Era là, parola per parola,
la poesia che prese il posto di un monte.
Egli ne respirava l’ossigeno,
perfino quando il libro stava rivoltato nella polvere del tavolo.
Gli ricordava come avesse avuto bisogno
di un luogo da raggiungere nella sua direzione,
come egli avesse ricomposto i pini,
spostando le rocce e trovato un sentiero fra le nuvole,
per giungere al punto d’osservazione giusto,
dove egli sarebbe stato completo di una completezza inspiegata:
la roccia esatta dove le di lui inesattezze
scoprissero, alla fine, la vista che erano andate guadagnando,
dove egli potesse coricarsi e, fissando in basso il mare,
riconoscere la sua unica e solitaria casa.
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