sabato 23 febbraio 2013

Considerazioni libere (339): a proposito della storia di due donne...

Non so quali siano state le reazioni alla notizia della tragica morte di Reeva Steenkamp negli Stati Uniti e negli altri paesi europei, anche se credo che non siano state molto differenti da quelle registrate qui in Italia. Si parla dell'uccisione di questa giovane modella sudafricana soprattutto perché è stata uccisa da una persona famosa, un "eroe" dello sport, un uomo che è riuscito a vincere molte sfide e che, per buone e motivate ragioni, fino allo scorso 14 febbraio, poteva essere considerato un modello per i giovani di tutto il mondo. Se il fidanzato di Reeva fosse stato uno sconosciuto, lei sarebbe stata soltanto una delle 15.609 donne uccise nell'ultimo anno in Sudafrica. Certo la più nota, forse una delle più belle, e questo avrebbe garantito alla notizia una qualche prima pagina, quanto meno per soddisfare la morbosità del pubblico - maschile - dei tabloid.
Invece la morte di Reeva è capitata il giorno di san Valentino e per di più nella giornata scelta da milioni di donne di tutto il mondo per manifestare, ballando, la voglia di essere libere dalla paura della violenza degli uomini, quasi sempre dei loro compagni. Questa coincidenza ha provocato un primo moto di sdegno, durato però soltanto poche ore. Nei giorni successivi Reeva è progressivamente ridiventata un personaggio secondario di quella terribile vicenda, mentre Pistorius ne è rimasto il solo protagonista. Inoltre con il passare dei giorni si sono cominciate a far strada nell'opinione pubblica alcune tesi che in qualche modo rendono meno difficile la posizione del fidanzato omicida. E' stato scritto che forse Pistorius ha compiuto quel gesto insensato sotto l'effetto di steroidi: quindi non sarebbe stato del tutto lucido. Francamente questa non mi pare un'attenuante; anzi un'aggravante. Oscar Pistorius è - o, a questo punto, era - un campione sportivo, per uno come lui l'uso sregolato di steroidi è ancora più grave che per qualsiasi altro. La seconda attenuante emersa in questi ultimi giorni è ancora più subdola: Pistorius avrebbe agito spinto dalla gelosia, perché Reeva si sarebbe innamorata di un altro concorrente del reality a cui stava partecipando prima di morire. In questo argomento c'è sotto traccia un messaggio che sposta la colpa dal maschio alla donna: Reeva paga la colpa di essere una donna bellissima, una donna che in fondo tutti gli uomini del Sudafrica - e non solo - hanno visto in lingerie nelle pubblicità. E' una donna della moda, dello spettacolo e quindi per un comune pregiudizio una donna "facile". La bellezza, che è stata un'innegabile fortuna per quella ragazza finché è stata viva, rischia di essere una colpa, ora che è morta. C'è poi un elemento che ha un peso nella società sudafricana: il presunto rivale di Pistorius sarebbe un uomo di colore e quindi è naturale che, seppur inconfessabilmente, l'atleta trovi la solidarietà dei bianchi del suo paese. Sotto sotto Pistorius rimane per molti il campione "buono", tanto che c'è stata soddisfazione quando gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, anche in forza del suo handicap.
La storia di Reeva e di Oscar non è però soltanto una vicenda privata, un fatto di cronaca isolato. Il 2 febbraio era morta vicino a Città del Capo, una ragazza nera di solo 17 anni, Anene Booysen, stuprata e uccisa da una banda di cui faceva parte anche il suo ex-fidanzato. Ho già ricordato il numero delle donne uccise, mentre gli stupri nell'ultimo anno in Sudafrica sono stati 64.500. Negli ultimi vent'anni il tasso di omicidi "normali" è sceso in Sudafrica del 50%, ma quello degli stupri e delle violenza sessuali è rimasto invariato. Non è cambiata la situazione con la fine dell'apartheid: che siano bianchi o neri, i maschi abusano delle loro donne. Il 40% degli uomini sudafricani ha picchiato la propria compagna e un uomo su quattro ha stuprato una donna. Chiaramente il problema in quel paese - e non solo lì - sono i maschi. Ho preso questi dati da un articolo di The Observer, tradotto e pubblicato nell'ultimo numero di Internazionale. L'articolo analizza anche le caratteristiche peculiari di quel paese che hanno portato a questi spaventosi livelli di violenza:

[...] una cultura in cui vige la legge del più forte, profonde disuguaglianze economiche che fanno sentire gli uomini più deboli, disparità di rapporti tra i sessi, lacune nell'educazizone dei figli - in particolare dei maschi, abbandonati a loro stessi - e un alto tasso di disoccupazione maschile.
Certamente c'è anche una specificità di quel paese, che ha vissuto in maniera molto veloce un passaggio epocale - per molti versi positivo e da tutti auspicato - ma che non poteva non lasciare conseguenze psicologiche profonde in quel popolo. Ma mi preoccupa molto che le cause citate siano ormai elementi profondi della nostra società, che sconta sempre più una crisi, economica e sociale. E di questa crisi, ancora una volta, corrono il rischio di pagare il prezzo più alto le donne. L'articolo cita anche il caso di un importante politico di quel paese accusato di maltrattamenti verso la ex-moglie; queste accuse non stanno però mettendo a rischio la sua carriera politica. Anche questa è una pericolosa - e preoccupante - analogia con la situazione italiana.
Anene e Reeva sono due donne molto diverse, una è nera e una è bianca, una è povera e una è ricca - di una c'è soltanto la foto del documento d'identità, mentre dell'altra ci sono centinaia di foto - eppure le loro storie sono diventate drammaticamente simili; le loro storie raccontano molto di quello che sta diventando anche la nostra società. Quando pensiamo al modo di uscire dalla crisi credo dovremmo partire anche da qui, dalla necessità di questo cambio di prospettiva. 

2 commenti:

  1. Anch'io da sempre sostengo che il problema è come aiutare e migliorare l'educazione dei maschi al superamento del sessismo e dal considerare la donna un essere inferiore. Ma non mi stupisco più di tanto perchè è una cultura che ci portiamo sulle spalle grazie anche alla Bibbia, nella quale, sicuramente, la figura della donna in quanto essere umano non è rispettata tantomeno esaltata. Monica. BELLISSIMO IL POST, l'ho condiviso in twitter

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