Cina di Mao, si scontrò agli inizi contro gravi difficoltà. La distribuzione dei generi alimentari avveniva in modo irregolare e i magazzini di vendita al pubblico restavano talora completamente sprovvisti. Poteva succedere che una massaia che chiedeva allo spaccio la sua razione di legumi si sentisse rispondere che le scorte erano finite e che nel negozio vuoto non restava che il ritratto del primo ministro appeso al muro.
- Ci ha ceci? - Ci ho Ciu.

DA-DE-DI-DO-DU
Una giovane americana che studia bel canto in Italia non è molto dotata per il do di petto. Il maestro la implora che butti fuori la nota, e per essere più persuasivo, cerca d'esortarla in inglese a fare quanto lui le chiede.
Dà, deh, di do! Do!*
*in inglese.


FA-FE-FI-FO-FU
Difetto di registrazione o contraffazione intenzionale della voce, dal disco non si riusciva a riconoscere chi era l'attore comico che aveva inciso quello sketch. Ma bastò ascoltare la registrazione con un impianto hi-fi per non avere più dubbi.
- Fa fe' fi: Fo fu.

GA-GHE-GHI-GO-GU
Un certo Ghigo fa ridere di sé ogni volta che per difendere un suo diritto sbandiera un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Gag è Ghigo: - Ho G. U.

GIA-GE-GI-GIO-GIU
- Questa volta non mi scappi, Joe! - disse lo sceriffo. - Butta a terra le pistole, svelto! Non è il momento di metterti a gingillare!
- Già aggeggi, Joe? Giù!

GLIA-GLIE-GLI-GLIO-GLIU
Un erbivendolo toscano, sentendo che qualcuno si domanda se ha dell'aglio, risponde che i suoi agli sono sugosi come l'olio.
- Gli ha agli egli? - Gli ho ogli, uh!

GNA-GNE-GNI-GNO-GNU
La signora Agnese, in dialetto Gnà Agnè, è paragonata, da un poeta che la corteggia, a un'antilope di fuoco, anzi a tutte le antilopi di fuoco che si possono immaginare.
Gnà Agnè è (o)gni igneo gnù.

LA-LE-LI-LO-LU
Nei suoi inquieti amori con Nietzsche, Lou Salome avrebbe ben voluto provocare nell'amico una levitazione non solo spirituale ma anche fisica. Battendosi le mani sulla fronte, il filosofo le rispondeva che solo la sua mente era dotata d'ali per innalzarsi a volo.
- L'ale li l'ho, Lou!

MA-ME-MI-MO-MU
I maestri del buddismo Zen, posti di fronte a una domanda che non ammette altra risposta che un si o un no, ricorrono a un terzo termine: mu, parola giapponese che significa: "né sì né no" ossia "questa domanda è malposta". Così anch'io accompagno i sì e i no che mi vengono strappati dalle circostanze con alzate di spalle e scrollate del capo che si rivolgono sopratutto a me stesso.
- Ma a me mimo mu.

NA-NE-NI-NO-NU
L'obiezione che veniva mossa alla nomina di Pietro Nenni a Ministro degli Esteri era che egli non godesse della simpatia degli ambienti diplomatici americani. I suoi sostenitori controbattevano questo argomento ricordando che poteva contare su molti amici alle Nazioni Unite.
- N'ha Nenni in ONU.

PA-PE-PI-PO-PU
(da Giampaolo Dossena)
1944. Il cielo notturno dell'Italia del Nord occupata dai Tedeschi è solcato non solo dalle potenti squadriglie dei bombardieri americani ma anche da un piccolo aereo inglese solitario, che ogni notte sorvola campagne e paesi sperduti e sgancia qualche bomba ogni tanto senz'altro obiettivo apparente che quello d'una sua "guerra dei nervi". Gli Italiani hanno imparato a riconoscere il suo rombo e a non mettersi in allarme per le sue visite quasi sempre inoffensivo. Lo chiamano "Pippo".
Una notte stavo leggendo il libro di Desiderius Papp Avvenire e fine del mondo e riflettevo sulla fuga delle galassie, sull'esplodere e spegnersi delle stelle, sulle prospettive d'un'estinzione della vita sulla terra. Fu allora che sentii un rombo avvicinarsi nel cielo, poi un'esplosione. "Pippo" aveva sganciato una bomba. Dalle remote lontananze del cosmo, fui riportato improvvisamente al "qui e ora".
- Papp, e Pippo: Pu(m)!

RA-RE-RI-RO-RU
Quando alla Segreteria delle Nazioni Unite fu insediato un birmano, c'era chi si domandava se la cattiva pronuncia della lettera "r", caratteristica degli orientali, non avrebbe causato difficoltà. Invece in pochi mesi U Tant dimostrò di padroneggiare benissimo la fonetica occidentale. E un amico se ne congratulò con lui, dandogli atto che ormai solo poche volte la pronuncia di una "erre" lasciava a desiderare.
- Rare erri "r" or, U.

SA-SE-SI-SO-SU
Per convincere il proprietario d'un night-club a scritturarla, una spogliarellista lo assicura della propria efficacia nel provocare l'eccitazione degli spettatori.
- Sa? Sessi isso su!

SCIA-SCE-SCI-SCIO-SCIU
Uno studioso di linguistica comparata, giunto in Persia per verificare alcune particolarità della fonetica indoeuropea, si avventura nel palazzo dello Scià. Un giannizzero gli intima d'uscire, avvertendolo che l'imperatore ricorre ancora alla decapitazione mediante la scure. Con candore, lo studioso si limita a indicare l'oggetto della sua ricerca: l'origine delle desinenze in u nei dialetti della Campania preromana, particolarmente in quello degli Osci.
-Scià ha asce! Esci! Sciò! - Osci u.

TA-TE-TI-TO-TU
Un impiegato di banca toscano, a un amico che gli chiede schiarimenti sulla causale d'una cifra che risulta addebitata al suo conto corrente, spiega che si tratta del pagamento della bolletta del telefono che la banca preleva d'ufficio per versarla alla società Teti.
- T'ha Teti tot, tu.

VA-VE-VI-VO-VU
Apparizione insolita nel centro della metropoli, una gallina attraversava lentamente la strada provocando bruschi arresti nel traffico. Un cittadino s'affrettò ad avvertire un vigile urbano, con parole rapide e un po' enfatiche.
- Va ave vivo, V.U.!

ZA-ZE-ZI-ZO-ZU
Il verbo "zazzeare" è usato di rado ma figura nei dizionari col significato di "andare a zonzo". Un tale, che ama i vocaboli desueti e per di più fa un frequente uso di elisioni, incontra suo zio e gli chiede se va a spasso. Lo zio che a sua volta ha la mania d'usare a dritto e a traverso preposizioni tedesche, gli risponde che è diretto al giardino zoologico.
- Zazze', zi? - Zoo zu!

2 commenti:

  1. Grazie Luca. Prezioso contributo il tuo alla curiosità di chi ricordando il testo di Calvino vorrebbe leggerlo di nuovo. Ti segnalo un refuso alla T: “Teto” invece di “Teti”.

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