Liquidazione, sost. f.
Questa è una parola che nel linguaggio giuridico e commerciale ha assunto diversi significati, pur partendo dallo stesso valore semantico, ossia il senso di sciogliere - l'etimologia è infatti quella dell'aggettivo latino liquidus - nel senso figurato di chiudersi, risolvere. Nella cronaca di questi giorni possiamo trovare questa parola usata in diverse accezioni.
Vediamo il primo, quello di cui si parla di più. Renzi è come l'amore: qualcosa dà, qualcosa toglie. Toglie a tutti l'art. 18 e dà a qualcuno il Tfr in busta paga. Ovviamente c'è il trucco - come ha fatto quando ci ha dato gli 80 euro - perché la liquidazione è già del lavoratore; sono soldi che al lavoratore sarebbero comunque arrivati, una volta interrotto il rapporto di lavoro, e per di più indicizzati e sottoposti a una tassazione più favorevole. In pratica Renzi si imbuca alla nostra festa di compleanno, ci distrae con le sue chiacchiere, prende dal mobile del salotto un vaso prezioso e, con un'incredibile faccia tosta, ce lo regala. E in più si mangia metà delle patatine che avevamo comprato per la festa.
Al di là di tutti gli aspetti tecnici per cui è doveroso criticare questa proposta - prima di tutto il fatto che toglierà denaro alle piccole imprese, che quei soldi li stavano già usando, magari per creare lavoro - c'è questa curiosa contraddizione: Renzi che si riempie la bocca della parola futuro, che abusa della retorica sulla speranza, toglie alle persone che lavorano una cosa che ha da sempre garantito il loro futuro e quello delle loro famiglie.
Naturalmente so bene che la situazione è molto diversa da quella di qualche anno fa - quando il Tfr lo chiamavamo ancora buonuscita - negli anni in cui le persone avevano un lavoro che durava per molto tempo e sapevano che alla fine della loro vita lavorativa avrebbero avuto a disposizione un po' di soldi o per rendere più tranquilla la propria vecchiaia o per aiutare i propri figli. Adesso spesso un lavoratore passa da un impiego all'altro, non ha più queste sicurezze sul futuro, ma almeno sa che il Tfr gli verrà corrisposto, anche perché viene garantito dall'Inps, quando ci si imbatte in datori di lavoro furbastri che usano i soldi dei lavoratori per farsi gli affari loro. Adesso togliamo anche questa certezza. Renzi, al di là della sua tronfia retorica, preferisce sollecitare la parte peggiore del paese: ti dò qualcosa, poco e subito, e ti dico di spenderlo adesso - di doman non c'è certezza - e per il futuro, se non hai avuto la capacità di tenere qualcosa da parte, arrangiati. Non si costruisce nulla così, si lascia dietro di sé povertà ed egoismo sociale.
La liquidazione - e questo è il secondo significato d'attualità - è anche la svendita di merci a prezzo inferiore a quello normalmente praticato. In una liquidazione spesso si possono fare buoni affari perché si possono acquistare degli articoli a un prezzo scontatissimo. Naturalmente bisogna anche stare attenti: a volte ti rifilano delle vere e proprie fregature. Per esempio nell'ultima direzione del Pd abbiamo assistito alla liquidazione della cosiddetta minoranza del partito, che ha chiuso per fallimento. In questo modo Renzi ha potuto acquistare, spendendo assai poco - un piccolo emandamento - i giovani turchi di Orfini e il triste Speranza (a proposito, come si chiamano quelli della corrente di Speranza? speranzani? speranzosi? chissà). Sono venuti via per poco, ma valgono anche poco: non credo che Renzi abbia fatto un buon affare.
Infine la liquidazione è l'atto finale di un fallimento, quando si sistemano i
rapporti patrimoniali e si chiudono i conti, in genere svendendo i beni. Ecco questo è quello sta succedendo alla Grecia. Per chi fa affari questo è un momento davvero propizio in quel paese. In Grecia tutto è in vendita: trentotto aereoporti, dodici porti - compreso il Pireo -, la compagnia elettrica, quella del gas, le ferrovie, le poste, l’Hellenic Petroleum, la lotteria di stato, quattro centri termali, 700 km di autostrade, un centinaio di porti turistici e centinaia di ettari in prossimità di spiagge magnifiche. E nel monopoli organizzato dalla Troika con i beni dei cittadini greci pare che i prezzi siano particolarmente vantaggiosi. L'emiro del Qatar si è comprato
l'arcipelago delle Echinadi - vicino a Itaca - per poco più di 8
milioni.
I tecnici del Fondo monetario internazionale, che hanno
l'incarico di spiegare ai loro colleghi greci come si fa a "valorizzare"
il patrimonio pubblico, hanno insistito affinché gli scavi
archeologici, le foreste e tutti gli altri beni
naturali e demaniali fossero inventariati, per il momento con un valore
simbolico.
Tutti escludono che si possa vendere il Partenone. Per ora. Anche
perché prima dei ruderi ci sono cose su cui si può guadagnare, da
subito. Pare anche che il governo greco non possa vendere le società che gestiscono il servizio idrico ad Atene e a Salonicco, perché il Consiglio di stato di quel paese ha detto - pensate che assurrdità - che l'acqua non può essere venduta.
Forse noi italiani
dovremmo cominciare a fare attenzione: appena si accorgeranno che anche
noi potremmo avere qualcosa di bello da vendere, si faranno vivi. E immaginate che resistenza troveranno in Renzi.
La Grecia è già fallita. Il sospetto - ma gli indizi
sono ormai tanti da diventare una prova - è che si aspetti a dichiarare
il fallimento, perché prima i grandi investitori internazionali vogliono
comprarsi, a prezzi stracciati, le infrastrutture, le società pubbliche
e i beni comuni, che possono essere valorizzati. Ovviamente con la complicità del governo greco di larghe intese e dell'Europa.
Naturalmente dire che il debito è illegale e quindi rifiutarsi di
pagarlo sarebbe come dire che il re è nudo ed è considerato un atto da
terroristi, da sovversivi, da pazzi anarchici. E Orfini ha spiegato in direzione che gli anarchici gli stanno sulle palle, fin dagli anni del liceo. A parte il fatto che a me sta sulle palle Orfini e quindi il sentimento è almeno reciproco, aspettiamo pure, mentre questi ci liquideranno.
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