Mentre il nostro Presidente del Consiglio si trova in Israele, accolto con tutti gli onori del caso, credo sia giusto raccontare una piccola storia di ordinaria stupidità di guerra, che si sta svolgendo a pochi chilometri da lì.
A Khan Younis, nella striscia di Gaza, l'Agenzia dell'Onu per il sostegno ai profughi palestinesi aveva avviato la costruzione di un complesso di edilizia sociale: 151 alloggi da destinare a famiglie le cui case sono state distrutte dalla guerra e che vivono in baracche, senza elettricità e acqua corrente. Dal giugno 2007 quelle case sono uno scheletro: mancano le porte, le finestre, le tubature, gli allacciamenti elettrici, in una parola tutta la sistemazione interna. Questi lavori potevano essere completati da mesi; le risorse finanziarie c'erano - e ci sono ancora - ma non ci sono i materiali, perché le autorità israeliane hanno deciso il blocco, appunto dalla metà del 2007, di tutti i materiali edili da destinare a questo e ad altri 25 progetti dell'Onu per la realizzazione di case, scuole, ospedali. I funzionari del ministero della difesa israeliano si giustificano con il timore che questi materiali possano essere utilizzati da Hamas a scopi militari, per la costruzione di bunker e di sistemi di difesa.
E' una storia che pare di ordinaria burocrazia militarista, eppure rappresenta il dramma di due popoli, costretti a combattersi, ed è la metafora di qualcosa di ben più drammatico. Le prime vittime di questa stupidità sono quelle 151 famiglie che si vedono negare giorno dopo giorno la possibilità di avere una casa normale. Ma le vittime finiscono per essere tutti i palestinesi e tutti gli israeliani. Fatalmente la povertà finisce per alimentare risentimento e odio verso Israele: sarà sempre più facile per gli uomini di Hamas reclutare nuovi combattenti tra quei disperati, in un circolo vizioso per cui violenza genera violenza. Queste 151 case non basterebbero da sole a fermare la violenza, ma sarebbero un passo importante.
Chissà se il Presidente del Consiglio nella sue estemporanea proposta di allargare i confini dell'Unione europea, si è ricordato di un'altra proposta, fatta alla fine degli anni ottanta, dal Gruppo interparlamentare per la pace, fondato da Raniero La Valle e validamente sostenuto dai radicali: far entrare nella Cee - allora si chiamava così - insieme Israele e Palestina. Probabilmente no, quella proposta era davvero troppo coraggiosa e infatti fu rapidamente dimenticata; purtroppo.
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