venerdì 18 giugno 2010

da "Il racconto dell'isola sconosciuta" di Josè Saramago


Voglio parlare con il re, disse l’uomo.
Aveva atteso per tre giorni che il re si presentasse alla porta delle petizioni per rivolgergli una domanda: datemi una barca. Tre giorni, con calma e in silenzio, ben sapendo che il re non avrebbe potuto resistere alla tentazione di sapere che cosa mai quell’uomo alla porta delle petizioni volesse. Tutti chiedevano qualcosa, come un titolo o del denaro, mentre l’uomo chiedeva semplicemente di parlare con lui. E il re non era certo tipo da perdere tempo con la porta delle petizioni: lui stava sempre a quella degli ossequi, da quando aveva la corona sulla testa era quello il suo posto; però, se quell’uomo che vuole parlare con me non la smette di aspettare e non vuole andarsene, il popolo si accalca alla porta delle petizioni, perché si possono fare richieste soltanto uno per volta. E se tutti si ammassassero lì nessuno più verrebbe alla porta degli ossequi, dove è giusto che il mio popolo stia: devo parlare con quell’uomo, devo sapere che cosa vuole, si disse il re.
E invece di delegare la faccenda, come sempre accadeva, al primo segretario che poi la passava al secondo e poi lui al terzo, e questi al primo assistente, poi al secondo, poi al terzo, passando di persona in persona fino alla donna delle pulizie che stava alla porta delle petizioni, il re si diresse senza indugio a quella dannata porta per risolvere la faccenda una volta per tutte.
Datemi una barca, rispose l’uomo. E voi, a che scopo volete una barca? Per andare alla ricerca dell’isola sconosciuta. Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più: sono tutte sulle carte. Sulle carte ci sono solo le isole conosciute. E qual è quest’isola sconosciuta di cui volete andare in cerca? Se ve lo potessi dire allora non sarebbe sconosciuta, rispose l’uomo.
[...]
L’uomo non riusciva a dormire. Pensava alla donna, voleva raggiungerla. Poi sognò. Era un sogno strano. Era su una barca grandissima, piena di marinai, di donne, di animali, lui era al timone, e la nave navigava su di un mare bellissimo. Cercava con lo sguardo la donna delle pulizie, ma non la vedeva: si ricordò che alla fine lei non era partita: addio, me ne vado, voi non avete occhi che per l’isola sconosciuta, aveva detto. Poi venne la pioggia, poi cessò, comparve un’isola, eccola, no, quella è un’isola conosciuta. Vogliamo scendere, gridarono i marinai. Una volta rimasto solo, l’uomo che ora aveva un barca lasciò il timone e scese sul ponte. Vide un’ombra accanto alla sua. Si svegliò. Accanto a sé c’era la donna delle pulizie. Erano abbracciati, i loro corpi confusi.
Dopo il sorgere del sole, l’uomo e la donna dipinsero a prua a lettere bianche il nome della barca.
Verso mezzogiorno, l’Isola Sconosciuta prese il mare.
Alla ricerca di se stessa.

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