Nel Lazio, dove sarebbe servito un colpo d'ala - dopo la triste storia di Marrazzo - il centrosinistra è riuscito effettivamente a trovare una candidata di valore, in grado di ribaltare un risultato che sembrava già scritto, ma la soluzione è venuta da fuori, mentre il Pd annaspava. In Umbria si sta andando alla conta tra Lorenzetti e Agostini, un'esponente della maggioranza e uno della minoranza, in un non previsto "terzo tempo" di un congresso, che è stato molto lungo, ma che con ogni evidenza non si è ancora del tutto concluso. In Veneto, dove il centrosinistra perderà, sarebbe comunque necessario trovare un candidato o una candidata per preparare l'opposizione, se non vogliamo rischiare di consegnare una regione così importante alla destra in eterno, come abbiamo già fatto in Lombardia; eppure il candidato del centrosinistra non c'è ancora. In Emilia-Romagna, dove il centrosinistra vincerà, la decisione di ricandidare un bravo presidente (che pure ha già fatto due mandati) è stata dettata più dalla necessità di mantenere un equilibrio tra le anime, più o meno palesi, del partito piuttosto che da una riflessione sul futuro incerto della regione. Nel sud assistiamo purtroppo all'affermarsi del potere di interdizione e di veto di troppi capi locali: Loiero è ancora del Pd? Emiliano che partita sta giocando in Puglia? E Bassolino? Senza dimenticare che in Sicilia - dove per fortuna non si vota - una parte del Pd sta cercando un accordo con Lombardo. Come ho già detto in un'altra "considerazione" (quella dedicata a Baarìa) ho grande rispetto delle compagne e dei compagni che hanno fatto (e fanno) politica nel Mezzogiorno con impegno e onestà e mi rendo conto che, vista la forza che in quelle regioni ha la criminalità, è ben più difficile farlo lì che qui in Emilia-Romagna; eppure bisogna denunciare che sta prevalendo nel centrosinistra di quelle regioni un modo di fare politica basato sulle clientele, attento ai rapporti e agli equilibri di potere, a volte colluso con le varie mafie: è quello che abbiamo combattuto per anni e che ora ci sta inghiottendo.
Mi rendo conto di essere pessimista e naturalmente spero di sbagliarmi.
I partiti appaiono totalmente assorbiti dalla scelta dei candidati per le prossime elezioni regionali. Al centro del dibattito campeggia da mesi il tema delle riforme istituzionali [...]. Se le due agende - quella degli italiani e quella della politica - non si incontrano e a milioni di cittadini giunge l'immagine di una politica che discute più di sé che dell'Italia, la distanza tra Paese e istituzioni crescerà e si diffonderà ancor di più un sentimento di estraneità.Condivido queste parole che ho tratto da un bell'articolo che Piero Fassino ha scritto per il "Corriere della sera" di qualche giorno fa, riferendosi anche al partito di cui è un esponente nazionale. E' sempre più faticoso aspettare che cambi qualcosa.
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