venerdì 26 marzo 2010

Considerazioni libere (92): a proposito di debiti...

Voglio tornare a parlare della Repubblica Democratica del Congo. I lettori più fedeli ricordano certamente la vicenda della diga Grand Inga, di cui mi sono occupato nella "considerazione" nr. 83 (invito chi non l'avesse letta a farlo: si tratta di una storia molto "istruttiva").
Il 25 gennaio scorso il governo di Kinshasa ha emanato il bilancio statale per il 2010: ammonta a circa 6,2 miliardi di dollari, ossia 77 volte inferiore a quello della Francia, per una popolazione più o meno equivalente. Di fatto il bilancio prevede unicamente il pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici, senza alcun intervento in campo sociale; 430 milioni sono destinati al rimborso del debito estero. Il governo congolese infatti continua a pagare gli arretrati dei debiti contratti dal dittatore Mobutu, con la complicità dei creditori occidentali, per la realizzazione di grandi opere - come le due dighe ora ferme di cui ho parlato nell'altra "considerazione" - e per aiuti finiti nelle tasche nel dittatore e del suo partito. Nel diritto internazionale questo debito si definisce "odioso" e il governo congolese potrebbe rifiutarsi di pagare questa somma così ingente, destinandola magari alla spesa sociale. Non può farlo perché i paesi creditori, sia direttamente sia attraverso istituzioni come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, continuano a controllare di fatto il governo del paese. L'aiuto internazionale rappresenta il 46,3% delle entrate complessive dello stato e di fatto questa catena non riesce a essere spezzata.
Per continuare a ricevere questi aiuti il governo di Kinshasa deve accettare di essere messo di fatto sotto tutela, con l'impegno a seguire quanto prescritto da un accordo che si chiama Documento strategico di crescita e di riduzione della povertà. Questo documento prevede che il governo congolese migliori "il clima degli affari", il che significa fare leggi affinché le multinazionali possano continuare a fare affari, senza alcun vincolo di carattere sociale o ambientale e godendo di una tassazione agevolata. Di fatto questo fa sì che dimuniscano le entrate legate alle imposte e che vengano svendute le risorse naturali e i settori strategici dell'economia.
Uno degli indicatori per misurare il "clima degli affari" è la facilità con un'azienda può licenziare i propri lavoratori. La Banca mondiale presenta ogni anno un rapporto, intitolato "Doing business", in cui gli stati sono classificati secondo questi parametri: meno vincoli ci sono ai licenziamenti più si sale in classifica. Ad esempio nel rapporto del 2009 il Ruanda ha raggiunto un'alta posizione in classifica perché è stata approvata una legge che permette alle imprese di fare ristrutturazioni senza consultare né i lavoratori né il locale ispettorato del lavoro. Nella Repubblica Democratica del Congo la Banca mondiale è intervenuta nei licenziamenti dei 10.655 lavoratori della Gecamines, un'azienda pubblica nella regione mineraria del Katanga. A fronte di una situazione di crisi, per cui i lavoratori non erano pagati da mesi, tra il 2003 e il 2004 il governo ha deciso di chiudere l'azienda e di licenziare tutti i lavoratori. I lavoratori chiedevano complessivamente dei risarcimenti per 240 milioni di euro, mentre la Gecamines ne proponeva 120. Dal momento che il governo congolese non aveva però queste risorse, si è rivolto alla Banca mondiale, che ha accettato di accollarsi la spesa, imponendo però una modalità di calcolo dei risarcimenti che viola sia la legislazione congolese che le norme dettate dall'Organizzazione internazionale del lavoro: i funzionari della Banca mondiale hanno calcolato che i risarcimenti dovevano ammontare al massimo a 43 milioni di euro. A tutt'oggi questi risarcimenti, seppur miseri, non sono stati ancora pagati e la vicenda si sta trascinando, senza che il governo congolese possa chiedere alla Banca mondiale il rispetto degli accordi, dal momento che i funzionari della Banca continuano a tenere saldamente nelle loro mani i cordoni della borsa.
Anche alla fine di questa "considerazione" mi sembra abbastanza ovvio capire chi ci sta guadagnando e chi ci sta rimettendo.

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