mercoledì 17 settembre 2014

Verba volant (125): nazione...

Nazione, sost. f.

Probabilmente non sono la persona più adatta a scrivere questa definizione, perché sono "allergico" all'idea di nazione in generale e, in particolare, sopporto sempre più a fatica la mia nazione. Non sono mai riuscito a definirmi italiano, al massimo posso dirmi emiliano o al limite europeo. Sarà che sono un vecchio internazionalista o che sono cresciuto, amando la filosofia della Grecia antica, il cinema americano e i romanzi russi. La patria in fondo è come i parenti - anche l'etimologia è la stessa - non ce la possiamo scegliere, ma - proprio come dovremmo fare con i parenti - possiamo evitare di frequentarla troppo.
Proprio perché il mio paese mi va così stretto, fatico a capire l'ansia di almeno una metà degli scozzesi di avere una propria nazione autonoma. E almeno la Scozia - come la Catalogna del resto - esiste, ha una propria storia, anche importante, soprattutto ha una propria cultura; in questi anni, in questa esasperata ricerca delle piccole patrie, abbiamo più volte corso il rischio di sfiorare il ridicolo, come succede quando ci si vuole inventare un paese, ad ogni costo. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Sbaglieremmo però a sottovalutare il referendum scozzese - qualunque ne sia l'esito - così come la crescita in Europa di altri movimenti autenticamente autonomisti e indipendentisti. C'è evidentemente in quel voto uno spirito conservatore, un attaccamento esagerato e quasi morboso alle proprie tradizioni, a radici - spesso mitizzate e quasi sempre poco conosciute - che porta inevitabilmente a chiudersi in se stessi, a dare un giudizio negativo - se non addirittura razzista - verso quelli che non appartengono alla tua nazione, ossia la ricerca di una "purezza" ormai difficile da raggiungere in un mondo sempre più piccolo, dove è sempre più facile viaggiare e dove è sempre più naturale mescolarsi. Tra chi voterà per l'indipendenza della Scozia ci saranno tanti che hanno nostalgia del "buon tempo antico", anche se non c'è mai stato veramente un "buon tempo antico", né in Scozia né da nessun'altra parte. C'è in questa esasperata ricerca di indipendenza un senso naturale - e comprensibile per molti aspetti - di paura, a cui si risponde - altrettanto naturalmente - innalzando mura. Come sappiamo dalla storia però sulla paura non si costruisce nulla. E le mura sono tutte destinate ad essere abbattute; per fortuna.
C'è però qualcosa di più e anche qualcosa di positivo in quel voto. Direi qualcosa di sinistra, se ormai questa parola non suonasse una bestemmia per tante orecchie delicate. Io credo che ci sia una forte voglia di democrazia, l'idea che in un paese più piccolo sia più semplice esercitare una forma di controllo verso i propri governanti, che si abbia una qualche possibilità in più di far sentire la propria voce sulle vicende politiche, in sostanza che si possa partecipare, come dicevamo una volta. In un'epoca in cui si restringono gli ambiti democratici, in cui le decisioni sono prese - anche nelle cosiddette democrazie rappresentative - in luoghi lontani, inaccessibili e sostanzialmente misteriosi, questa rinnovata voglia di democrazia - anche di democrazia diretta - rappresenta qualcosa di rivoluzionario.
Pensate a cosa sta diventando l'Europa. Da qualche anno abbiamo imparato a fare i conti con la Troika, sappiamo che prende decisioni che condizionano le nostre vite, spesso la critichiamo, ma non sappiamo chi sia, non ha un volto, un po' come il capo della Spectre, di cui vedevamo soltanto le mani che accarezzavano un gatto. La Troika governa l'Europa, eppure nessuno di noi l'ha mai votata. Questo è oggettivamente un problema, anche se ormai non lo sentiamo più come tale, perché ci siamo come abituati a questa impersonalità. Ogni tanto facciamo uno sforzo per darle un corpo e usiamo l'espressione "i tecnici della Troika", senza però sapere chi siano questi fantomatici tecnici; forse anche il condomino del secondo piano - quello antipatico - è uno di loro.
Ho l'impressione che una parte degli scozzesi voterà al referendum proprio con il desiderio di avere più peso nelle decisioni del proprio paese, voterà per l'indipendenza per chiedere maggior democrazia. Naturalmente considero questo un elemento positivo, anche se dubito fortemente che i cittadini di una Scozia indipendente avranno un maggior potere di quanto ne abbiano adesso in quanto sudditi britannici. Il problema è che sono i meccanismi della democrazia ad essersi ormai inceppati, anche a livello locale. Perché i nostri governi, per non dire dei parlamenti, sono sempre più svuotati, a favore di interessi economici sovranazionali che gestiscono il vero potere. Perché il mondo dell'informazione risponde a interessi globali che pochissimo hanno a che fare con le autorità nazionali. Perché è chi ha in mano le leve del denaro a dettar legge. E probabilmente per questi poteri è perfino più facile controllare piccoli stati, più facilmente manovrabili.
Gli scozzesi pongono una domanda giusta, ma danno una risposta sbagliata. William Wallace non dovrebbe liberare il suo paese dagli inglesi, ma dalle multinazionali. Temo sarà molto più difficile.

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