lunedì 1 marzo 2010

Considerazioni libere (80): a proposito di nuovo colonialismo...

Ho scoperto una storia interessante, che credo valga la pena raccontare.
Porto Romano si trova nella periferia settentrionale di Durazzo. Per vent'anni, fino alla chiusura del 1990, in quell'area c'è stato uno stabilimento chimico che produceva fertilizzanti e prodotti per le concerie. Quando la fabbrica è stata chiusa, in un periodo di particolare confusione istituzionale con la transizione dal regime comunista alla democrazia, circa 20mila tonnellate di residui tossici sono stati seppelliti in discariche realizzate velocemente e senza troppe precauzioni, mentre altre 500mila tonnellate di prodotti chimici sono state immagazzinate in un vecchio deposito. Nonostante questa situazione, con le falde contaminate e le continue esalazioni, intorno alla fabbrica dismessa è cresciuto un villaggio di disperati. Finalmente nel 2003, grazie al contributo delle Nazioni Unite quell'area è stata bonificata.
Alla fine del 2007 è stato sottoscritto un cosiddetto memorandum of understanding tra il governo albanese e l'Enel per lo sviluppo del settore energetico in quel paese. Tra i punti più importanti dell'accordo c'è la realizzazione di una centrale termoelettrica a carbone proprio nell'area bonificata di Porto Romano. Nonostante l'interessamento di altre imprese europee, non è stata indetta una gara d'appalto e i lavori sono stati assegnati a Enel, forse in segno della profonda amicizia tra i nostri paesi. Si tratta di un'opera imponente, che costerà almeno 2,2 miliardi di euro e produrrà a regime 1.600 megawatt di energia, realizzando da sola circa il doppio del fabbisogno energetico dell'intera Albania.
Qui viene la parte più interessante: infatti l'85% dell'energia prodotta sarà trasferita in Italia attraverso una rete sottomarina di 210 chilometri. Certo un grande affare per Enel e un progetto conveniente per l'Italia. Forse un po' meno conveniente per l'Albania. Secondo alcuni studi, con la costruzione della centrale a carbone di Porto Romano le emissioni di CO2 dell'Albania passeranno dalle attuali 5,5 milioni di tonnellate a 14 milioni. In questo modo vengono anche "rispettati" i parametri di Kyoto: per l'Italia si tratta di energia "pulita", in Albania la media annua di emissioni salirà a 4,6 tonnellate a persona, oltre i parametri previsti a Kyoto, che però la stessa Albania, in quanto paese in via di sviluppo non è tenuta a rispettare. Il progetto di Enel non solo non ha preso neppure in considerazione la possibilità di usare un altro combustibile al posto del carbone, che rimane il più inquinante - per altro il carbone in Albania arriverà dal Sudafrica - ma manca un vero e proprio studio di impatto ambientale che dia indicazioni sulle emissioni, sulla gestione dei rifiuti pericolosi, sulla gestione delle eventuali emergenze.
C'è da supporre che Enel non troverà a Porto Romano un'agguerrita opposizione da parte della popolazione albanese, che per altro non è stata informata del progetto. Si attendono i finanziamenti internazionali che, visto che si tratta di energia, probabilmente arriveranno.
Al di là se il progetto andrà in porto oppure o no - io mi auguro di no, ma credo proprio di sbagliarmi - mi sembra proprio una vicenda grave. Per descrivere questo stato di cose a me viene in mente soltanto lo sfruttamento coloniale: a noi la preziosa energia, a loro l'inquinamento. Davvero un bell'affare.

Questa storia si trova nel dossier I cinque progetti che devasteranno il pianeta, curato da Altreconomia. Guardateci.

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