Permesso, sost. m.
La buona educazione è una cosa importante e infatti le nostre mamme ci hanno insegnato che quando si sta per entrare in un posto bisogna sempre dire "con permesso". Oggettivamente c'è una discreta ipocrisia in questa forma di galateo: in genere lo diciamo quando già stiamo entrando, in modo da non dare il tempo a chi sta dentro di negarci questa licenza.
In sostanza facciamo finta che ci venga dato un permesso che effettivamente non chiediamo e che con tutta probabilità ci verrebbe negato, se quello potesse davvero dire quello che pensa. Comunque sia, grazie a questo piccolo espediente, ci è consentito di entrare in una casa, in un ufficio, in una bottega, sperando di essere i benvenuti.
Fin qui ho esaminato il permesso per entrare, vediamo ora come funziona l’uscita.
In genere non abbiamo bisogno di una particolare concessione per uscire, anzi il malcapitato che ci ospita il più delle volte è ben lieto di lasciarci andare per la nostra strada. Naturalmente buona creanza vuole che salutiamo sempre, quando usciamo.
In alcuni casi invece è necessaria una speciale licenza per poter uscire da un determinato posto. Se non siamo artigiani o lavoratori in proprio genericamente intesi - o meglio, se non siamo finti lavoratori a progetto, finte partita Iva e così via - per uscire prima dal lavoro abbiamo bisogno del permesso del nostro capo, spesso scritto e firmato. A volte tale permesso ci vien fatto penare; tanto più se siamo finti lavoratori autonomi.
Per essere dimessi dall’ospedale abbiamo bisogno del permesso del medico; questo in genere non è difficile da avere, anzi, vista la cronica carenza di posti letto e la necessità di risparmiare sulla spesa sanitaria, è più che probabile che il permesso ci venga dato anche prima del tempo.
Anche per uscire dal carcere è necessario un permesso. In queste settimane abbiamo saputo che in alcuni casi è più facile averlo; ad esempio aiuta avere il numero telefonico del ministro della giustizia e aver precedentemente assunto il figlio dello stesso ministro oppure serve essere un pluriomicida con una certa propensione alle evasioni. Si tratta oggettivamente di cose non proprio facilissime, non alla portata di tutti. Quindi fa bene Berlusconi a non voler entrare in galera: così non deve porsi il problema di come uscirne.
postilla seria
Il fatto che da almeno vent’anni il principale protagonista della politica italiana sia un delinquente, plurindagato e alla fine condannato con sentenza passata in giudicato, non ha contribuito a ragionare con serenità sul funzionamento della giustizia.
La riforma della giustizia è stata usata da parte del plurindagato e dei suoi accoliti come un’arma contro i magistrati che lo stavano indagando e di conseguenza non appena in questi vent’anni qualcuno ha osato criticare il lavoro dei magistrati, anche legittimamente, è stato immediatamente additato come sostenitore del Caimano. Così, visto che il tema è rimasto compresso tra le due opposte partigianerie, non se n’è mai parlato seriamente.
Adesso è ora di uscire da questa morsa.
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