domenica 17 giugno 2018

Verba volant (535): topo...

Topo, sost. m.

A leggere le cronache di questi giorni pare che Parigi sia invasa dai topi: sembra che ce ne siano due per ogni cristiano - o musulmano o ateo o come volete indicare voi i cosi con due gambe. Visti i rapporti non proprio idillici che intercorrono in questo momento tra noi e i cugini d'Oltralpe, qualche giornale italiano è anche soddisfatto di poter enfatizzare questo problema della Ville Lumèrie: d'altra parte cosa potremmo aspettarci da un popolo che non conosce il bidet.
I topi a Parigi - come in ogni altra città europea - ci sono sempre stati, basta leggere I miserabili di Victor Hugo dove questi animali sono onnipresenti. La Parigi raccontata dal grande romanziere dell'Ottocento è naturalmente ben diversa da quella dei nostri anni: c'è l'elettricità, l'acqua corrente in tutte le case, un moderno sistema di raccolta dei rifiuti. Ci sono ancora i miserabili, anche se si preferisce tenerli lontani dal centro della città. Eppure i topi ci sono ancora. Curiosamente proprio il progresso sta in qualche modo favorendo il proliferare di questi animali. I cambiamenti climatici provocano a Parigi inverni miti e piovosi: se non viene troppo freddo i topi possono riprodursi di più, anche quattro volte in un anno, e se, a seguito delle forti piogge, cresce il livello della Senna, questi roditori devono lasciare le rive del fiume per colonizzare le strade cittadine. E topo è etimologicamente un derivato della talpa, ossia un animale che vive sottoterra, scavando: ma visto che noi uomini abbiamo scavato il "ventre" di Parigi per costruire la metropolitana e per metterci tutte le condotte di cui abbiamo bisogno, abbiamo facilitato, e di molto, il lavoro ai topi. Inoltre il turismo di massa alimenta la popolazione topesca. Sono graziosi i ristorantini e i caffè lungo la Senna, ma producono rifiuti, e i topi amano i rifiuti. I turisti che mangiano in città, seduti in un parco o all'ombra di un albero, è facile che lascino in giro altri rifiuti, e i topi ringraziano. I ratti si chiamano così etimologicamente proprio perché rubano con destrezza quello che qualcun altro lascia incustodito. In una società in cui ci spingono a creare sempre più rifiuti, dobbiamo accettare di convivere con i topi.
Naturalmente le autorità stanno facendo di tutto per combattere i topi. C'è anche un sito costantemente aggiornato dalle segnalazioni dei cittadini.
Molti secoli fa i cittadini di Hamelin, visto che la loro città era invasa dai topi, decisero di affidarsi a un uomo che aveva promesso di attirare gli animali grazie al suono del suo piffero magico. Curiosamente sorcio, un altro dei nomi che gli uomini danno ai topi, ha la stessa radice etimologica che troviamo nel verbo greco syrizein, che significa suonare e che ritroviamo in sirena. Forse il pifferario magico era egli stesso un topo. Immaginatevi la gioia dei cittadini di Hamelin quando videro i topi uscire dalle loro tane e seguire quello stravagante pifferaio; ma quando questi ritornò in città per riscuotere quanto pattuito, i "bravi" cittadini decisero di non pagarlo. Mentre erano tutti a messa - perché i "bravi" cittadini vanno sempre a messa - il pifferaio riprese a suonare, ma questa volta le sue note attirarono i bambini di Hamelin che furono condotti fuori dalla città e sparirono per sempre.
Non credo che le autorità francesi commetteranno lo stesso errore dei cittadini di Hamelin, ma dovremo fare tutti attenzione. Anche a noi può succedere di incontrare qualcuno che ci promette di risolvere tutti i nostri problemi, di liberarci per sempre dai topi, o dagli stranieri, o dai poveri, e siamo disposti a tutto pur che cominci a suonare il suo piffero magico, senza renderci conto che tutto questo avrà un prezzo, drammaticamente alto, di cui diventeremo consapevoli solo quando ormai sarà troppo tardi. E' una storia che conosciamo bene, eppure è qualcosa che sembra siamo destinati a rivivere, commettendo lo stesso fatale errore.
Forse dovremmo imparare a convivere con i topi, che non saremo mai capaci di cacciare dalle nostre città, perché si tratta anche delle loro città. Magari dovremmo imparare a produrre meno rifiuti, a non gettare via cibo che può ancora essere mangiato, a non sprecare. E poi dovremmo imparare ad avere più cura dell'ambiente, in modo che d'inverno torni a essere molto freddo, anche se questo può arrecare qualche disagio anche a noi, che pretendiamo di vivere in un mondo senza stagioni, in cui non sia mai molto caldo o molto freddo E soprattutto dovremmo lottare per una società in cui non ci siano più i miserabili, dentro e fuori le città. E infine dovremmo imparare a non fidarci dei pifferai magici.

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