C'è la crisi di governo. O forse non c'è. A essere sinceri la situazione è strana e costituzionalmente inedita: il partito che ha la maggioranza relativa in parlamento e che quindi è il maggior sostegno dell'attuale esecutivo ha pubblicamente annunciato che non voterà più la fiducia al governo - e si è coerentemente astenuto sia al senato che alla camera - ma il presidente del consiglio non si è dimesso, continuando anzi a preparare decreti che rischiano concretamente di non essere convertiti in legge. Siamo ormai al di là - e al di fuori - della lettera e dello spirito della Costituzione del '48, nonostante quel galantuomo del presidente della repubblica tenti di rassicurarci del contrario. D'altra parte già questo governo è nato in maniera anomala - per usare un eufemismo - e al di fuori delle regole costituzionali: il governo che c'era prima non è stato sfiduciato dal parlamento, eppure è stato costretto alle dimissioni, sotto la pressione delle autorità finanziarie internazionali e dei più importanti governi europei, e il presidente della repubblica ha deciso in una notte il nome del successore, al di fuori della prassi e delle dinamiche parlamentari.
Per un momento dimenticate che il precedente presidente del consiglio era B. e che tutti abbiamo tirato un respiro di sollievo quando lo abbiamo visto uscire dimissionario dal portone del Quirinale, dimenticate la gioia di poter dire che non era più lui il capo del governo; lo so è difficile dimenticare l'entusiasmo di quei giorni, ma dobbiamo fare uno sforzo. Quel passaggio è avvenuto in maniera irrituale, se non apertamente anticostituzionale, ed è inevitabile che anche la fine di un governo nato in quel modo avvenga sotto lo stesso segno. Questo per me è un problema molto grave ed è tanto più grave perché si fa finta di niente, pare che tutto sia normale, mentre normale non è: Monti avrebbe dovuto rimettere il mandato, Napolitano avrebbe potuto rifiutare le dimissioni, ma avrebbe comunque dovuto avviare le consultazioni. Adesso ci sono consultazioni senza dimissioni e probabilmente si troverà un accordo, al di fuori del parlamento, di cui i garanti saranno ancora una volta i governi europei e il presidente della Bce, per preparare le elezioni, una "crisi ordinata", secondo il neologismo inventato oggi da Alfano, per non spaventare i mercati. Sono sempre più convinto che la prima riforma costituzionale necessaria per questo paese sarebbe l'applicazione rigorosa della Costituzione, eliminando gli artifici e le prassi presidenzialiste di questi ultimi anni. Le vicende di questi giorni dimostrano ancora una volta che nel nostro paese - come nel resto d'Europa, anche se in forme diverse - c'è un deficit di democrazia; da qui io credo dovrebbe partire una radicale opposizione di sistema a questo stato di cose.
Naturalmente questi processi non avvengono mai per caso e se altri poteri hanno gradualmente preso il posto di quelli che c'erano prima la causa è prima di tutto l'insipienza di questi ultimi, la loro incapacità di offrire una reale prospettiva di governo, la loro incapacità di saper interpretare le aspettative di parti rilevanti della società e non solo quelle delle loro ristrette nomenclature e clientele. In politica, come in fisica, i vuoti si riempiono e quindi di fronte alla debolezza conclamata della politica italiana è stato naturale che altri abbiano svolto quel ruolo a cui negli anni le forze politiche hanno deliberatamente rinunciato.
Per tornare all'attualità, personalmente faccio fatica a pensare che quello che è avvenuto in questi giorni sia soltanto il frutto di un caso, non è "impazzita la maionese", come ho sentito dire da qualche commentatore, con scarsa fantasia. Io non amo molto quelli che si esercitano in analisi "dietrologiche", ma penso che le parole di Passera siano il frutto di un rischio calcolato, dette per alimentare una brace che covava da qualche tempo sotto la cenere. D'altra parte la situazione non poteva essere migliore: quando Passera ha parlato, lo spread era al minimo e difficilmente avrebbe potuto continuare a scendere, la vittoria di Bersani alle primarie ha capitalizzato intorno a quel leader e al suo partito un consenso vasto, esplicitato in questi giorni anche dalle dichiarazioni di voto - o almeno di interesse - di Squinzi e del direttore del Corriere, Napolitano è uscito - come'era prevedibile, vista l'evidente parzialità dei giudici - vittorioso dal confronto con la procura - almeno una parte della procura - di Palermo, sostenuta da una claque politica probabilmente troppo facinorosa e comunque decisamente "sinistra", le elezioni sono abbastanza vicine da rendere velleitario ogni tentativo di modificare la legge elettorale, che a tutti va bene così com'è. Quale migliore occasione che mettere il dito nella piaga e stuzzicare una persona come B., in cui purtroppo - per una serie di ragioni anagrafiche e cliniche prima ancora che politiche ed economiche - le ragioni del risentimento e del livore personale vengono prima di ogni altro interesse personale, per non parlare di calcolo politico. La reazione di B. era facilmente prevedibile, com'era prevedibile l'acquiescenza delle persone di cui si è circondato negli anni; era un'illusione pensare che Angelino diventasse un politico vero nello giro di un mese e comunque sempre con una tutela così ingombrante.
