Nella mia "carriera" politica, ho avuto l'opportunità e la fortuna di occuparmi per alcuni anni delle istituzioni scolastiche del mio Comune, in particolare un asilo nido e due scuole materne comunali; ho visto la passione con cui le "dade" si occupano dei bambini, la loro competenza pedagogiga cresciuta negli anni, attraverso la formazione e soprattutto il lavoro in aula. Confrontarsi con le insegnanti, con tutto il personale, con i genitori, è stato davvero, pur con tutte le inevitabili difficoltà, una delle esperienze più ricche che ho vissuto. Ho uno splendido ricordo di quegli anni e quindi ho letto con tristezza e con partecipazione le cronache di questi giorni sull'asilo nido di Pistoia.
Premesso che le due donne che gestivano quell'asilo sono due criminali, che fortunatamente sono state arrestate, credo che questa storia dovrebbe farci riflettere sui limiti con cui in questo paese ci occupiamo delle bambine e dei bambini. Prima di tutto è utile ricordare alcuni numeri: in Italia solo il 10% dei bambini da 0 a 3 anni accede agli asili nido comunali, mentre in paesi come la Francia, l'Irlanda e la Danimarca le percentuali salgono rispettivamente al 29%, al 38% e al 64%; se poi si considera che in una regione come l'Emilia-Romagna la percentuale è circa del 40%, si capisce come la distribuzione dei nidi in Italia sia assolutamente sperequata, mancando quasi del tutto nelle regioni meridionali. Non arriveremo entro il 2010 alla percentuale del 33%, come richiesto dai documenti della cosiddetta "strategia di Lisbona". C'è poi una questione, non secondaria, che riguarda lo status degli asili nido: la legge del '71 che istituì gli asili nido, li definisce un "servizio sociale di interesse pubblico". In questi anni, nonostante alcuni tentativi di riforma, non è mai stato riconosciuto il valore educativo di questo servizio; ricordo che qui, nei nostri Comuni, abbiamo sempre considerato le "dade" delle vere e proprie insegnanti, investendo sulla formazione pedagogica.
Di fronte a questa mancanza, sono sorti tantissimi nidi privati. Molti di questi sono strutture che funzionano bene e offrono un servizio necessario alle famiglie: un singolo episodio, per quanto drammatico come quello di Pistoia, non deve dare adito a generalizzazioni. Esiste però un problema: in alcuni casi, sempre troppi, gli immobili non sono adatti, il personale non è formato in maniera adeguata (si dovrebbe aprire un capitolo sui contratti con cui molte delle "dade" sono assunte nei nidi privati, con pochissimi diritti e altrettanto ridotte retribuzioni, ma questo è un discorso, che ci porterebbe molto lontano). Ci capita sempre più spesso di vedere nelle nostre città insegne con scritto "baby parking"; probabilmente è una concessione alla moda dilagante di usare termini inglesi, anche quando non è strettamente necessario, ma è anche la spia - una sorta di lapsus freudiano - su quello che sono queste strutture: semplici parcheggi per bambini. Chi ha un figlio sa bene quanto siano importanti per la crescita di un bambino questi primi anni di vita: non sono possibili improvvisazioni o pressapochismi. Adesso è oggettivamente troppo facile, e troppo redditizio, aprire un asilo nido privato. I nostri figli meritano di più, e di meglio.
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