Lo spunto per questa mia nuova "considerazione" è una notizia che riguarda l'imminente congresso della Cgil di Bologna. Al contrario di quello che è accaduto nel resto d'Italia, dove la seconda mozione - quella sostenuta dalla Fiom contro quella della maggioranza guidata da Gugliemo Epifani - è arrivata al 17%, qui a Bologna ha ottenuto il 39%, che diventa il 54% se si calcolano soltanto gli attivi e quindi si tolgono dal numero totale degli iscritti i pensionati dello Spi.
Non conosco le dinamiche sindacali né a livello nazionale né a livello locale - e non è di questo che voglio occuparmi qui - ma francamente questo risultato non mi stupisce molto. A Bologna stiamo soffrendo moltissimo la crisi economica; scusate se parlo della mia città - mi rendo conto che ci sono altre realtà dove le condizioni sono ancora peggiori - ma voglio raccontare di una situazione che conosco bene e che vivo.
Credo sia utile richiamare alcuni dati. Le ore di cassa integrazione ordinaria concesse nel 2009 hanno superato di molto la soglia dei dieci milioni rispetto a 1.400.000 del 2008: un aumento del 923%; nel solo settore metalmeccanico l'aumento è stato del 2.148%. Inoltre bisogna aggiungere le 2.700.000 ore di cassa integrazione straordinaria, anticamera del licenziamento. Quando si attraversa una zona industriale di uno dei Comuni intorno alla città è ormai impossibile non vedere le bandiere dei sindacati e gli striscioni che indicano le aziende in crisi e dove i lavoratori stanno lottando per mantenere il posto di lavoro. I disoccupati erano 10.314 nel 2008 e sono diventati 19.122 nel 2009: un aumento dell'85%. Sono aumentati del 22% gli iscritti ai Centri per l'impiego, con una percentuale maggiore negli uomini tra i 25 e i 44 anni. Nel 2008 gli avviati al lavoro sono stati 210mila, nel 2009 sono scesi a 170mila, di cui solo il 15% a tempo indeterminato. Le cifre rischiano di essere fredde, eppure raccontano il dramma di tantissime famiglie.
Personalmente ho vissuto questo ultimo anno, insieme a mia moglie, in una situazione di incertezza, tra disoccupazione e precarietà - incertezza che peraltro non è finita - e mi sono reso conto del gran numero di persone, anche adulti, che cercano lavoro e sono disposti ad accettare retribuzioni e condizioni di lavoro decisamente sotto la media. Ci sono le famiglie dei genitori e dei nonni che sorreggono tante situazioni, ci sono la Caritas e le associazioni di volontariato, ci sono alcuni servizi offerti dalle amministrazioni locali, ma questa rete si sta sempre più smagliando. E' una situazione reale, che si tocca con mano tutti i giorni.
Di fronte a tutto questo, di fronte anche a una radicalizzazione della lotta sociale - come mostra il successo della seconda mozione al congresso della Cgil - la sinistra a Bologna è assolutamente afona. Non è soltanto il caso Delbono ad avere tolto la parola al Partito Democratico: già prima che scoppiasse lo scandalo, il Pd non era l'interlocutore del mondo del lavoro, né di chi il lavoro lo ha e magari rischia di perderlo né di chi il lavoro non lo ha e lo sta cercando. A onor del vero bisogna dire che neppure a sinistra del Pd si muove molto. Sembra un paradosso: proprio quando ci sarebbe bisogno di più sinistra, perché un diritto fondamentale come quello del lavoro viene negato, non c'è un interlocutore politico di sinistra che assuma questo tema come centrale. Mi pare che questa sia l'ennesima campagna elettorale dove parliamo d'altro.
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