Mi sembra utile far conoscere ai miei sparuti lettori - che sempre caldamente ringrazio per la loro attenzione e la loro benevolenza - alcuni dati che Carla Moreni ha illustrato in un suo interessante articolo apparso sull'inserto culturale de Il Sole 24 ore di domenica scorsa.
Da alcuni anni il 65% del pubblico del Rossini Opera Festival - che si tiene a fine estate a Pesaro da 31 anni - è fatto di stranieri. Sempre al Rof dei 120 giornalisti accreditati, 70 sono stranieri, da tutte le parti del mondo.
Gli organizzatori del Festival Verdi di Parma hanno destinato quattromila biglietti, circa un quarto del totale, a operatori turistici stranieri: sono già stati tutti venduti attraverso pacchetti turistici che prevedono soggiorni brevi nel nostro paese. Si calcola che l'indotto generato da questi visitatori sia di circa 12 milioni di euro, per un festival che costa la metà.
Si tratta evidentemente di appuntamenti importanti, con interpreti e allestimenti di grande livello, e non si può pensare di ripetere esperienze come queste in tutto il nostro paese, eppure questi numeri ci dovrebbero far riflettere sulle grandi potenzialità di questo settore del nostro panorama culturale. So bene che ci sono in giro per l'Italia enti lirici che sprecano risorse da decenni, so bene che in troppi casi gli orchestrali godono di privilegi e di rendite di posizione francamente ingiustificabili, eppure la soluzione non può essere quella proposta dal ministro Bondi - e di tanti altri suoi predecessori e, temo, successori - di tagliare in maniera indiscriminata le risorse da destinare al teatro musicale italiano. La soluzione non può neppure essere di lasciare tutto come è adesso - come sperano in troppi, che in questi anni ci hanno guadagnato, al di là dei loro meriti - pena la fine di tante esperienze importanti e di una tradizione importante, che è profondamente italiana.
Dire che la cultura può essere una delle principali risorse del nostro paese è stato detto così tante volte da suonare fin banale: il problema è che nessuno ci crede davvero. Dovrebbe essere un caposaldo del programma di governo di qualsiasi forza politica, ma invece...
Lo scorso autunno, fuori dala Galleria Nazionale d'Arte Moderna, a Villa Borghese, una giornalista mi ha chiesto perché, secondo me, quella Galleria era così poco frequentata da italiani nonostante l'altissimo livello. La mia risposta fu che l'arte - tutta - non è un bene di consumo quindi non interessa che pochissimi. E, ci piaccia o no, è lo specchio della nuova classe politica. Piuttosto inquietante.
RispondiElimina