Adesso questa crisi-non crisi avrà un esito facilmente prevedibile, perché - come mi è capitato di scrivere "a caldo" l'altra sera - tutti i personaggi hanno finalmente ritrovato la loro parte in commedia e fanno quello che sanno fare. B. fa il rappresentante della destra eversiva e anticostituzionale, che comunque in Italia è molto più forte di quello che i "montiani" vogliono credere. Bersani fa l'uomo di centrosinistra pragmatico che può rassicurare sia i lettori del Corriere che quelli dell'Unità. E Monti fa Monti, continuando a difendere gli interessi di cui è legittimo e legittimato rappresentante. Nelle prossime elezioni ci sarà l'incognita Grillo - in democrazia peraltro qualche incertezza deve esserci, nonostante quello che spera l'uomo della Bce che vorrebbe evitare questi rischiosi passaggi elettorali; ma probabilmente Grillo sarà funzionale al risultato atteso, raccogliendo una parte di malcontento che altrimenti sarebbe andato alla destra rancorosa, senza rosicchiare troppo al centrosinistra "pulito", uscito vittorioso dalle primarie. Quindi, tutto bene madama la marchesa: Bersani a palazzo Chigi, Monti al Quirinale, il programma già scritto a Francoforte. Certo ci saranno un po' di diritti civili in più, ci saranno meno asprezze - non si ripeterà il pasticcio degli esodati - ma la linea è quella dettata dalla famosa lettera dell'agosto 2011, la linea che tanti positivi risultati sta portando in Grecia.
Io comunque, se fossi NapoMonti o DraMonti, starei attento a fare questi calcoli. In Italia "lorsignori" hanno troppo coccolato la destra berlusconiana, le hanno dato potere, denaro, le hanno permesso di avere giornali e di controllare gran parte del sistema televisivo, l'hanno usata per sconfiggere la sinistra, ma adesso quella destra lì - così tipicamente italiana - è cresciuta e, indipendentemente dalla sorte personale di B., sarà fatica toglierle lo spazio che la destra "perbene" le ha dato. E' una destra che conosciamo bene: sono quelli che si sono arricchiti grazie all'evasione fiscale, che dicono che le loro tasse sono troppo pesanti, ma che gli altri dovrebbero pagarne di più, sono quelli che non si vergognano a essere razzisti, ma che intanto fanno lavorare gli immigrati in nero o affittano loro casa - regolarmente senza contratto -, sono quelli che la domenica vanno a messa e difendono la tradizione e la sera vanno a puttane, quelli che si disperano se il loro figlio è omosessuale, perché è contro natura - come dice il papa - e non disdegnano i "servizi" dei trans, quelli che fanno affari con la malavita organizzata e quelli che ci guadagnano quando un loro amico diventa onorevole, sono quelli che difendono la famiglia, ma purché la donna stia al suo posto; tutti questi sanno che B. li rappresenta e che con lui la festa continuerà. E allora le prossime elezioni potrebbero riservare una sorpresa amara alla destra "europea" di Monti, di Montezemolo, di Draghi e - a quel punto - sarebbe una sorpresa amara per tutto il paese.
p.s. è l'8 dicembre: Leggo che Monti vuole dimettersi e che pare abbia deciso di far nascere la lista Monti; da un certo punto di vista credo sia un elemento di chiarezza, è giusto che anche lui conti le sue "corazzate"; ma, considerandolo da un'altra prospettiva, mi pare che le prossime elezioni saranno tutti contro B.: paradossalmente temo che questo finisca per aiutarlo.
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